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Il privilegio di essere infermieri: le testimonianze di Elisa e Stefania

La grandezza dell’essere infermieri, l'utilità e la libertà di svolgere questa professione sta nell'essere consapevoli che anche nelle situazioni più difficili, c'è sempre quella sensibilità emotiva che permette di migliorarsi continuamente e di trattare un paziente da essere umano.

A condividere con noi le loro storie professionali e le testimonianze dell’emergenza Coronavirus sono Elisa e Stefania, che da molto tempo sono Collaboratrici dell’Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli San Giovanni di Dio. 

Se vuoi raccontare la tua esperienza con la Provincia Lombardo Veneta, anche in maniera anonima, scrivici e saremo felici di ascoltarti.

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Una professione al servizio del malato: l'esperienza di Elisa

Elisa, coordinatrice infermieristica Sono Elisa Rebosio, nata a Milano nel ‘73, e da qualche anno vivo a Erba. Ho iniziato la mia carriera professionale nel 1996 all’Ospedale Generale Classificato Sacra Famiglia dell’Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio nell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia e nel 2000 ne sono diventata la coordinatrice infermieristica.

Dal 2003 ad oggi, invece, svolgo la mia attività di coordinatore nell’UO di Cardiologia. Dal 2018 sono consigliere nel Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Regionale Infermieri Lombardia, affiliata a CNAI (Consociazione Nazionale Associazioni Infermieristiche).

La scelta di percorrere questa strada è stata facile perché sono figlia d’arte: la mia mamma è un’infermiera e mi ha sempre parlato del suo lavoro in modo positivo e, anche quando è andata in pensione, aveva lo stesso entusiasmo di quando aveva iniziato.

Secondo me, essere infermiere non è una missione, ma una professione che deve essere svolta con dedizione, competenza e continuo aggiornamento delle proprie conoscenze per offrire un’assistenza basata sulle migliori evidenze scientifiche, dove assumono un’importanza particolare le skill non tecniche.

Penso che in questo momento non è cambiato il nostro modo di essere infermieri, è cambiato il contesto: noi abbiamo continuato a fornire un’assistenza adeguata alle esigenze delle singole persone. La sfida più grande per me, nel ruolo di coordinatore infermieristico, è stata organizzare l’attività assistenziale e la logistica di un reparto nuovo in poco tempo, con due gruppi di infermieri e personale di supporto provenienti da due realtà differenti.

Il punto di forza è sicuramente stato il gruppo di lavoro che mi ha supportato nelle scelte organizzative. Il personale ha saputo fronteggiare la situazione con la competenza che contraddistingue i professionisti: hanno frequentato corsi FAD sull’argomento, hanno imparato le procedure di vestizione e svestizione che in poco tempo sono diventate degli automatismi e, con la tranquillità che deriva dalla conoscenza, hanno saputo svolgere il proprio lavoro nel miglior modo possibile.

Le difficoltà in questo periodo sono state molteplici, eppure rimane un ricordo positivo dell’esperienza professionale vissuta. In modo particolare, è stata straordinaria la collaborazione tra tutto il personale ospedaliero, che ha stravolto totalmente le proprie abitudini lavorative e unito le forze per garantire un livello assistenziale elevato.

Se devo pensare ad un’immagine che più mi è rimasta impressa sono i volti, o meglio l’espressione degli occhi degli infermieri - perché il volto è coperto dalla mascherina - che passato il primo momento di turbamento hanno riiniziato a sorridere.

Ricordo la commozione di tutti alla dimissione del primo paziente guarito, la gioia nell’accompagnarlo all’uscita dell’ospedale dove ad attenderlo c’era la figlia, una situazione normale in tempi no Covid, ma che in questo momento assumeva un significato particolare.

A chi vuole scegliere di intraprendere questa strada e diventare infermiere, direi solo: “Fallo, perché è il lavoro più bello. Io rifarei questa scelta”.

