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Il ruolo dell'infermiere nelle comunità psichiatriche: evoluzione, formazione, identità professionale e valori

Scritto da Fatebenefratelli | 14 maggio 2025

Il 7 maggio 2025, nell’auditorium del nostro Centro Sant’Ambrogio di Cernusco sul Naviglio, si è tenuto un convegno promosso dal nostro Ordine dedicato a un tema di forte rilevanza: la centralità dell’infermiere nelle comunità di riabilitazione psichiatrica. L’evento ha coinvolto professionisti della salute, formatori, studenti e religiosi, in un dialogo ricco e trasversale che ha intrecciato saperi clinici, esperienze educative e valori spirituali.

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L'infermiere nelle comunità psichiatriche: un ruolo in evoluzione

Nel corso della giornata si è delineato un quadro articolato e profondamente attuale del ruolo infermieristico in ambito psichiatrico, grazie anche ai contributi del Direttore Sanitario, dott. G. M. Giobbio, della Dott.ssa E. Novelli e della Dott.ssa M. Bresciani.

Il Dott. Giobbio ha tracciato l’evoluzione storica e normativa delle comunità psichiatriche, sottolineando come oggi il profilo dell’utenza sia radicalmente cambiato, con l’ingresso di pazienti sempre più giovani e complessi. Ha evidenziato l’importanza dell’infermiere come figura di riferimento continuo, capace di raccogliere e restituire la quotidianità dell’ospite in un contesto in costante trasformazione. La Dott.ssa Novelli ha descritto la rete dei servizi psichiatrici territoriali, offrendo uno sguardo lucido sulla crescente complessità clinica e sociale dell’utenza e ribadendo la centralità dell’infermiere nella costruzione di percorsi personalizzati e integrati. La Dott.ssa Bresciani ha portato la voce diretta del lavoro in équipe nelle comunità, mettendo in luce l’importanza della collaborazione tra professionisti diversi, del confronto continuo e della cura della relazione come cuore dell’intervento terapeutico.

 

Formazione e identità professionale: costruire competenze attraverso l’esperienza

In questo scenario, l’infermiere di comunità assume un ruolo strategico, non più confinato all’ambito sanitario in senso stretto, ma protagonista di percorsi riabilitativi che mettono al centro la persona nella sua interezza. La gestione quotidiana del rapporto con l’ospite, la capacità di ascolto e mediazione, l’interazione con i familiari e il supporto all’équipe sono solo alcune delle dimensioni che delineano una professione in costante trasformazione.

Ampio spazio è stato dedicato anche alla formazione. L’università e i centri formativi sono chiamati a ridefinire approcci e contenuti, valorizzando i contesti comunitari come ambienti di apprendimento privilegiati. Il tirocinio, inteso come esperienza viva e immersiva, rappresenta una risorsa fondamentale per costruire competenze ma anche per maturare un’identità professionale solida, fondata sulla responsabilità e sull’etica del prendersi cura. In questa prospettiva si sono inseriti con particolare efficacia gli interventi del Dott. E. Galli (Direttore della Didattica Professionalizzante, Università Vita-Salute San Raffaele) e della Dott.ssa C. Marcone (Tutor didattico UniSR), che hanno messo in luce l’urgenza di un approccio formativo integrato, radicato nella pratica e capace di restituire centralità alla relazione tra studenti, pazienti e équipe.

Particolarmente significativo è stato l’intervento della Presidente FNOPI, la Dott.ssa Barbara Mangiacavalli, che ha toccato con lucidità e passione i temi più urgenti della professione infermieristica. La sua riflessione ha saputo offrire una visione ampia e coraggiosa, ribadendo che "il futuro dell’infermieristica non può prescindere dalla sua capacità di incidere nei processi decisionali, formativi e culturali del sistema sanitario". Ha inoltre sottolineato l’importanza della presenza infermieristica nei luoghi della fragilità, in grado di coniugare competenza clinica e prossimità relazionale, e ha evidenziato come le comunità psichiatriche rappresentino oggi "uno dei luoghi più fertili per ridefinire l’identità stessa della nostra professione".

