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Il Frate e il Califfo

Scritto da Uta Onlus | 10 settembre 2025

Dove le fedi si incontrano: la storia del frate e del califfo

Questo articolo è il quinto capitolo della lunga intervista a fra Fiorenzo Priuli, cuore pulsante dell’Ospedale Saint Jean de Dieu di Tanguiéta.
Un capitolo speciale, perché racconta una storia che va oltre la medicina e tocca una dimensione più profonda: quella dell’incontro tra fedi.

Quando il dialogo interreligioso diventa cura

Ci sono amicizie che nascono per caso, altre che sembrano scritte per ricordarci ciò che spesso dimentichiamo: non esiste cura senza relazione, e nessuna relazione è impossibile quando c’è rispetto.

Quella tra fra Fiorenzo Priuli e il califfo Moussa Aboubakar Hassoumi appartiene a quest’ultima categoria.
Un frate cattolico e un leader spirituale sufi; due tradizioni diverse, ma un solo intento: prendersi cura dei più poveri.

Tutto comincia quasi trent’anni fa, con un malato arrivato da Kiota, in Niger. Viene curato, guarisce, torna dal suo marabutto e racconta ciò che ha vissuto a Tanguiéta.
Da quel giorno, ogni paziente che parte da Kiota verso l’ospedale porta una lettera personale: poche righe, un affido, e sempre la stessa promessa — ti ricorderemo nella preghiera del venerdì.

Un gesto semplice, che diventa il primo mattone di un ponte interreligioso che esiste ancora oggi.

 

Cristiani e musulmani, la stessa direzione: la dignità della persona

Fra Fiorenzo vive a Tanguiéta da oltre quarant’anni. Il suo ospedale è un avamposto umano prima ancora che medico:
un luogo dove ciò che conta è la persona, non l’appartenenza religiosa o il reddito.

Il califfo Moussa Aboubakar Hassoumi guida una delle più importanti comunità sufi dell’Africa occidentale, custode di una tradizione che ha fatto del dialogo il suo fondamento.

A unirli non è solo la stima reciproca. È la convinzione che la salute non può essere un privilegio.
Che servire chi soffre è un atto spirituale, indipendente dal credo.

Per questo, negli anni, il califfo ha inviato centinaia di malati a Tanguiéta.
Per questo, fra Fiorenzo li accoglie uno per uno, sempre con lo stesso sorriso.

 

Una visita indimenticabile

Fra Fiorenzo ricorda bene l’unica volta in cui andò a trovare il califfo di Kiota. Si presentò con discrezione.
Trovò un’accoglienza che non avrebbe mai immaginato: migliaia di persone, radunate per salutarlo.

«Erano tutti i miei pazienti», sorride ancora oggi.

Non era un gesto politico. Era gratitudine. Era affetto.
Era la prova vivente che le fedi, quando sono autentiche, avvicinano. Non dividono.

 

Un pellegrinaggio diverso dagli altri

Kiota è un luogo di pellegrinaggio spirituale per i membri della Tijaniyya.
Tanguiéta, per molti di loro, è diventata un’altra tappa fondamentale: quella della cura.

«Siamo tutti discepoli di Florent!», dicono i pazienti del Niger.

Discepoli non nel senso religioso, ma umano: testimoni di un’amicizia che ha attraversato frontiere geografiche, culturali e spirituali.

In un’epoca segnata da tensioni e fondamentalismi, questa storia ricorda qualcosa di essenziale:
quando la fede è al servizio della vita, genera pace.

 

 

Guarda la quinta puntata dell'intervista a Fra Fiorenzo 

 

 

UTA sostiene Tanguiéta perché crede in questo: unire, non dividere

Sostenere l’ospedale significa sostenere una visione:
quella di un luogo dove cristiani e musulmani lavorano insieme, ogni giorno, per restituire dignità e salute a chi ha meno di tutti.

Se vuoi essere parte di questa storia — reale, concreta, necessaria — puoi farlo anche tu.

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