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Farmaci contro l'Alzheimer: quali sono?

La malattia di Alzheimer, una patologia neurodegenerativa priva di una cura farmacologica specifica, rappresenta una sfida crescente per la comunità medica. Affrontare questo disturbo richiede una conoscenza approfondita sia dei sintomi che delle opzioni di cura disponibili. 

In questo articolo approfondiremo:

- I farmaci per l'Alzheimer 

- Terapia Alzheimer

- Nuovi farmaci contro l'Alzheimer


Il nostro IRCCS Centro San Giovanni di Dio è un Istituto accreditato e riconosciuto a livello statale per la ricerca contro le malattie neurodegenerative. Ogni anno grazie ai contributi del 5x1000 i nostri ricercatori promuovono progetti di ricerca scientifica per comprendere che cos'è il morbo di Alzheimer e come curarlo.

Affrontare l'Alzheimer è una sfida impegnativa, ma con le giuste conoscenze possiamo migliorare significativamente la qualità della vita del paziente e dei suoi cari. Scarica la nostra guida per scoprire come offrire un prezioso supporto sia ai pazienti che ai caregiver!

 

Guida all'Alzheimer

 

I farmaci per l'Alzheimer 

La malattia di Alzheimer, una patologia neurodegenerativa priva di una cura farmacologica specifica, rappresenta una sfida in continua crescita per la comunità medica. Tuttavia, esistono alcuni farmaci che vengono utilizzati per alleviare i sintomi e ritardare la progressione della malattia, concentrandosi su diverse fasi della patologia. Esploreremo ora quelli che sono considerati fondamentali.


Inibitori dell'acetilcolinesterasi

Gli inibitori come donepezil, rivastigmina e galantamina sono farmaci usati per il trattamento dell'Alzheimer lieve-moderato. Aumentano la disponibilità di acetilcolina nel cervello, migliorando alcuni sintomi cognitivi e comportamentali. Tuttavia, la loro efficacia diminuisce con la progressione della malattia e possono causare effetti collaterali come nausea e rallentamento cardiaco. Non tutti i pazienti rispondono a questa terapia e la discussione sull'utilità clinica di questi farmaci è ancora in corso. Nonostante ciò, rappresentano la prima concreta speranza per i pazienti affetti da malattia di Alzheimer.

Memantina

La memantina è indicata per pazienti con Alzheimer moderato-severo. Agisce antagonizzando i recettori NMDA per il glutammato, modulando i livelli elevati di glutammato che possono causare disfunzione neuronale. Sebbene possa migliorare sintomi cognitivi e comportamentali, potrebbe provocare effetti collaterali come agitazione e capogiri.

Antipsicotici

Nel corso della progressione della demenza, i disturbi del comportamento diventano sempre più importanti a causa del deterioramento significativo del profilo funzionale, con conseguente aumento del carico assistenziale. Gli antipsicotici sono comunemente utilizzati per trattare questi sintomi, sebbene la loro efficacia clinica sia modesta e il loro utilizzo possa comportare un aumento del rischio di mortalità e morbilità. Aloperidolo e risperidone vengono utilizzati per trattare l'aggressività e i sintomi psicotici nei pazienti affetti da Alzheimer. Tuttavia, l'uso deve essere ponderato a causa dei potenziali effetti collaterali, e il Ministero della Salute monitora attivamente tali farmaci per il rischio di eventi cerebrovascolari.

Altri Farmaci

In alcuni casi, vitamine antiossidanti come la vitamina E sono somministrate, ma la loro efficacia è ancora oggetto di dibattito. La ricerca scientifica sta progressivamente sviluppando nuove molecole con l'obiettivo di una terapia causale della malattia di Alzheimer.


Terapia Alzheimer

Negli ultimi anni, la ricerca ha focalizzato la sua attenzione su nuovi approcci terapeutici innovativi per combattere l'Alzheimer, andando oltre le tradizionali terapie farmacologiche.

Uno dei più all'avanguardia è rappresentato dai Trattamenti Non Farmacologici (TNF), che includono interventi riabilitativi e psicosociali. Questi mirano a rallentare il declino cognitivo, ridurre i disturbi psicologici e comportamentali, migliorando così la qualità di vita del paziente e dei suoi familiari.

Riconoscendo l'importanza di un approccio olistico, tali trattamenti non coinvolgono solo il paziente ma anche i familiari e i caregiver. Le strategie possono essere indirizzate sia al paziente con demenza che a coloro che forniscono assistenza, affrontando aspetti cognitivi, comportamentali e psicologici.

