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22 anni in Terra Santa: Fra Serafino e l'ospedale di Nazareth

57 anni di Ospitalità professata, di cui 32 di Missione, trascorsi in Africa e a Nazareth, in Terra Santa: fra Serafino Acernozzi è un esempio di devozione instancabile verso i più fragili e bisognosi, a cui si è sempre dedicato nonostante la miseria e le difficoltà della guerra.
Continua a leggere per conoscere la sua storia. 

Testimonianza di carità missionaria  

Da oltre cinquantasette anni fra Serafino Acernozzi è religioso professo dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, emette i voti di semplici di castità, povertà, obbedienza e ospitalità il 4 novembre 1962 e quelli solenni nel 1968. Consegue i titoli di studio richiesti nel 1968 e qualche anno dopo la sua formazione spirituale e missionaria lo porta a Roma al Collegio Internazionale “San Giovanni di Dio”.

Fra SerafinoTerminati gli studi infermieristici e all'Istituto di Spiritualità nel 1974, fra Serafino viene inviato in missione a Tanguiéta nella lontana Africa occidentale, deciso a servire gli ammalati per tutta la vita. Per altri tre anni si impegna con slancio missionario come Priore e Direttore amministrativo in un altro ospedale, quello di Afagnan, nel Togo, che lascerà, quando nel 1983 viene nominato Priore della R.S.A. San Carlo Borromeo di Solbiate (CO).

La sua vocazione missionaria lo porta di nuovo in terra straniera, a Nazareth, che fra Serafino ama chiamare “Terra Santa” per il richiamo fortissimo che la città ancora esercita sulle persone, in particolare i cristiani. È stato testimone di grandi eventi: la guerra del Golfo, la posa della prima pietra per l’ampliamento dell’Ospedale nel 1995, il pellegrinaggio di San Giovanni Paolo II nel 2000, lo scoppio della seconda intifada. Infatti, nel corso del suo mandato fra Serafino è testimone di eventi di grande rilevanza, affrontati sempre con fede salda e misericordia.

La sua esperienza in Terra Santa è stata un cammino di crescita spirituale ed umana, che fra Serafino ricorda con le parole del Signore ad Abramo: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò». (Genesi 12, 1-9)

 

Un’incredibile esperienza di evangelizzazione

Icona della figura del missionario nell’immaginario collettivo, Fra Serafino ritorna in Italia nel 2008, provato dalla malattia e dai vari interventi chirurgici a cui è costretto a sottoporsi.

Nonostante le difficili condizioni politiche e sociali e i venti di guerra che continuano a soffiare in Israele, Fra Serafino ricorda sempre con immensa gratitudine la sua esperienza a Nazareth:

 

«Dopo cinquantasette anni di Ospitalità professata e dei quali trentadue di Missione (dieci in Africa francofona e ventidue anni a Nazareth, Terra Santa Israele) mi è difficile dimenticare i miei anni di missione, vissuti tra culture e religioni diverse dalle nostre europee. Sono contento d’aver fatto questo servizio alla Chiesa ed al nostro Ordine ospedaliero e mi sento privilegiato per aver vissuto un’esperienza di evangelizzazione e inculturazione della fede».

 

La sua devozione senza limiti nei confronti dei malati e dei bisognosi non poteva passare inosservata: gli viene assegnata nel 2004 l’onorificenza della Stella della Solidarietà Italiana dall’ex Presidente della Repubblica On. Carlo Azelio Ciampi, consegnata personalmente dall’Ambasciatore italiano in Israele, il dr. Sandro De Bernardin. In una solenne celebrazione presieduta da Sua Beatitudine il Patriarca Latino di Gerusalemme Mons. Micheal Sabbah, fra Serafino riceve la medaglia del Santo Sepolcro, segno di riconoscimento della sua lunga e fruttuosa testimonianza di carità.

