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La storia di un paziente: l'esperienza Covid all'Ospedale Sacra Famiglia di Erba

La testimonianza di un nostro ex paziente all’Ospedale Sacra Famiglia di Erba ci ha profondamente colpito e commosso: Mario - il cui nome è stato modificato in rispetto della privacy del paziente - ci ha raccontato del suo ricovero nella Struttura, dove ha scoperto di essere affetto da Coronavirus.

Trasferito nel reparto Covid, ha toccato con mano la paura, l’inquietudine e la tensione di quei momenti difficili: sono stati i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari il suo punto fermo, la forza che gli ha permesso di superare questa situazione surreale e di far ritorno dai suoi cari.

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Coronavirus, l'esperienza di un paziente: "I miei Angeli dell’Ospedale Fatebenefratelli di Erba"

Il giorno 8 marzo 2020, in pochi minuti mi ritrovo con quasi 40 di febbre che continua per alcuni giorni. Il medico di base, chiamato più volte da mia moglie, non si presenta, emette comunque una diagnosi telefonica: “Infezione alle vie urinare. Prendi una tachipirina 500 ogni 4 ore”. Poi se ne lava le mani.

Dopo una settimana di febbre altalenante fra 38 e 39 °C, la gamba sinistra si gonfia e non riesco più a camminare, mia moglie contatta ancora il medico di base ma senza successo. Non tutti sono eroi, non tutti si ricordano di aver fatto il giuramento di Ippocrate, non tutti considerano la professione di medico una missione.

Il 17 marzo mia moglie, vedendomi peggiorare chiama il 112. Viene inviata un’autoambulanza e vengo portato all’ospedale Fatebenefratelli di Erba in condizioni ormai preoccupanti: disidratato, stato settico e comparsa di flemmone infiltrativo a carico della regione otturatoria ed ischiatica sinistra con diffusione glutea ed alla loggia posteriore della coscia.

In considerazione della emergenza nazionale epidemica, mi viene effettuato il tampone per la ricerca del genoma Sars-CoV-2 che risulta positivo, vengo quindi ricoverato in reparto Covid.

Inizia una esperienza surreale che mai avrei immaginato di vivere: camera a due letti quattro giorni col il mio primo compagno di sventura, 53 anni, una persona dolce, umile e remissiva. Sabato mattina a mezzogiorno la morte entra, va da lui e lo porta via.

Mi cambiano di camera, un giorno con il mio secondo compagno di sventura, 120 kg di muscoli, 56 anni: non abbiamo neanche il tempo di conoscerci, ci scambiamo solo i nomi e qualche rimpianto sul mondo esterno. Di notte entrano due anestesisti e tre infermieri: coma farmacologico, intubato, sala di rianimazione, non si sveglierà più. Il male predone lo ha portato via dai suoi affetti.

Un grande male, un batterio terribile che uccide, dall’altra parte della barricata persone comuni, che a differenza del mio medico di famiglia, sono in prima linea contro il maledetto sconosciuto male e rischiano la vita restando al loro posto: Medici, Infermieri, OSS, Fisioterapisti, Personale di pulizia. Resistono sul campo con onore, con turni snervanti in situazioni mai immaginate, infaticabili contro il dolore del loro prossimo.

Alcuni nomi: Lucia, Jolanda, Nura, Marianna, Pamela, Laura, Sabrina, Dario, Raimondo, Enrico, Marco ed altri ancora, eroi semplici che mi hanno aiutato e confortato in un momento difficile e surreale.

Fortunatamente il virus per me era asintomatico e il mio vero problema era la setticemia. La buona sorte e le mie continue preghiere durante notti insonni, sommate alle preghiere di tutti i miei cari, che mi supportavano dall’esterno senza potermi stare vicino, mi hanno fatto incontrare “un Angelo”, il Dottor Matteo Conti, che il giuramento di Ippocrate non aveva dimenticato

Il 24 marzo entro vengo sottoposto ad intervento chirurgico in regime di urgenza: per 10 instancabili ore il Dottor Conti, il Dottor Gandini e tutto il team di sala rimasti a me sconosciuti ma che ringrazio, fanno il capolavoro che mi salva la vita.

Grazie Dottor Conti Matteo per la professionalità e la profonda umanità dimostrata.
Grazie Dottor Gandini Roberto.
Grazie a tutto il team di Chirurgia e della sala operatoria.
Grazie a Marco Semprini, fisioterapista ma poi rivelatosi amico sincero.
Grazie a tutti i miei Angeli dell’Ospedale Fatebenefratelli di Erba.

Mario


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