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Terapia Alzheimer: terapie non farmacologiche e psicosociali

Attualmente non esiste una cura per l'Alzheimer, ma esistono terapie farmacologiche efficaci che possono migliorare la qualità della vita dei pazienti. La comunicazione con il malato è essenziale per garantire un supporto adeguato lungo tutto il decorso della malattia. È importante, infatti, sottolineare che anche se non c'è una cura definitiva, ci sono sempre modi per valorizzare le residue risorse cognitive e funzionali, contribuendo a mantenere un livello di benessere accettabile per il paziente. In sintesi, la terapia farmacologica può essere solo una parte della strategia di cura dell'Alzheimer, mentre la comunicazione e la valorizzazione delle risorse residue sono altrettanto importanti.

I nostri Centri predisposti alla cura dell'Alzheimer e delle malattia neurodegenerative puntano proprio a questo: a offrire un'assistenza integrale alla persona e alla sua Famiglia.

In questo articolo, grazie al supporto del Dottor Piero Secreto, Direttore di Struttura Complessa al Presidio Ospedaliero Riabilitativo Beata Vergine Della Consolata approfondiremo:

- Le terapie non farmacologiche per l’Alzheimer

- Terapie Alzheimer: cosa sono le terapie psicosociali 

- Terapie psicosociali: a chi sono rivolte e perché?

- L'efficacia degli interventi ambientali e comportamentali nella terapia di Alzheimer

- L’impegno dell’Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli per la terapia dell'Alzheimer 

 

 

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Le terapie non farmacologiche per l’Alzheimer

Come anticipato, all'interno della terapia dell'Alzheimer si possono sfruttare delle terapie non farmacologiche. Ma di cosa si tratta?

Con questo termine si indicano tutte quelle azioni complementari alla terapia farmacologia dell'Alzheimer che si declinano attraverso gesti, comportamenti e l'ambiente. Il loro scopo è quello di migliorare la qualità della vita del paziente rendendo più lievi i sintomi.

Le principali terapie non farmacologiche sono le seguenti.

  • Doll Therapy: l'uso di una bambola come strumento terapeutico. Attraverso questo oggetto, i pazienti possono sviluppare un senso di sicurezza e cura nella loro quotidianità.
  • Pet Therapy: la compagna di animali. Mediante sull'interazione tra animali e i pazienti è possibile migliorare il loro benessere emotivo, sociale e comportamentale.
  • Terapia occupazionale: lo svolgimento in azioni pratiche e routinarie. Il paziente ha il compito di svolgere alcune semplici attività volte a ripristinare le facoltà cognitive.
  • Sensory Room: l'uso di frequenze sonore per ridurre i disturbi del comportamento. Le onde sonore hanno il vantaggio di creare un vero e proprio “effetto di risonanza” che stimola le terminazioni nervose dei pazienti.
  • Musicoterapia: l'uso della musica come strumento per ridurre i disturbi del comportamento. Grazie alle melodie è possibile stimolare le funzioni cognitive, fisiche e affettive dell'anziano affetto da demenza
Un'ulteriore terapia non farmacologica per l'Alzheimer è la terapia psicosociale: continua a leggere!

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Terapie Alzheimer: cosa sono le terapie psicosociali 

Le terapie psicosociali rappresentano un'importante forma di riabilitazione cognitiva per le persone affette da demenza lieve/moderata, compresa la malattia di Alzheimer. Queste terapie si concentrano sul mantenimento e il potenziamento delle abilità cognitive residue, aiutando i pazienti a mantenere la massima autonomia possibile nel proprio ambiente.

«Le terapie psicosociali - osserva il Dottor Secreto - non sono terapie alternative della demenza: sono strumenti di cura da attivare in prima battuta indipendentemente dalle terapie farmacologiche ed hanno come obiettivo il mantenimento della funzionalità con rallentamento dell’impatto della malattia, incentivando la capacità del soggetto a mantenere il ruolo e l’autonomia massima possibile nel proprio ambiente agevolando il miglior adattamento possibile». 