Al di là delle onorificenze, colpisce l’affetto della gente di Nazareth, che per la partenza di Fra Serafino si è riunita numerosa per esprimere la loro gratitudine profonda nei confronti di un religioso capace di guardare al futuro sempre con spirito di umiltà e carità evangelica. «È grande il mio grazie a tanti malati che ho incontrato in questi anni che mi hanno arricchito ancora con le loro testimonianze pur vivendo nella loro sofferenza» afferma fra Serafino, ripensando ai lunghi anni di opera missionaria.

 

Un’opera missionaria sopravvissuta a tutto: l'ospedale Sacra Famiglia di Nazareth

È nel 1986 che Fra Serafino viene scelto per guidare l’ospedale missionario Sacra Famiglia di Nazareth, fondato nel 1882. Gestito dalla nostra Provincia da più di sessant’anni, il nosocomio in Terra Santa è una delle strutture di riferimento per la sanità israeliana: lo Stato di Israele riconosce il valore della struttura, apprezzando e stimando il lavoro svolto dai Fatebenefratelli.

«L’Ospedale è un posto dove possiamo essere strumento della misericordia di Dio che ha toccato e ha preso su di sé la fragilità umana e l’ha redenta. Perciò in ogni sofferente vibra questa vita divina» sostiene fra Serafino, che ha sempre cercato di superare le difficoltà, ponendole sul piano superiore della carità cristiana. Terremoti, guerre, invasioni e tensioni: l’opera missionaria del nostro Ordine è stata capace di sopravvivere ad ogni avversità.

Tra i momenti difficili c'è un giorno che fra Serafino non potrà mai dimenticare: il 19 Luglio 2006, quando sono arrivati inaspettatamente tre katiuscia (lanciarazzi) in un quartiere musulmano vicino all'Ospedale. Un pomeriggio di inferno: tutta l'équipe si è subito attivata per soccorrere i feriti, ben 71, e due fratellini, giunti però già cadaveri. Oltre alle avversità superate con fede, molti sono stati per fra Serafino gli eventi felici: la costruzione dell'ospedale e l'ampliamento del reparto di maternità prenatale ne sono un primo esempio. Impegno e solidarietà hanno caratterizzato gli sforzi di chi ha lavorato per il bene della Struttura: fra Serafino ricorda con affetto quando, ad ogni piano dell'ospedale portato a termine, il capomastro di origine cristiana organizzava una cena per celebrare l'operato. 

Molto più di un semplice ospedale: la popolazione si sente profondamente legata a questa istituzione, perché è l’esempio concreto che le persone di qualsiasi etnia e religione possono vivere e lavorare insieme in modo pacifico e cordiale. Ebrei, arabi, musulmani, cristiani: tutti si adoperano fianco a fianco, prendendosi cura gli uni degli altri, senza discriminazione, né odio.

 

L’Ordine di San Giovanni di Dio: espressione della Chiesa della carità

Avendo ricevuto come eredità il carisma dell’Ospitalità e seguendo il nostro Fondatore ci dedichiamo per missione ai malati e ai bisognosi: è il modo in cui viviamo e agiamo manifestando la nostra spiritualità.

Fra SerafinoDefiniti dalla Chiesa come un Ordine mendicante, il nostro impegno verso le persone sofferenti si manifesta nel campo della sanità e del sociale. «Sono lieto d’aver svolto la mia missione di confratello nella famiglia ospedaliera di San Giovanni di Dio, dove ci sono tante persone – medici, collaboratori e volontari – che veramente si dedicano con il cuore al bene dei malati» tiene a sottolineare fra Serafino, tutt’ora dedito a ravvivare il fuoco dello slancio missionario nella chiesa del nostro tempo. 

Oltre alle cure, alla riabilitazione e l’assistenza per i più fragili ed emarginati, promuoviamo l’evangelizzazione, trasmettendo con la nostra parola, ma soprattutto con la nostra vita, il messaggio di Gesù Cristo e la parabola del buon Samaritano. In un mondo sempre più materialista e secolare, ci sentiamo espressione della chiesa della carità.

 

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