Elisa Rebosio

 

La storia di Stefania e la costante attenzione per i suoi pazienti

Sono Brunetti Stefania, nata a Milano nel '71, e vivo a Cassina de’ Pecchi.

Diplomata in perito turistico con breve esperienza lavorativa nel settore spedizioni, nel 1998 ho preso il diploma universitario in Scienze Infermieristiche. Ho lavorato poi per tre anni in Chirurgia presso l’ospedale San Raffaele.
 
Nel 2001 mi sono avvicinata alla psichiatria del Centro Sant’Ambrogio a Cernusco sul Naviglio ed incuriosita inizio l’esperienza di cura alla persona con disagio psichico. Ancora oggi, lavoro presso la Struttura come infermiera, e al contempo nel 2011 ho conseguito il Master in Management del Coordinamento Infermieristico presso l’Università di Tor Vergata.
 
Per molti ed anche per me, essere infermiere non è una missione, ma prima di tutto una professione. Alterno momenti di grande passione ad attimi di - non nego a volte - anche attimi di frustrazione.
 
Da quando c'è questa emergenza, la sensazione di responsabilità verso i pazienti è aumentata. Personalmente, ho evitato di entrare in contatto con il mondo al di fuori del mio posto di lavoro e di casa e a lavoro c'è più attenzione alle procedure di igiene e si cerca in tutti i modi di rispondere ai complessi bisogni dei pazienti.
 
La difficoltà maggiore di questi due mesi è stata tenere a bada la paura, ampliando le conoscenze e condividendo informazioni. Il mio punto di forza, invece, è stato quello di essere riuscita in questo compito ed aver portato questo contributo all’interno dell’équipe e con i pazienti.
 
Questa mattina dopo il turno di ieri pomeriggio ero di riposo, ma un pensiero è andato ai miei pazienti. Pensavo a come hanno trascorso il pomeriggio di ieri. A quello che mi hanno detto e chiesto. In particolare, sulla data in cui si potrà uscire. Hanno voglia delle loro piccole ma importanti libertà. Vorrebbero andare a comperare dei pantaloncini corti. Vorrebbero mangiare una pizza al loro gusto preferito.

Noi operatori proviamo anche ad aiutarli con piccoli acquisti di beni di prima necessità ed, anche se non fossero di prima, hanno la stessa dignità.
Manca la bellezza. Le giornate sono uguali e senza stimoli, nutrimento di bellezza. Ho voglia di portarli fuori. Una passeggiata. Un museo. Una vacanza anche per loro. 
 
Tra i momenti più belli che ricordo di questo periodo molto difficile è sicuramente la tenerezza di un padre, che porta un pacco al figlio che però non può vedere, e i volti dei pazienti che portano la mascherina.
 
Un consiglio ad un giovane collega? Ribellarsi al "Si è sempre fatto così"

Brunetti Stefania

 

Competenza, empatia e professionalità: i Collaboratori dell'Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli

Essere infermiere significa non solo tutelare la salute dei cittadini, ma essere un punto di riferimento per i professionisti, nostri Collaboratori, per le persone fragili e bisognose di cure e per i loro familiari. Competenza, empatia, comprensione, disponibilità: sono alcune delle qualità che caratterizzano questa professione, che va oltre il ruolo che ricopre e che mette al primo posto il paziente e il suo bagaglio di bisogni, sempre.

Come Elisa e Stefania, che ci hanno raccontato la loro esperienza in una delle nostre Strutture più colpite dall’epidemia Covid-19, la nostra intera équipe sanitaria ha dimostrato passione e dedizione per il proprio lavoro, per cui il nostro Ordine è immensamente grato e riconoscente.  

 

Se sei anche tu un Collaboratore dell'Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio e vuoi condividere la tua storia, clicca il bottone in basso e scrivici. Pubblicheremo la tua esperienza con la Provincia Lombardo Veneta, anche in forma anonima.

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