Mangiacavalli ha anche lanciato un allarme che ha risuonato forte nel contesto del convegno: in Italia mancano oltre 65.000 infermieri, una cifra che non tiene conto delle necessità delle strutture extra-SSN e che rischia di compromettere la sostenibilità del sistema sanitario. La carenza strutturale è aggravata da una scarsa attrattività della professione per i giovani, frenata da fattori come la competitività dell’offerta universitaria, condizioni lavorative faticose e burocrazie ancora troppo pervasive. Per questo, ha invocato un cambio di paradigma e proposto la nomina di un commissario ad hoc, dotato di poteri straordinari, per affrontare l’emergenza e rilanciare la professione attraverso nuovi modelli organizzativi, una valorizzazione delle competenze specialistiche e una maggiore integrazione tra pubblico e privato.

 

Lavorare nelle comunità: esperienze, contesti e valori dell'Ordine Ospedaliero

Attraverso la presentazione di esperienze provenienti da diverse comunità del Centro Sant'Ambrogio - tra cui le Comunità Protette ad Alta assistenza (CPA), le Comunità Riabilitative ad Alta assistenza (CRA), le Comunità Protette a Media assistenza (CPM) e le Comunità per Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) - è emersa l’importanza di un’infermieristica capace di adattarsi alle specificità di ogni contesto, mantenendo al tempo stesso un alto livello di coerenza nei valori di riferimento. Al centro, sempre, la dignità della persona e la costruzione quotidiana di una relazione terapeutica fondata su rispetto, continuità e responsabilità condivisa.

Il convegno ha rappresentato anche un’occasione per ribadire l’importanza del carisma Fatebenefratelli come cornice ispiratrice di dell'agire assistenziale. Fra Gian Carlo Lapic, Segretario Provinciale, ha ricordato come San Giovanni di Dio, fondatore dell'Ordine, visse sulla propria pelle l'esperienza della malattia mentale e trasformò quella sofferenza in un modello di cura basato sull'accoglienza ospitale, sulla dignità della persona e su un’assistenza integrale, capace di unire sapienza e umanità. Ha sottolineato come ancora oggi, in oltre 50 Paesi del mondo, l’Ordine porti avanti questo stile assistenziale, centrato su valori quali l'Ospitalità, la Qualità, il Rispetto, la Responsabilità e la Spiritualità; valori emersi come bussola etica e operativa dell’agire infermieristico, in grado di dare senso e direzione anche nei contesti più difficili.

Anche Fra Massimo Villa, Superiore Provinciale, ha voluto condividere con i presenti una riflessione sulla dimensione trasformativa della professione infermieristica: una professione che richiede tecnica, certo, ma soprattutto cuore. Ha invitato i più giovani, e in particolare i tirocinanti presenti in sala, a riconoscere nella relazione con l’altro non solo un gesto professionale, ma un’occasione di crescita personale. Perché, ha detto, "non si tratta solo di umanizzare le tecniche, ma di umanizzarci come persone che curano".



L’evento si è concluso con una riflessione collettiva sul futuro della professione infermieristica in psichiatria: un futuro che interpella la formazione, le istituzioni sanitarie, la comunità scientifica e quella religiosa. Una sfida che chiama in causa il coraggio di innovare, ma anche la fedeltà a una visione dell’assistenza come atto profondamente umano.

In definitiva, la giornata ha lasciato un messaggio chiaro: la centralità dell’infermiere non si misura solo nelle competenze, ma nella capacità di essere presenza viva e generativa nei luoghi della fragilità. Una figura professionale che, nel solco tracciato da San Giovanni di Dio, continua a incarnare un modo autentico di prendersi cura dell’altro.

 

Un ringraziamento sentito va a tutti i relatori che hanno preso parte al convegno e a chi ha reso possibile questa giornata, in particolare al moderatore Giovanni Cervellera e a Gabriele Ferro, Responsabile dell'Ufficio Infermieristico e promotore dell’iniziativa.