Gli interventi si basano su principi fondamentali come la capacità del cervello di adattarsi e la presenza di risorse cellulari che possono compensare eventuali danni. Le ricerche dimostrano che questi interventi hanno un impatto positivo, potenziando gli effetti delle terapie farmacologiche. La terapia personalizzata si focalizza sulle capacità ancora presenti, riducendo le limitazioni e migliorando l'interazione con l'ambiente circostante. Alti approcci terapeutici complementari includono:
  • Approcci riabilitativi e psicosociali. Le terapie comprendono interventi cognitivi, emotivo-comportamentali, ambientali e l'uso di tecnologie assistive. La terapia occupazionale si concentra sulla persona con demenza e sul caregiver, facilitando attività significative e migliorando l'autostima.
  • Interventi orientati alla cognitività. Training Cognitivo, Riabilitazione Cognitiva e Stimolazione Cognitiva sono approcci che mirano a migliorare o mantenere le funzioni cognitive e la vita quotidiana. Sebbene distinti, condividono l'obiettivo di intervenire su aspetti cognitivi con varie sfumature teoriche e applicazioni.
  • Interventi rivolti alla sfera emotivo-comportamentale. Alcuni interventi sono mirati alla sfera emotivo-comportamentale, particolarmente indicati nelle fasi moderate e severe della malattia. Approcci psicosociali e modifiche ambientali, come il metodo Gentlecare, possono migliorare il benessere e l'autonomia del paziente.
  • Tecnologie assistive e interventi ambientali. Le tecnologie assistive giocano un ruolo cruciale, promuovendo l'indipendenza e riducendo il carico sui caregiver. L'adattamento ambientale, definito "protesico", mira a rendere l'ambiente sicuro e confortevole, adattandolo alle esigenze del malato.
  • Interventi di sostegno per i familiari. Gli interventi informativi, formativi e di sostegno per i familiari sono fondamentali. Il passaggio da un modello centrato sull'informazione a uno centrato sulla persona riflette un approccio più attento alle specifiche esigenze dei caregiver, promuovendo il benessere mentale e fornendo strategie di coping.

È fondamentale prendere un approccio delicato e sensibile nei confronti delle persone affette dalla persona affetta dalla malattia. Oltre ad adottare comportamenti positivi, è altrettanto importante evitare alcuni atteggiamenti. Scopri quali leggendo il nostro articolo: Come comportarsi con un malato di Alzheimer.

 

Nuovi farmaci contro l'Alzheimer

La ricerca attuale sta concentrando grandi sforzi nello sviluppo di nuovi farmaci per il trattamento dell'Alzheimer. La scoperta di un farmaco efficace per l'Alzheimer è un compito difficile a causa delle numerose sfide che presenta, come la complessità della malattia, la mancanza di una comprensione completa delle sue cause, la diversità dei pazienti e la difficoltà nella diagnosi precoce. La complessità molecolare della malattia e la barriera emato-encefalica rappresentano ulteriori complicazioni.

Tuttavia, grazie alla ricerca scientifica e all'impegno dell'industria farmaceutica, sono in corso sperimentazioni di diverse molecole anti-amiloide e vaccini, con la speranza di rivoluzionare la terapia e offrire soluzioni più efficaci.

Un farmaco sperimentale innovativo, chiamato donanemab, ha dimostrato di avere un effetto rallentante sulla progressione dell'Alzheimer, ritardando l'aggravarsi dei sintomi clinici e preservando la capacità di svolgere normali attività quotidiane.

Uno studio pubblicato sul Journal dell'American Medical Association ha evidenziato che questo farmaco è in grado di rimuovere la proteina responsabile delle placche caratteristiche della malattia. Nei pazienti con Alzheimer in fase iniziale, si è riscontrato che la malattia progredisce più lentamente nel 35% dei pazienti con forme precoci e nel 22,3% di tutti i pazienti trattati con donanemab. Inoltre, circa la metà dei pazienti sottoposti a questo farmaco non ha mostrato peggioramenti clinici per almeno un anno, rispetto al 29% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo. 

Negli Stati Uniti, un farmaco chiamato Aduhelm è stato recentemente introdotto sul mercato come il primo trattamento per l'Alzheimer in grado non solo di alleviare i sintomi della malattia, ma addirittura di migliorare le funzioni cerebrali.

Tuttavia, il principio attivo del farmaco, chiamato Aducanumab, è oggetto di controversie a causa dei risultati contrastanti ottenuti dai due studi clinici condotti finora. Nonostante l'incertezza dei dati e in contrasto con le raccomandazioni di un comitato consultivo di esperti, il principio attivo è stato approvato negli Stati Uniti il 7 giugno 2021. Questa autorizzazione, ottenuta in modo non convenzionale, ha sollevato molti interrogativi in tutto il mondo e ha generato un forte scetticismo. 

Anche l'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli si impegna attivamente nella ricerca per le nuove scoperte sull'Alzheimer. Per saperne di più su queste ricerche e scoperte, ti invitiamo a leggere l'articolo "La Ricerca sull'Alzheimer dell’IRCCS Fatebenefratelli: un nuovo biomarcatore e un potenziale strumento di monitoraggio della cura".


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