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La storia di Davide, infermiere durante l'emergenza Coronavirus

Ieri è stata celebrata la Giornata Mondiale degli Infermieri, una categoria che oggi più che mai ha dimostrato il proprio valore per il suo servizio all'intera comunità nella lotta al Coronavirus, rendendo evidente che nessuna sanità è possibile senza infermieri.

In questa occasione abbiamo voluto dare voce ad un nostro Collaboratore che lavora presso il Centro Sacro Cuore di Gesù di San Colombano al Lambro: Davide, che svolge da diversi anni la professione di infermiere, ha condiviso la sua personale esperienza durante l’epidemia.

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Il ruolo degli infermieri nell’emergenza Covid

Tutto il personale sanitario è stato sottoposto ad uno stress emotivo altissimo durante questi mesi di emergenza: una pressione difficile da sostenere, che ha messo a dura prova l’intera équipe delle Strutture dell’Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio

La categoria che è stata sottoposta ad uno sforzo notevole è sicuramente quella degli infermieri. Lo stretto contatto con i pazienti e la carenza di personale sanitario, che ha spinto tutti gli operatori a turni di lavoro prolungati e talvolta estenuanti, hanno esposto gli infermieri a un carico emotivo e fisico incredibilmente intenso. 

Un altro aspetto a cui questi professionisti della salute hanno dovuto far fronte è stato l’isolamento, causato dalla separazione dai propri cari e dal senso di impotenza di fronte alla sofferenza dei propri pazienti. Essenziale è stato quindi il ruolo degli infermieri, che hanno contribuito enormemente per la tutela della salute di tutti noi cittadini, seppur sottoposti ad un impegno senza precedenti.

 

Essere infermiere durante il Coronavirus: l’esperienza di Davide

Comunità Riabilitativa San Camillo

Mi chiamo Davide De Santis ho 26 anni, vivo a Lodi e di professione sono un infermiere. Al liceo ho sostenuto il corso di Scienze Sociali e dopo il diploma ho intrapreso il percorso di Laurea in Scienze Infermieristiche.

Ho iniziato a lavorare nel 2016 presso diversi servizi di assistenza domiciliare e RSD a Lodi. Dal 2018 lavoro presso il centro Sacro Cuore di Gesù nella Comunità Riabilitativa San Camillo.

Tento di vivere il ruolo di infermiere con passione e professionalità, cercando di migliorarmi come operatore e come persona, al fine di dare ai pazienti le migliori cure possibili. Ho scelto di intraprendere questa strada perché sentivo di voler fare qualcosa per gli altri e anche un po’ per predisposizione familiare, in quanto mia mamma è infermiera.

Indubbiamente questa emergenza ha cambiato molte cose. Penso che il modo di essere infermiere non sia però cambiato, anche perché questa professione ci mette davanti a situazioni difficili ogni giorno. Penso sia mutato il modo di pensare alla nostra vita in generale, dato che ora non diamo più nulla per scontato e poniamo maggiore attenzione a tante piccole cose per preservare la nostra salute e quella degli altri. E penso che questo diventerà un comportamento che rimarrà in noi anche dopo l’emergenza Covid. 

Tra le sfide più grandi, oltre all’incremento del lavoro di reparto, è stato e lo è ancora adesso la gestione sul piano emotivo di questa situazione: la convivenza con la paura di potersi ammalare e, soprattutto, quella di mettere in pericolo le nostre famiglie. Fondamentale in questa emergenza è stata la coesione tra i gruppi di lavoro, che ha permesso di far fronte alle problematiche per poter garantire le cure ai pazienti nel modo migliore possibile.

Una delle immagini più belle di questi due mesi è stata quella di avere rivisto mia nonna dopo molte settimane di lontananza, anche se solo sull’uscio di casa sua, a più di 3 metri di distanza e con indosso la mascherina. Anche se con le giuste limitazioni, mi ha fatto molto piacere.

A 26 anni mi sento anche io un infermiere del futuro. Quello che posso dire è che questo lavoro è un’importante opportunità per fare qualcosa di grande e significativo nella vita al servizio degli altri e spero che questo obiettivo possa rimanere sempre ben nitido, anche nei momenti di difficoltà.

Grazie,  
Davide De Santis 

 

 

Gli Infermieri dell'Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli: coraggio ed impegno

Questa di Davide è solo una delle testimonianze degli infermieri operanti nelle nostre Strutture, che da sempre, ma in particolare in questo momento critico, hanno messo al servizio dei pazienti la loro esperienza e competenza. Con abnegazione, impegno e coraggio, gli infermieri, insieme ai medici, sono stati e sono tutt’ora in prima linea per superare l’emergenza in atto.

Il nostro Ordine è profondamente orgoglioso e commosso dal lavoro finora svolto, che ha dimostrato come i nostri Collaboratori siano accanto ai malati ogni giorno nella salvaguardia della salute pubblica. Celebriamo, quindi, i nostri infermieri con le parole di Florence Nighintgale, ritenuta la fondatrice delle Scienze Infermieristiche moderne: “Questo lavoro non è semplicemente una tecnica, ma un sapere che coinvolge anima, mente e immaginazione".

 

Se sei anche tu un Collaboratore dell'Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio e vuoi condividere la tua storia, clicca il bottone in basso e scrivici. Pubblicheremo la tua esperienza con la Provincia Lombardo Veneta, anche in forma anonima.

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Ci dedichiamo per missione ai malati e ai bisognosi coniugando l’attenzione al corpo e allo spirito nel rispetto della persona e della sua individualità.
Attraverso la promozione delle opere portiamo il Vangelo nel mondo della sofferenza e del dolore affiancando il paziente come professionisti della salute.

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