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Il Presidio Ospedaliero Riabilitativo Beata Vergine della Consolata di San Maurizio Canavese è un punto di riferimento per l’assistenza agli anziani, in particolare per i disturbi neurocognitivi. L’U.O. Alzheimer e altre Demenze, guiadata dal Dott. Piero Secreto, prende in carico pazienti fragili, spesso con disturbi comportamentali (agitazione, insonnia, aggressività), che necessitano di interventi riabilitativi intensivi e integrati.
Il Centro per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD) del Presidio effettua ogni anno oltre 4.700 visite (di cui circa un quarto prime visite), mentre il Day Hospital riabilitativo organizza percorsi di riattivazione cognitiva e riabilitazione motoria per persone con deterioramento lieve-moderato. Ogni progetto è personalizzato con l’obiettivo di stabilizzare i sintomi, ridurre le riacutizzazioni, sostenere la famiglia e prevenire istituzionalizzazioni improprie.
Il Presidio è inoltre capofila regionale per il Piano triennale – Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, con una linea progettuale dedicata alla sperimentazione e diffusione dei trattamenti psico-educazionali, cognitivi e psicosociali su base scientifica: un investimento concreto sulle terapie non farmacologiche e sulla loro standardizzazione territoriale.
Il dott. Piero Secreto, direttore della Struttura Complessa “Riabilitazione Alzheimer e altre Demenze” del Presidio, è componente del Tavolo nazionale permanente sulle Demenze e del gruppo tecnico-scientifico che ha curato la recente Linea Guida italiana Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment (MCI) dell’Istituto Superiore di Sanità. Il Tavolo, istituito nell’ambito del Piano Nazionale Demenze (PND) e avviato nel 2014, coordina azioni e indirizzi per migliorare diagnosi, trattamenti, rete dei servizi e sostegno ai caregiver, in coerenza con le strategie OMS.
Il messaggio che il dott. Secreto porta avanti da anni è chiaro: le demenze non sono “incurabili”. Anche in presenza di Malattia di Alzheimer o altre forme di decadimento cognitivo, esistono percorsi terapeutici e riabilitativi – farmacologici e non farmacologici – in grado di stabilizzare i sintomi, rallentare il declino funzionale, migliorare la qualità di vita e alleggerire il carico delle famiglie.
Fondamentale, in questo processo, è una presa in carico tempestiva, continuativa e integrata tra ospedale, territorio e domicilio. Le famiglie chiedono di non essere lasciate sole: la partecipazione attiva di caregiver formati e supportati è una raccomandazione forte delle Linee Guida italiane e della NICE.
Accanto ai servizi ospedalieri, il Presidio ha attivato un servizio pubblico di assistenza domiciliare per persone con demenza, pensato come continuità ospedale-territorio dopo il ricovero o su invio del Medico di Medicina Generale. In base ai bisogni, un team multiprofessionale – composto da medico specialista, infermieri, OSS, fisioterapisti, logopedisti, psicologi – adatta la terapia, riattiva abilità residue, forma i caregiver e suggerisce adeguamenti dell’ambiente domestico.
Il progetto, sostenuto dalla Fondazione San Secondo di Torino, assiste ogni anno 30–40 famiglie, con l’obiettivo di evitare istituzionalizzazioni improprie e mantenere la vita al domicilio il più a lungo possibile.
Perché parlare di demenza il 1° ottobre? Perché l’invecchiamento demografico rende il declino cognitivo una sfida cruciale per la salute pubblica. Nel mondo, le persone con demenza sono oltre 55 milioni e si prevede che diventeranno 139 milioni nel 2050. Una nuova diagnosi si verifica ogni 3 secondi. L’OMS stima 57 milioni di casi nel 2021 e quasi 10 milioni di nuovi casi ogni anno.
In Italia, l’Osservatorio Demenze (ISS) stima circa 1,1–1,2 milioni di persone con demenza e 900 mila con disturbo neurocognitivo minore (MCI). Considerando anche i caregiver, il fenomeno riguarda direttamente o indirettamente oltre il 10% della popolazione.
Nel maggio 2025, l’OMS ha prorogato al 2031 il Global Action Plan on the Public Health Response to Dementia, segnalando la necessità di consolidare le politiche di prevenzione e cura.
L’aumento della vita media e il progressivo invecchiamento della popolazione richiedono un vero aggiornamento culturale. Non possiamo continuare a pensare all’anziano come sinonimo di fragilità o inutilità: occorre combattere stereotipi che riducono la vecchiaia a un problema, dimenticandone il valore. Dal punto di vista clinico, essere affetti da una malattia cronica o da demenza non significa essere incurabili. La geriatria non mira a una guarigione impossibile, ma a preservare l’autonomia, prevenire le complicanze e migliorare la qualità della vita.
Un ruolo chiave è affidato alla geragogia, l’educazione all’invecchiamento, che deve coinvolgere tutte le età, a partire dai bambini. Preparare la società a considerare la vecchiaia come una vittoria, e non come una sconfitta, significa costruire comunità inclusive e capaci di valorizzare ogni persona.
Questo è lo spirito che anima i percorsi dei Fatebenefratelli: ambienti protetti e stimolanti, sostegno costante ai caregiver, prevenzione attenta delle complicanze, accompagnamento rispettoso dei diritti e della dignità della persona.
Nel giorno dedicato alle persone anziane, riprendiamo le parole pronunciate dal Dott. Secreto: “Non esiste età che non meriti cura, ascolto e progetto. Le demenze non tolgono senso alla vita: chiedono organizzazione, scienza e umanità.”
Un impegno che trova piena continuità nella direzione del Presidio: «Il nostro compito quotidiano è garantire agli anziani la migliore qualità di vita possibile, anche nei momenti di maggiore fragilità. Questo significa prenderci cura del paziente e sostenere i caregiver, affinché nessuno si senta lasciato solo nel percorso di cura. È grazie al contributo congiunto di personale medico, sanitario e non sanitario che al Presidio Riabilitativo Beata Vergine della Consolata di San Maurizio Canavese ci facciamo carico dei nostri assistiti, coniugando competenza clinica e attenzione alla persona, perché dietro ogni diagnosi c’è sempre una vita che merita rispetto e dignità» afferma Dante Viotti, Direttore della struttura torinese.
Al Presidio di San Maurizio Canavese questo impegno si traduce ogni giorno in percorsi clinici e riabilitativi personalizzati, assistenza domiciliare, terapie psicosociali basate su evidenze e sostegno ai caregiver. È così che la vecchiaia torna a essere una “vittoria”: non negando la fragilità, ma mettendo in campo gli strumenti giusti al momento giusto.
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