In occasione della celebrazione della Solennità di San Raffaele Arcangelo, patrono dell'omonima Struttura di Venezia, si è svolto un importante momento per la Sanità territoriale: l'inaugurazione dell'Ospedale di Comunità.
Tra fratellanza e convivialità l'evento ha visto la partecipazione, non solo dell'intero personale sanitario, ma della Comunità Religiosa, presieduta dal Superiore Provinciale, Fra Massimo Villa.
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“L’Ospedale di Comunità è un nuovo tassello molto importante nella Sanità territoriale”, aggiunge il Dott. Mariano, Direttore della Struttura di Venezia, “Si tratta di un’offerta rivolta a quei pazienti che, a seguito di un episodio acuto o per la riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica che sono potenzialmente erogabili a domicilio”.
“Tuttavia, trovano una risposta temporanea (4-6 settimane) in tali strutture, in mancanza di idoneità del domicilio stesso (inidoneità strutturale e familiare), o in quanto necessitano di assistenza e sorveglianza infermieristica continuativa non erogabile a domicilio per motivi di natura clinica o sociale”.
L’Ospedale di Comunità necessita di spazi e di una organizzazione dedicata e continuativa h24: è stato previsto infatti un Coordinatore Infermieristico, personale infermieristico ed assistenziale, la figura del Case Manager, che coordina il percorso del paziente dall’ammissione fino alla dimissione), fisioterapisti ed assistente sociale.
“L’Ospedale di Comunità” – ha aggiunto Mariano – “è una struttura nuova nel panorama nazionale, perché solo a gennaio 2020 è stata sancita l’intesa in sede di conferenza stato-regioni che ha definito i requisiti minimi strutturali, tecnici ed organizzativi per l’autorizzazione degli Ospedali di Comunità”.
“La realizzazione di ulteriori 381 Ospedali di Comunità è infatti un obiettivo contenuto nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) di Mario Draghi, che destina 7 miliardi di risorse aggiuntive alla Sanità, di cui 1 miliardo destinato al rafforzamento di questa unità di offerta”.
“Queste strutture” – conclude il Direttore – “rappresentano un segnale importante di civiltà, essendo l’anello di congiunzione tra il ricovero in reparti per acuti ed il ritorno a casa: viene data così una risposta tangibile e significativa alle necessità delle famiglie e delle persone sole che dovrebbero affrontare grossi problemi nel tornare a domicilio”.
La giornata, particolarmente densa e gioiosa, si è conclusa con un momento conviviale e di fraternità, organizzato dalla Comunità Religiosa.
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