Abbiamo intervistato il Dottor Marco Mariano, Direttore dell'Ospedale San Raffaele Arcangelo di Venezia, per saperne di più sulle attività dei nostri Hospice Fatebenefratelli. Continua a leggere.
Le Cure Palliative sono le conseguenze dirette del movimento degli Hospice e l'Hospice trova la sua radice primaria nelle Istituzioni Cristiane che furono organizzate proprio per ospitare i viaggiatori. Infatti, la parola "hospice" deriva dal nome latino hospitium (hospes), ovvero ospite.
Fino ad oggi il concetto di Ospitalità e Assistenza è integrale a quello dell'ospizio. Sin dai tempi medievali gli ospizi fornivano i loro servizi non solo ai viaggiatori, ma anche ai poveri, ai malati e ai morenti. L'OMS, nel 1990, ha definito la Cura Palliativa come "la cura integrata ed attiva dei pazienti la cui malattia non risponde più al sistema curativo".
In accordo a questa definizione, lo scopo delle Cure Palliative deve essere la migliore qualità possibile di Vita del paziente e della sua famiglia. Così, sono di primaria importanza il controllo dei sintomi e l'attenzione per il paziente nel suo complesso, nelle sue dimensioni psicologiche, sociali e spirituali. Le caratteristiche principali delle Cure Palliative sono:Ma cos'è quindi un Hospice?
L'Hospice, attualmente, viene considerato la Struttura Sanitaria che si prende cura del paziente oncologico terminale.
Esistono dei criteri di accoglimento che sono:
Si attiva quando un paziente oncologico viene considerato terminale, cioè quando non viene più considerato idoneo al trattamento oncologico attivo.
Il medico di reparto compila una richiesta di ricovero in Hospice che viene inviata al Responsabile del Servizio di Cure Palliative; tale domanda viene inserita in una "lista di attesa" ove esiste una graduatoria che deve essere rispettato in base alla "cronologia" cioè in base all'ordine di arrivo delle domande.
Di fatto, le Cure Palliative possono essere erogate in qualsiasi ambiente che sia adeguatamente preparato ad affrontare il Paziente Terminale, in particolare negli Hospice e nel Sistema di cure che rappresenta l'Assistenza Palliativa Domiciliare (cure palliative a domicilio). Più in generale si può dire che le Cure Palliative possono essere erogate in qualsiasi ambiente ove esistano i seguenti elementi.
L’Hospice casa “San Giovanni di Dio” dell'Ospedale San Raffaele Arcangelo dispone di 8 posti letto e accoglie Pazienti per i quali non sono più disponibili cure specifiche volte a guarire o a prolungare la sopravvivenza, che hanno una prognosi infausta e che sono portatori di complessa sofferenza fino al "dolore totale".
Le cure palliative si propongono di migliorare la qualità della vita dei Malati e delle loro Famiglie (che si trovano a dover affrontare le problematiche associate a malattie inguaribili), attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicosociale e spirituale.
Viene garantita un'assistenza specialistica 24 su 24, in un ambiente caldo ed accogliente in cui ogni Ammalato può personalizzare la stanza con oggetti della sua Vita, senza rinunciare ai presidi medici altamente tecnologici e godendo della riservatezza di un ambiente "domestico" composto da uno spazio per poter far "soggiornare" il proprio familiare e da una cucina attrezzata dove è possibile cucinare le pietanze.
Presso la Struttura opera un equipe multi-specialistica composta da un Medico Palliativista, due psicologhe, infermieri, Operatori Socio Sanitari - con formazione ed esperienza nel campo delle cure palliative - oltre alla costante e preziosa presenza dei Religiosi e Religiose ed alla presenza dei volontari dell'AVAPO che forniscono sostegno ed aiuto al Paziente e ai Familiari.
"Uno degli obiettivi che perseguiamo quotidianamente è quello di Assistere la persona conferendo “qualità alla vita” affermando la dignità e il rispetto dell’essere umano in una fase estremamente delicata della propria esistenza" afferma il Dottor Mariano.
"Durante la permanenza del Paziente riteniamo fondamentale non solo la sua cura, ma anche il rapporto con il nucleo familiare che deve essere un rapporto di sostegno, di vicinanza - nel rispetto delle modalità differenti che possono essere manifestate di accettazione della sofferenza del proprio caro - e di condivisione della realtà clinica del Paziente e della sua inguaribilità" conclude così il Direttore.
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