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Intervento di protesi d'anca: l'approccio chirurgico dell'Ospedale Sacra Famiglia di Erba

20 ottobre 2020

Nel trattamento della coxartrosi l’intervento di protesi d’anca rappresenta la soluzione definitiva: attualmente nella chirurgia ortopedica sono principalmente proposti due approcci – quello tradizionale e quello mininvasivo – che si differenziano per alcune fondamentali caratteristiche.

Non sono però le uniche tecniche a disposizione: l’Ospedale Sacra Famiglia di Erba utilizza nel suo reparto un altro approccio, che non corrisponde a nessuno dei precedenti, ma presenta dei significativi vantaggi sia durante l’intervento sia nella fase di riabilitazione. Ce ne parla nel dettaglio il Dott. Pier Angelo Catalano, Direttore del reparto di Ortopedia e Traumatologia. 

 

Protesi dell’anca: quando ricorrere all'intervento e a chi è rivolto

Ricorrere all’intervento di protesi dell’anca per curare la coxartrosi grave non è una decisione facile da prendere. Tuttavia, negli ultimi anni la chirurgia protesica ha compiuto passi evolutivi straordinari: gli impianti protesici sono infatti sempre più all’avanguardia, capaci di durare nel tempo ed essere perfettamente integrati al corpo del paziente.

Le soluzioni chirurgiche rappresentano oggi una più che valida risposta a questa patologia. Qual è quindi il momento più opportuno per ricorrere all’intervento di protesi d’anca? A determinare questa scelta è in primo luogo la sintomatologia e il livello di limitazione funzionale che l’artrosi d'anca comporta nel paziente. Nel caso, ad esempio, di una persona molto attiva questo livello sarà percepito come più alto, in quanto saranno molte di più le attività quotidiane che non può più svolgere.

L’intervento di chirurgia protesica viene proposto al paziente quando i trattamenti di natura conservativa non sono più efficaci oppure non hanno avuto alcun risultato. Generalmente l’intervento di artroprotesi dell’anca è destinato al paziente anziano, con una fascia d’età dai 65 anni in su, la cui articolazione ha subito un processo degenerativo, che viene detto appunto artrosico. Tuttavia, esistono dei casi in cui si interviene su soggetti più giovani a causa di artrosi post-traumatica o di deformità congenite.

Se vuoi approfondire, leggi "Dolore all'anca: la guida completa alla coxartrosi"

 

 

Chirurgia protesica tradizionale e mininvasiva: due approcci a confronto

L’intervento di artroprotesi d’anca prevede la sostituzione dell’articolazione danneggiata con un impianto protesico. Generalmente sono due gli approcci chirurgici che vengono utilizzati per questa tipologia di operazione: tradizionale e mininvasivo. Ma quali sono le principali differenze?

Intervento di protesi d’anca tradizionale

Nell’intervento di artroprotesi tradizionale l’articolazione dell’anca viene raggiunta tramite tre tipologie di accessi, ovvero: antero-laterale, postero-laterale o laterale. Il vantaggio di questo primo approccio è legato alla maggiore visibilità ed esposizione dell’articolazione durante l’operazione chirurgica.

Intervento di protesi d’anca mininvasivo

L'intervento di protesi d'anca mininvasivo viene invece effettuato utilizzando la via d'accesso anteriore (longitudinale oppure inguinale). Lavorando sul piano intermuscolare e internervoso, permette rispetto all’approccio tradizionale una migliore conservazione dei tessuti (es. tendini, muscoli, vasi e nervi), comportando così una diminuzione nei tempi di recupero e riabilitazione e una cicatrice post-operatoria meno evidente. Questo approccio chirurgico prevede però una maggiore attenzione e prudenza, in quanto il campo “visivo” di esecuzione è ridotto.

 

Ospedale Sacra Famiglia di Erba: un approccio chirurgico innovativo

Chirurgia protesica Ospedale di Erba

Seppur le due tipologie di intervento elencate siano le più conosciute, esiste in realtà un terzo approccio: il reparto di Ortopedia dell’Ospedale Sacra Famiglia di Erba ha infatti sviluppato un’ulteriore tecnica chirurgica per il trattamento della coxartrosi grave.

In che cosa consiste? Questo approccio all’intervento di artroprotesi dell’anca non corrisponde a quelli precedentemente trattati, ma allo stesso tempo presenta vantaggi comuni alla tecnica tradizionale e a quella mininvasiva.

Nel dettaglio, questo terzo approccio chirurgico prevedere il sacrificio momentaneo di una parte del tendine del medio gluteo in modo da arrivare molto più facilmente all'articolazione: ciò viene fatto attraverso una via d’accesso ridotta nella sua estensione, ma comunque tradizionale, ovvero quella antero-laterale.

Rispetto alla tecnica mininvasiva quest’ultima permette di avere un’ottima visibilità dell’intera area dell’articolazione e ciò permette di ripristinare un’anatomia esattamente uguale a quella precedente all’intervento. Il tendine viene dunque reinserito, utilizzando una tecnica che è molto simile ad una tenorrafia, ovvero alla sutura “two sides” di un tendine lacerato, in modo da ripristinare l’anatomia ideale.

La durata di un intervento di questo tipo è intorno ad un'ora e prevede diverse fasi, ecco le principali:

  • incisione della sezione della fascia sottostante;
  • mobilizzazione del tendine del medio gluteo;
  • accesso all'articolazione;
  • capsulotomia con la lussazione dell'anca;
  • fresatura del cotile;
  • posizionamento dei diversi componenti protesici.

Questo approccio chirurgico permette al paziente operato di riprendere la propria attività con buoni risultati clinici e senza la ricomparsa del dolore.

Se stai valutando di sottoporti ad un intervento di artroprotesi d'anca e desideri sapere come preparati al meglio, clicca il bottone in basso e scarica la nostra Guida Pratica per pazienti!

Guida Pratica: prepararsi all'intervento di artroprotesi dell'anca

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