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La musica che cura: la parola alla coordinatrice del progetto “RiUscire suonando”

RiUscire suonando: è questo il laboratorio educativo che ha visto la partecipazione degli Ospiti del Centro Sant'Ambrogio a preziosi momenti di produzione musicale. 

Superare le barriere e vivere un'esperienza di libertà: Pinuccia Gelosa, musicoterapeuta e coordinatrice del progetto, ci racconta gli aspetti più significativi dell'attività svolta, che è stata capace di coniugare la valenza individuale e collettiva, artistica e ricreativa grazie alla suggestione e all'incanto della musica. 

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La musica come terapia: il percorso professionale della coordinatrice di "RiUscire suonando"

Pinuccia Gelosa, musicoterapeuta e coordinatrice del progetto RiUscire suonandoMi occupo da oltre 20 anni di musica per persone con disabilità: con altri colleghi ho fondato AllegroModerato, centro di formazione musicale per persone con varie condizioni di fragilità. Le attività in attivo in cui sono presente in qualità di musicista e musicoterapeuta sono: Orchestre da Camera, Orchestra Sinfonica, Band, Coro, Masterclass di percussioni e archi, Musica Eletronica, Orchestra Donne Migranti (Light Orchestra), laboratori orchestrali nei reparti di pediatria di 4 ospedali milanesi.

La cooperativa AllegroModerato è nata con l’intento di dimostrare che la formazione musicale può attivare e sviluppare energie e competenze emotive, cognitive e relazionali. Tali risorse valorizzano la qualità della vita delle persone con fragilità psichiche, mentali e fisiche. La persona, che ha difficoltà nell’organizzazione del pensiero, nella gestione delle emozioni e delle relazioni, trova nell’esercizio del lavoro musicale la possibilità di rielaborare ed esprimere il proprio mondo interiore e di condividerlo con profondità e consapevolezza. 

In più, da diversi anni lavoro in una scuola primaria di Curno con un progetto musicale per bambini con disabilità grave o gravissima e sono docente di pianoforte presso la scuola di musica Dedalo.

 

 

Il progetto creativo ed educativo: partecipazione, coinvolgimento e metodo 

Il progetto è iniziato il 15 aprile 2021 e si è concluso con un saggio-concerto il 24 giugno 2021: il laboratorio proposto ha visto il coinvolgimento diretto e attivo di una ventina di Ospiti, suddivisi in due gruppi, nell'esecuzione di rielaborazioni orchestrali di pagine famose della letteratura sinfonica attraverso un approccio originale agli strumenti dell'orchestra (come violini, violoncelli, contrabbassi, arpe, tastiere, timpani, xilofono, glockenspiel e percussioni varie).

Il metodo, che consente una immediata esplorazione degli strumenti musicali e una facile adesione alle forme e alla sintassi della musica colta, non richiede nessuna competenza tecnica e teorica della musica. Lo scopo del coinvolgimento è duplice:

  1. Consentire una conoscenza diretta delle potenzialità espressive e formative che la musica possiede quando praticata nelle sue forme più gratificanti e complesse.
  2. Permettere l’esplorazione di sicurezze espositive dialogiche e polifoniche in grado di concorrere alla formazione di un sé consapevole.

In più, vi è la stimolazione di maggiori capacità di coinvolgimento, di concentrazione, di attenzione, di dialogo, di gestione delle emozioni e delle proprie potenzialità in un’attività che si dimostra impegnativa ma al tempo stesso piacevole e gratificante.

I gruppi hanno lavorato ed eseguito musiche tratte da Joplin, Bizet, Mozart ed Elgar: il lavoro parte da un approccio particolare agli strumenti, da una riscrittura delle partiture, sia che si tratti di repertorio classico sia che si rielaborino brani moderni e nello specifico.



Far sentire la propria voce: l'incontro con i pazienti

RiUscire suonando, laboratorio creativo del Centro Sant'AmbrogioIl primo incontro con i pazienti è stato vissuto con timore: vedere tanti strumenti importanti spesso trasmette un senso di estraneità e paura di non essere all’altezza, ma nonostante le resistenze, verso la fine dell’incontro la musica ha preso il sopravvento e il clima è diventato più disteso e meno trattenuto.