Infatti, nonostante l’impossibilità del completo recupero di funzioni cognitive già danneggiate, il potenziamento della riserva cognitiva, il miglioramento dello stato generale, dell’autonomia e dell’adattamento ambientale hanno come risultato il rallentamento della malattia e il miglioramento della qualità di vita

 

Terapie psicosociali: a chi sono rivolte e perché?

Le terapie psicosociali vengono nelle persone con demenza utilizzate per il miglioramento dei disturbi cognitivi, del tono dell’umore e dello stato funzionale, del benessere fisico e psicologico, nel controllo dei disturbi comportamentali.

La forte influenza della rete sociale nel benessere del paziente con demenza e dei caregiver fanno sì che interventi di inclusione sociale possono determinare ritardo di istituzionalizzazione e miglioramento dell’ansia e della depressione del paziente, con benessere psicologico e miglioramento della qualità di vita anche del caregiver.

Gli interventi terapeutici sono più efficaci quando sono “adattati”, “personalizzati” e “costruiti su misura” (tailor made interventions) ai bisogni pratici della persona con demenza e dei loro caregiver, rispetto agli interventi standardizzati. 

Le terapie psicosociali più utilizzate sono:

  • il training cognitivo (individuale, di gruppo, con software computerizzato);
  • la stimolazione cognitiva (gruppo o sessioni individuali);
  • la ROT;
  • la terapia della Reminiscenza (gruppo o sessioni individuali);
  • la terapia della Validazione;
  • il massaggio (therapeutic touch);
  • il rilassamento muscolare e l’esercizio fisico (cammino o ginnastica);
  • interventi multipli per il malato e il caregiver (counseling, gruppi di auto/mutuo aiuto, supporto psicologico...).

Tali attività, se significative, piacevoli e congrue alle abilità preservate, sono anche efficaci nella prevenzione e nel contenimento dell’agitazione e dell'aggressività, se di grado lieve-moderato. 

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L'efficacia degli interventi ambientali e comportamentali nella terapia di Alzheimer

Nella demenza, gli interventi ambientali e comportamentali, anche associati alla terapia farmacologica, sono essenziali. «La strutturazione di routine giornaliera costante, l’eliminazione di fonti di stress ambientale, la rassicurazione e il coinvolgimento sociale del paziente, la promozione di attività piacevoli e appropriate al livello di declino cognitivo sono i caposaldi della gestione del paziente con demenza» sottolinea il Dott. Piero Secreto.

«Infatti, anche nelle fasi più avanzate della malattia resiste una dimensione affettiva di legame con l’ambiente con una capacità di riconoscimento non razionale ancora significativa per l’individuo. Lo sforzo dedicato al miglioramento dell’ambiente di vita delle persone affette da demenza, sebbene non incida probabilmente sulla durata della malattia, certamente migliora la qualità della vita dei pazienti e delle famiglie e rappresenta a tutt’oggi uno dei pochi risultati realmente terapeutici ottenibili nella demenza» continua. 

La limitata efficacia delle terapie farmacologiche e la plasticità del cervello umano sono le ragioni più importanti del crescente interesse per le terapie non farmacologiche o psicosociali nella demenza di Alzheimer e nelle altre forme dementigene. 

 

L’impegno dell’Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli per la terapia dell'Alzheimer 

«Il gruppo rappresenta un aspetto fondamentale della riabilitazione - precisa il Dott. Secreto - stimola un maggiore potenziale creativo, una maggiore capacità di tollerare lo sforzo con possibilità di trovare negli altri una fonte di sostegno psicologico e motivazionale e la possibilità di sviluppare senso di appartenenza, di attivare forme di apprendimento informale e incrementare la consapevolezza delle proprie possibilità».

L'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio è un Centro cardine a livello italiano per la ricerca scientifica destinata alla cura e alla terapia dell'Alzheimer.

 

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