C’è chi ha chiuso la propria attività e non l’ha più riaperta, chi è stato travolto dalle difficoltà economiche e chi ha perso i propri cari: in questi mesi l'emergenza da Coronavirus ha delineato una situazione critica, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche economico e sociale.
Disoccupazione, aumento delle disuguaglianze e crisi di numerosi settori: sono questi alcuni degli effetti drammatici causati dalla pandemia ancora in corso.
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In questi mesi la pandemia ha scavato un solco molto profondo nell’economia mondiale, ma in particolare nel nostro Paese: in meno di un anno, l’intera geografia occupazionale italiana è stata stravolta, comportando inedite condizioni di lavoro e la conseguente crisi di moltissimi settori.
La Banca mondiale stima che la pandemia da Covid-19 ha dato vita ad una delle peggiori recessioni economiche dal 1870, portando con sé un drammatico aumento dei livelli di povertà. L’economia mondiale subirà alla fine di quest’anno un preoccupante calo del PIL del 90%. Inoltre, mentre nel 2019 il commercio internazionale era cresciuto dell’1,1%, vari istituti internazionali prevedono una riduzione per il 2020 di circa 11 punti percentuali.
Ciò ha portato i governi dei principali paesi, nonché le istituzioni internazionali, ad approvare ingenti misure di sostegno al reddito di famiglie e imprese, che tuttavia non hanno impedito di avere delle conseguenze devastanti in termini di disoccupazione e contrazioni dei mercati. La perdita cumulata per l’economia mondiale, rispetto alle previsioni di crescita se non ci fosse stata la pandemia, ammonta a 11mila miliardi di dollari nel biennio 2020-21 e raggiungerà la somma di 28mila miliardi nel periodo 2020-25.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, quasi 90 milioni di persone potrebbero scendere sotto la soglia di deprivazione estrema quest’anno, cancellando tutti i progressi fatti negli anni precedenti per ridurre le disuguaglianze e la povertà.
La ripresa economica risulta al momento molto fragile: in questi mesi di emergenza durissimo è stato l’impatto sulle imprese. Il Fondo Monetario Internazionale attesta che nella prima fase della pandemia si è assistito ad una sospensione delle attività del ben 45% e oltre il 70% delle imprese, che hanno registrato una riduzione significativa del proprio fatturato rispetto all’anno precedente. Ad essere particolarmente colpite dall’attuale crisi sono specialmente le piccole e medie imprese, che rappresentano la linfa vitale del tessuto economico italiano, e che rischiano di essere spazzate via da questa “tempesta”.
Il mercato del lavoro è al momento fortemente danneggiato dalle conseguenze del Covid: il quadro presentato dall’ultimo Rapporto Istat ha evidenziato il calo più ampio nella serie storica dal 2004. Il tasso di occupazione della fascia 15-64 anni è salito al 58,9% solo nei primi due mesi dell’anno. In marzo, la diminuzione degli occupati ha riguardato soprattutto i dipendenti a termine e in parte gli indipendenti, mentre nei mesi successivi ha coinvolto tutte le categorie di lavoratori.
Questi dati confermano un preoccupante calo degli occupati, che ha interessato in particolare i più giovani e le donne, i lavoratori considerati più fragili. La riduzione è più accentuata per le donne (-1,5% solo nel mese di aprile), in confronto agli uomini, a motivo della loro maggiore concentrazione nel terziario, in particolare nei settori per i quali il periodo di lockdown è stato più prolungato.
Per la prima volta da due decenni aumenta l’incidenza della povertà estrema e si rischia così di cancellare i progressi fatti negli ultimi anni per risollevare gli strati più bisognosi della popolazione.
Lo scetticismo rispetto al futuro e il timore di perdere la propria occupazione e stabilità economica sono le principali preoccupazioni che attanagliano i lavoratori italiani, che risultano essere i più infelici tra gli Europei.
In questo ultimo anno, un’altra conseguenza del Coronavirus a cui stiamo e continuiamo ad assistere è il numero di continui decessi, non legati al virus, ma al suicidio. C’è chi ha chiuso la propria attività e non l’ha più riaperta, chi è stato travolto dalle difficoltà economiche e chi ha perso i propri cari: le cause scatenanti di questo allarmante fenomeno sono le più diverse, ma hanno in comune la fatica di affrontare il forte momento di emergenza e la disperazione data dai contraccolpi della peggior crisi economica degli ultimi anni.
L’allarme lanciato dall’Osservatorio suicidi per motivazioni economiche riporta 42 decessi, di cui 25 nelle settimane del lockdown forzato e 16 nel solo mese di aprile, ai quali si aggiungono 36 tentati suicidi, 21 dei quali nelle settimane di isolamento forzato: più della metà delle vittime è costituita da imprenditori.
Questo improvviso aumento risulta ancora più preoccupante se si confrontano i dati dell’anno precedente, in cui il numero di vittime erano nettamente inferiore.
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