Oggi vi raccontiamo la straordinaria esperienza di Graziella, una nostra ex collaboratrice che ha lavorato con dedizione per 13 anni e mezzo nell’Ospedale San Raffaele Arcangelo a Venezia come operatore socio-sanitario.
La chiave che apre la porta della diagnosi, dell’assistenza e della terapia si chiama condivisione. Anche la tua esperienza può diventare una preziosa fonte di ispirazione e conoscenza. Racconta la tua esperienza con la Provincia Lombardo Veneta in maniera anonima, scrivici e saremo felici di ascoltarti.
Scopriamo la storia di Graziella, continua a leggere!
Un giorno la responsabile del personale dell’Ospedale San Raffaele Arcangelo mi telefonò, conoscendomi grazie al lavoro di assistenza che svolgevo in una casa di riposo, e mi informò che stavano aprendo un nuovo reparto, chiedendomi se fossi interessata all'hospice.
Accettai subito pensando che sicuramente, essendo un reparto dedicato, avrei avuto più tempo da dedicare a quei malati che hanno bisogno di cure e attenzioni particolari e specifiche, mentre nel mio precedente lavoro non sempre era così.
Passai la selezione, feci il corso formativo e finalmente entrai nel reparto: quello dove ho svolto la mia attività è un reparto per malati oncologici terminali ed il nostro compito era di accompagnarli nel miglior modo possibile al traguardo della loro vita. Quando ho iniziato questa avventura, non sapevo in effetti se ce l'avrei fatta a resistere, ma contavo sull'amore che avrei cercato di dare, sulla mia fede che mi avrebbe aiutata, sulla mia professionalità e soprattutto sul lavoro di squadra.
In hospice i malati entrano quando la medicina tradizionale non ha più risposte per curare le loro patologie, così per noi "quando non c'è più niente da fare, c'è invece ancora molto da fare", come diceva Cecily Saunders, la fondatrice degli hospice.
Una risposta concreta per cercare di dare dignità ai malati terminali sono le cure palliative, con cui si cerca di alleviare tutti quei sintomi fastidiosi, a volte assillanti e molto dolorosi, che se non curati, peggiorano la qualità di vita del malato. Il dolore fisico in primis viene controllato più volte durante la giornata, così come tutti quei sintomi che la malattia comporta (dispnea, vomito, prurito, stipsi, insonnia, ansia, angoscia, inappetenza, depressione e molti altri).
Si presta attenzione anche al sostegno psicologico: le situazioni che vivono i malati e i loro parenti sono spesso stressanti e angoscianti e sono molte le crisi a cui possono andare incontro. Oltre al corpo e alla mente, molto importante è anche il sostegno spirituale e religioso del sacerdote ed anche del personale verso i malati. Credo però che tante volte la differenza l'ha fatta il nostro semplice voler bene concreto ai malati!
È un'esperienza unica e profonda che ti cambia dentro: ti cambia la vita, ti fa rivedere le priorità anche nella tua vita personale. Non sempre è stato facile lavorare in hospice: a volte per la stanchezza, a volte per lo stress forte e a volte per quel sentimento di impotenza nell’aiutare i pazienti che in qualche momento ti accompagna.
Il malato che non so se rivedrò il turno successivo, che vedo soffrire - molto spesso non solo fisicamente ma anche moralmente, psicologicamente e spiritualmente - e tu non puoi fare nient’altro se non stargli accanto con gentilezza, ascolto, comprensione.
Ci sono state tantissime belle esperienze che ho vissuto coi malati, coi colleghi e personalmente. Negli anni varie sono state le collaborazioni e lo spirito di famiglia era sempre importante!
Spero sempre che il carisma di San Giovanni di Dio, l’accoglienza, sia come un faro anche nei momenti difficili per i colleghi che continuano il loro importante operato. Guardando indietro, ora che sono in pensione, mi sono convinta che tante cose che ho potuto fare e costruire con i malati di cui mi sono occupata è stata solo per grazia di Dio.
Se anche tu hai una storia da raccontare, clicca sull’immagine qui sotto e scrivici, pubblicheremo la tua storia con la Provincia Lombardo Veneta, anche in forma anonima.
Ci dedichiamo per missione ai malati e ai bisognosi coniugando l’attenzione al corpo e allo spirito nel rispetto della persona e della sua individualità.
Attraverso la promozione delle opere portiamo il Vangelo nel mondo della sofferenza e del dolore affiancando il paziente come professionisti della salute.
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