Tutti, in modi diversi, si sono resi disponibili a sperimentare gli strumenti, ad aderire alle consegne del pianista conduttore e, il sentirsi parte di un’orchestra come protagonisti, ha restituito agli Ospiti il desiderio di tornare e proseguire con l’esperienza. Mi sono sentita accolta, soprattutto dal secondo incontro: i pazienti hanno colto e apprezzato la magia del fare musica insieme.

Ognuno con il proprio strumento ha raccontato di sé, le proprie emozioni, le proprie difficoltà e il proprio bisogno di far sentire la propria voce.



Un gruppo unito e sinfonico: Ospiti, Collaboratori e Operatori alleati per un'unico scopo

In ogni incontro il coinvolgimento dei pazienti si è rivelato con maggiore forza, sempre più propositivi: l’orchestra è riuscita a coinvolgere anche chi per timore o malessere, tendeva a stare ai margini. Mi ricordo il sorriso di alcuni e “l’occhio luminoso” di altri che mi hanno confermato, unito al suono che producevano, il piacere di essere inseriti nel progetto e nella relazione.

Riuscire suonando, progetto Centro Sant'Ambrogio“Mi hai fatto passare la rabbia… Io non sono mai stata una violinista… Da piccola avrei voluto suonare…”: molte volte alcuni pazienti si sono presentati agli incontri dichiarando che avrebbero solo ascoltato, ma poi si sono sempre inseriti attivamente. In questi casi la strategia è stata quella di farli comunque sedere vicino al cerchio dell’orchestra e pian piano coinvolgerli o, soprattutto in un caso, di resistenza forte anche nell’entrare in Auditorium, l’aver invitato il paziente a suonare con me il pianoforte a 4 mani.

Spesso nei saluti: “Ci vediamo mercoledì prossimo?” Oppure dopo il saggio, “Ma anche dopo le vacanze suoniamo?”. L’attenzione al lavoro e la concentrazione sono via via cresciuti in durata e qualità. Supporto indispensabile per tutti gli Ospiti, è stata poi la presenza attiva e discreta delle educatrici di riferimento, capaci di cogliere e di inserirsi, senza sovrapporsi, nella dinamica relazionale tra me e i pazienti.

Molto bello e significativo, vedere educatrici e pazienti, indossare la stessa maglietta per il concerto finale, comprata per l’occasione e personalizzata con una chiave di violino disegnata su ciascuna maglietta. Un gruppo unito, coeso e “sinfonico”, anche nell’immagine esterna: tutti alleati per una stessa finalità.



Il rapporto con gli Ospiti: tra musica, ascolto e relazione

Pinuccia Gelosa, musicoterapista

Il rapporto con i pazienti si è consolidato nella fiducia, visibile nella disponibilità alle richieste musicali. Ricordo con assoluto piacere un Ospite che il mercoledì dopo il pranzo, si allontanava prima dalla Comunità, per venire ad aiutarci nell’allestimento dell’orchestra.

Così come ricordo un altro Ospite che mi ha chiesto se potesse studiare il contrabbasso anche da solo per poi suonare meglio in orchestra, e un paio di Ospiti avrebbero voluto portare il violoncello in camera.

Certamente i pazienti hanno acquisito interesse verso la musica sinfonica, la musica fatta insieme, conquistando abilità inaspettate che andrebbero certamente valorizzate e reinvestite. La musica come tutte le arti richiede cura, attenzione ai particolari, pazienza e tenacia nel migliorarsi: il processo di apprendimento così diventa parte dell’obiettivo artistico e sociale.

La musica si conferma essere un grande mezzo di relazione con cui potersi raccontare, ascoltare, dialogare anche dove il linguaggio è impacciato o la chiusura è più evidente, in una qualità di senso ricca di contenuti. La musica con il suo discreto e irresistibile fascino, riesce a coinvolgere profondamente le persone senza che queste si sentano scoperte e vulnerabili.

 

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