Il 5 dicembre abbiamo celebrato la Giornata Internazionale del Volontariato, un’occasione per riconoscere l’impegno delle persone che, ogni anno, scelgono di mettere tempo, competenza e umanità al servizio degli ospedali di Tanguiéta e Afagnan.
In questo giorno, vogliamo dare voce al ringraziamento di Fra Fiorenzo, che nel suo recente video-appello ha ricordato quanto il contributo dei cooperanti sia fondamentale per mantenere viva la missione dell’Ospedale Saint Jean de Dieu:
«Devo molta riconoscenza ai cooperanti. Il vostro impegno per noi è fondamentale.
Anche un impegno breve – un mese all’anno, quindici giorni all’anno – se ben preparato, può essere prezioso.
È un’esperienza che segna la vita e fa vedere le cose con un’altra misura di valore.
Qualcuno potrebbe un giorno essere chiamato a fare quello che io sto facendo.
La vocazione che mi ha spinto in avanti è meravigliosa: la auguro a molti.»
Le sue parole raccontano la verità più profonda della cooperazione: non è solo aiuto tecnico, ma un incontro che trasforma chi dona e chi riceve. È un cammino che lascia un segno.
Per questo abbiamo scelto di pubblicare la testimonianza integrale del dott. Piero Buffa, uno dei volontari che hanno condiviso un pezzo importante della loro vita con Tanguiéta, a partire dal 1981. La sua storia, fatta di competenza, dedizione e riconoscenza, incarna perfettamente lo spirito che Fra Fiorenzo descrive.
Sono Piero Buffa, classe 1950, specialista in Chirurgia Pediatrica e ormai pensionato dopo 40 anni di lavoro all'Istituto Gaslini di Genova.
Conobbi Fra Fiorenzo a dicembre 1981 e con lui si stabilì subito un'intesa che non ebbe bisogno di molte parole. Raggiunsi Tanguiéta subito dopo Natale '81 e vi restai due mesi e mezzo, sfruttando un bel po' di ferie arretrate.
L'atmosfera di Tanguiéta, e del St. Jean de Dieu in particolare, era incredibile: avamposto ai cofini della savana, isolato dal resto del mondo (né luce elettrica, né telefono), ma crocevia di etnie e di scambi, ai confini con il Togo (in quel momento storico più evoluto) e con l'attuale Burkina Faso (allora Alto Volta).
Con Fra Fiorenzo e un radiologo tedesco (dr. Peltzer) restammo gli unici medici, con qusi 300 letti e code di pazienti da visitare, arrivati spesso stipati su cammion lungo la pista impervia. Spesso Fra Fiorenzo partiva a caccia per procurare il cibo ai malati dell'ospedale, conservandolo miracolosamente in una enorme cella frigorifera che manteneva la giusta temperatura nonostante il caldo tropicale che la circondava e la presenza di corrente elttrica solo qualche ora al giorno (il grosso gruppo elettrogeno veniva attivato solo quando la sala operatoria entrava in funzione).
La maternità era poco più che una stanzetta, alla notte illuminata solo da lampade a petrolio, e la pediatria ancora non esisteva.
Tra i pazienti che affluivano ben pochi parlavano il francese e per poter comunicare ci si avvaleva di interpreti, vale a dire l'infermiere che ti assisteva, ma che quasi sempre a sua volta ricorreva ad altri interpreti fino ad arrivare alla lingua parlata dal paziente. Spesso una catena di traduzioni che contava anche su quattro, cinque o più passaggi.
Si parlava poco e si lavorava tanto, spesso anche alla notte e Fra Fiorenzo spesso visitava fino a tarda ora, nel silenzio della notte africana. Poi il meglio era, almeno per me chirurgo di formazione, l'attività di sala operatoria.
Pochi strumenti, gesti essenziali, tenacia e fantasia.
Venivo da sei anni di lavoro al Gaslini, con maestri di grande valore, ma senza nessuna esperienza di adulti; quanto ho imparato lavorando a fianco dell'instancabile Fra Fiorenzo!
Dopo 3 missioni a Tanguiéta (1982-83-84) la mia collaborazione si interruppe perchè mi dedicai alla mia famiglia (4 figli arrivati nell'arco di pochi anni).
Ma con Tanguiéta e con Fra Fiorenzo in particolare avevo un grosso debito di riconoscenza. Ci incontrammo nuovamente in Italia dopo vent'anni esatti, nel 2004 e da quel momento partì una nuova collaborazione, in uno spirito completamente rinnovato.
La mia esperienza come chirurgo pediatra era ormai molto consistente e così potei finalmente soddisfare un desiderio che Fra Fiorenzo mi aveva espresso fin dal primo momento, ma che, per onestà intellettuale, non mi ero sentito di esaudire non ritenendomi ancora all'altezza: operare i casi complessi di malformazioni congenite intestinali e non solo, in particolare due patologie molto frequenti che sono il megacolon agangliare e l'imperforazione anale.
Queste due malformazioni costringono, per salvare la vita al bimbo che ne è affetto, a praticare una deviazione dell'intestino sulla cute addominale, che diventa definitiva e pertanto fortemente invalidante soprattutto in contesto rurale africano, a meno che uno specialista sia in grado di fare interventi ricostruttivi molto impegnativi.
La grande lungimiranza dei fondatori e di chi ha gestito e continua a gestire l'attività chirugica del St. Jean de Dieu (Fra Fiorenzo) hanno permesso che uno stuolo di chirurghi internazionali si avvicendasse nelle sale operatorie di Tanguiéta portando ristoro a centinaia di pazienti con problematiche molto complesse che spesso neanche negli ospedali universitari della capitale erano in grado di curare in maniera degna.
In questo spirito ho fatto più di 20 missioni chirurgiche operando decine di casi complessi, andando oltre i limiti della mia pensione e fermandomi solo due anni fa: ritengo infanti che ad una certa età ci si debba confrontare con i propri limiti con grande onestà, ma anche perché nel frattempo un bel numero di medici africani ha imparato in maniera eccellente le tecniche praticate gomito a gomito con gli specialisti stranieri, pervenendo ad una perfetta autonomia. Resta comunque la gioia di aver donato gratuitamente tempo, fatica ed esperienza professionale, vedendone gli effetti positivi non solamente nei pazienti operati, ma anche nel cammino verso la piena autonomia dei colleghi africani.
Una esperienza gartificante come nessun altra nella mia vita e di cui non posso fare a meno di ringraziare uno dei grandi Maestri della mia vita, e sapete di chi sto parlando!
Piero Buffa
Genova 2 divembre 2025
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