Un giornalista, dopo aver attraversato centinaia di chilometri di pista rossa nel nord del Benin, ha definito il reparto di pediatria ortopedica dell’ospedale di Tanguiéta “la corte dei miracoli”.
Un nome che, a chi non ha mai messo piede lì dentro, può sembrare un’esagerazione poetica.
Ma basta entrare una volta sola, tra le stanze piene di bambini con le gambe fasciate e gli occhi pieni di vita, per capire che non c’è nulla di più preciso.
Perché in quel luogo sospeso tra polvere e silenzio, i miracoli avvengono davvero: piccoli corpi che fino a ieri non sapevano camminare, un giorno si alzano, muovono un passo, poi un altro — e il mondo ricomincia.
Il Saint-Jean-de-Dieu di Tanguiéta non è un ospedale come gli altri. È una promessa mantenuta ogni giorno da quasi mezzo secolo.
Qui arrivano pazienti da tutto il Sahel: Niger, Nigeria, Burkina Faso, Togo.
Arrivano stremati, portati a braccia, su camion, su motociclette. E qui, nel cuore di un territorio senza acqua corrente né elettricità stabile, trovano la possibilità di ricominciare.
Nel reparto di pediatria ortopedica, ogni letto racconta una storia di dolore e di coraggio.
Ci sono bambini nati con malformazioni, vittime di incidenti o di infezioni mai curate.
Ragazzi che la povertà o la distanza da un ospedale avevano condannato all’immobilità.
Eppure, grazie al lavoro instancabile di medici, fisioterapisti e infermieri locali, quelle gambe fragili tornano a muoversi, quelle schiene si raddrizzano, e il sorriso si allarga a ogni passo conquistato.
A guidare questo luogo unico è Fra Fiorenzo, frate dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, che il 9 novembre ha compiuto 79 anni.
Da oltre quarant’anni è l’anima e il motore di Tanguiéta: non un benefattore venuto da lontano, ma un uomo che ha costruito, giorno dopo giorno, un modello di ospedale fondato su un principio semplice e rivoluzionario — la fiducia nelle persone del posto.
Il suo sogno non è stato solo curare, ma formare: medici, infermieri, tecnici, tutto il personale è africano. Così, Tanguiéta è diventata una scuola di vita e di dignità, un presidio di salute sostenibile e condiviso.
Chi passa di lì vede il miracolo più grande: non le stampelle o le bende, ma i sorrisi.
Bambini che non avevano mai conosciuto il proprio corpo in movimento che escono dall’ospedale camminando da soli, tra le lacrime delle madri e gli applausi dei dottori.
Un gesto semplice, un passo dopo l’altro, che in quelle terre vale più di mille parole: è la vittoria della speranza sulla rassegnazione.
L’ospedale Saint-Jean-de-Dieu è una dimostrazione concreta che la solidarietà, quando è fatta di competenza, rispetto e collaborazione, non crea dipendenza ma libertà.
E Tanguiéta continua, giorno dopo giorno, a dimostrare che la medicina più potente non si somministra per via endovenosa, ma si trasmette attraverso le mani, gli sguardi e la fiducia.
UTA Onlus sostiene luoghi come questo perché crede che la cura non sia solo guarigione, ma trasformazione.
Perché dove un bambino torna a camminare, cammina anche il futuro di un intero Paese.