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Demenza in RSA: un percorso formativo integrato per migliorare la qualità della cura

La gestione delle persone affette da demenza rappresenta una delle sfide più delicate e complesse per le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), luoghi in cui si intrecciano bisogni clinici, relazionali e familiari. In risposta a questa complessità, il Presidio Ospedaliero Riabilitativo “Beata Vergine Consolata” di San Maurizio Canavese e l’RSA “San Carlo Borromeo” di Solbiate hanno unito le forze per realizzare un percorso formativo multidisciplinare e multicentrico, mirato a rafforzare le competenze degli operatori impegnati nella cura quotidiana dei pazienti con demenza.

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Una sinergia formativa tra strutture

Il progetto è stato ideato e coordinato dal Dott. Secreto, Direttore della Struttura Complessa dell’Unità Operativa Alzheimer e Altre Demenze di San Maurizio Canavese, con il contributo della Dott.ssa Maria Castellino, neuropsicologa, e della Dott.ssa Chiara Diana, responsabile dell’Ufficio Formazione della stessa struttura. La collaborazione tra le due realtà ha permesso di strutturare un piano formativo flessibile e mirato, calibrato sulle esigenze espresse dall’équipe dell’RSA di Solbiate ma utile anche per i professionisti dell’ospedale riabilitativo.

L’approccio adottato è stato concreto e operativo: non si è trattato di una formazione “standard”, ma di un vero e proprio progetto cucito su misura, capace di valorizzare l’esperienza delle strutture e di colmare lacune operative emerse nella pratica quotidiana.

 

 

Formazione accessibile e modulare

Per garantire la più ampia partecipazione del personale, il corso è stato erogato in modalità online. Questa scelta ha consentito una maggiore flessibilità nei tempi e nelle modalità di fruizione, ma non ha compromesso la qualità e la profondità dei contenuti. Il programma è stato sviluppato lungo più giornate e ha toccato tutti gli aspetti chiave della presa in carico del paziente con demenza, partendo dalle basi della patologia fino agli elementi più operativi della gestione quotidiana.

Al centro del percorso formativo: l’interdisciplinarietà. I docenti coinvolti appartenevano a diversi ambiti professionali — medici, psicologi, infermieri, educatori, dietisti e logopedisti — offrendo una visione ampia, integrata e aderente alla realtà di cura.

 

Dalla diagnosi precoce alla gestione quotidiana

Una parte importante della formazione è stata dedicata alla storia naturale dell’Alzheimer e delle altre forme di demenza, fornendo ai partecipanti gli strumenti per comprendere a fondo l’evoluzione della malattia e riconoscerne le fasi. Particolare attenzione è stata posta alla diagnosi precoce, con focus sul Mild Cognitive Impairment (MCI), condizione spesso sottovalutata ma cruciale per intervenire tempestivamente.

Sono stati inoltre approfonditi i disturbi comportamentali e cognitivi, uno degli aspetti più complessi da affrontare per gli operatori: irritabilità, agitazione, apatia, disorientamento sono sintomi che mettono a dura prova l’equilibrio della vita comunitaria e la serenità del paziente. A questo proposito, i formatori hanno illustrato strategie concrete, applicabili e non farmacologiche, favorendo un approccio empatico e centrato sulla persona.

Naturalmente non sono mancati gli approfondimenti sulle terapie farmacologiche, sui protocolli più aggiornati e sulle buone pratiche da adottare per garantire sicurezza, efficacia e continuità di cura.

 

Nutrizione, relazione e assistenza: i pilastri della qualità

Ampio spazio è stato dedicato alla gestione nutrizionale, elemento spesso trascurato ma fondamentale per mantenere la qualità della vita nei pazienti con demenza. L’alimentazione, infatti, non è solo una questione clinica: è anche un momento relazionale, affettivo e simbolico. Gestire con attenzione la dieta, prevenire la malnutrizione e intervenire sulla disfagia sono aspetti che richiedono competenze specifiche e un approccio delicato.

Allo stesso modo, la relazione con il paziente è stata posta al centro dell’intervento formativo: saper comunicare in modo efficace, modulare il linguaggio, cogliere i segnali non verbali può fare la differenza nel percorso di cura e nella serenità dell’anziano.

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Il coinvolgimento della famiglia e la gestione del fine vita

La cura della demenza non riguarda solo il paziente, ma coinvolge attivamente la rete familiare. Anche su questo aspetto il percorso formativo ha saputo offrire strumenti concreti: supporto psicologico, strategie per migliorare la comunicazione, consigli per affrontare l’impatto emotivo della malattia e indicazioni per orientarsi tra i servizi.

Le ultime sessioni del corso hanno toccato il tema, spesso difficile ma imprescindibile, della fase terminale: la gestione della disfagia, del dolore, il sostegno al paziente e alla famiglia nei momenti più delicati. Sono momenti in cui le competenze tecniche si intrecciano con la capacità di accompagnare, ascoltare e restare presenti.

 

Una formazione che fa la differenza

Questo progetto formativo non è stato solo un’occasione di aggiornamento professionale: è stato soprattutto un luogo di scambio, di crescita e di condivisione tra strutture. Un’opportunità per rafforzare le reti tra operatori, per confrontarsi su prassi e criticità, per contribuire — giorno dopo giorno — al miglioramento della qualità assistenziale.

 

Articolo tratto dalla rivista Fatebenefratelli  gennaio - marzo 2025

 

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