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In prima linea nella ricerca di contagi e contagiati da Covid-19: l'esperienza della Dott.ssa Ghia

Senza i biologi, senza i ricercatori e senza i tecnici sanitari di laboratorio la battaglia contro il Covid-19 sarebbe stata già persa da tempo: è per questo che oggi vi raccontiamo l’esperienza della Dott.ssa Carla Ghia, nostra Collaboratrice presso il Laboratorio Analisi dell’Ospedale Sacra Famiglia di Erba.

“Sapere di aver contribuito alla guarigione di molti pazienti gratifica più di una medaglia: così la Dott.ssa Ghia, trasferitasi in piena emergenza Coronavirus, commenta l’impegno costante, i risultati ottenuti e il lavoro svolto in team, in particolare in questi difficili mesi.

Anche la tua storia può diventare una preziosa fonte di ispirazione e conoscenza. Racconta la tua esperienza con la Provincia Lombardo Veneta in maniera anonima, scrivici e saremo felici di ascoltarti.

 

Essere Biologo: un percorso di competenza e professionalità

Mi chiamo Carla Ghia, sono di Torino e mi sono trasferita ad Erba ai primi di febbraio 2020, dove ho preso servizio come Dirigente Biologo per il Laboratorio Analisi, settore Microbiologia.

Dopo la Laurea magistrale in Biologia mi sono specializzata presso la Facoltà di Medicina di Torino in Microbiologia e Virologia nel 2004. Ho lavorato sulle Legionelle presenti nelle reti idriche ospedaliere, presso l'Istituto di Igiene di Torino, sullo Pseudomonas isolato da pazienti con fibrosi cistica (Ospedale San Luigi di Orbassano) per poi passare alla Microbiologia degli alimenti (Settore Sicurezza Alimentare, con la dott.ssa Decastelli), sempre come borsista presso l'Istituto zooprofilattico di Torino, che opera prettamente nel settore veterinario.

Nel 2009 ho vinto il concorso come Tecnico di Laboratorio presso l'IZS e nel 2016 sono passata dal settore della batteriologia alla Virologia Molecolare, dove mi occupavo del virus dell'aviaria (per cui mi sono trovata con le mie colleghe e la mia responsabile, Dott.ssa Mandola, in piena emergenza), il virus della Febbre del Nilo (West Nile) ed altri microrganismi.

Dal conseguimento della specialità ho provato diversi concorsi come biologo nel settore pubblico. Chi opera in questo settore conosce bene la difficoltà dei laureati in Biologia di trovare lavoro a tempo indeterminato. Per questo, avevo accantonato, seppur a malincuore, l'idea di lavorare in ospedale.

L’arrivo all’Ospedale Sacra Famiglia di Erba in piena emergenza Covid

Tramite l'Ordine dei Biologi ho saputo che l'Ospedale Sacra Famiglia di Erba cercava un biologo. Ho fatto il colloquio e nel giro di un paio di mesi ho deciso che era arrivato il momento di cogliere questa occasione e di rimettermi in gioco a 53 anni, come donna e come professionista, licenziandomi dal pubblico impiego e lasciando Torino e i miei amici.

Mi sono trasferita in piena emergenza Coronavirus. Il lavoro però mi ha dato la forza per affrontare tutto questo. Ho avuto la fortuna di trovare delle colleghe ed un primario, il Dott. Marocchi, davvero speciali: non solo per la professionalità, ma soprattutto per l'umanità e lo spirito di gruppo, qualità che mi hanno fatto sentire a "casa" da subito.

In Laboratorio Analisi nel giro di pochi giorni sono cambiate, in particolare, le richieste degli esami da eseguire, legate alla nuova tipologia di pazienti che mano mano arrivavano al Pronto Soccorso e poi alla Terapia Intensiva. Nel frattempo, erano diminuiti fino quasi ad azzerarsi gli esami per le visite ambulatoriali - che sono state tutte spostate e rimandate, fino a pochi giorni fa - e per gli interventi operatori (tranne le urgenze).

Ci siamo attrezzati per poter fare da tramite con l'Ospedale Niguarda per l'invio dei tamponi per la ricerca del Covid-19 e poi nel mandare i referti degli stessi a medici e pazienti. In seguito, le analisi dei tamponi abbiamo cominciato a farle noi, così come i test sierologici

La lotta al virus e i pazienti: testimonianza della pandemia

Ma non voglio parlare dell'aspetto tecnico del nostro lavoro. Voglio parlare dei pazienti che in quei giorni arrivavano per fare il prelievo di sangue in quei giorni: spaventati, perché non potevano essere accompagnati dai familiari ma solo dai nostri bravissimi infermieri del triage, con lo sguardo di chi si sente un pò sperduto.

Ricordo con molta tenerezza le donne in gravidanza che dovevano per forza fare i controlli e che cercavamo di rassicurare, in modo professionale ma soprattutto umano. Loro sì che si sono fatte forza in quel periodo, col pancione ad entrare in ospedale.

L'immagine più brutta? Entrare al mattino presto in Ospedale con Erba deserta e le campane che continuavano a suonare. Il ricordo più bello? Sentirmi dire da un anziano di non perdere il mio sorriso. Io gli ho detto: "Ma ho la mascherina, come sa che sorrido?” E lui: “Si vede dagli occhi… Non perda mai quel sorriso degli occhi". Ecco per lui e per tutti i nostri pazienti non bisogna abbassare la guardia, perché anche i bambini nati quest'anno possano sorridere alla vita.

Come Microbiologa non mi sento di dire che la pandemia sia finita: abbiamo vinto una battaglia, non la guerra. Per cui bisogna pazientare ancora un po' e seguire tutti i consigli che ci hanno permesso di arginare quest’emergenza, ovvero mascherina, distanziamento e igiene delle mani.

Grazie,
Dott.ssa Carla Ghia

 

Se sei anche tu un Collaboratore dell'Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio e vuoi condividere la tua storia, clicca il bottone in basso e scrivici. Pubblicheremo la tua esperienza con la Provincia Lombardo Veneta, anche in forma anonima.

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