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San Riccardo Pampuri, la missione di servizio all’uomo

1 maggio 2023

Il primo maggio si celebra la figura di San Riccardo Pampuri: una delle figure chiave per l'Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio.

Fra Valentino Bellagente ci aiuta a ricordare le sue gesta e diffondere la testimonianza della sua Fede: leggi l'articolo per saperne di più in merito alla vita di San Riccardo Pampuri.

 

La famiglia e l'influenza cristiana: la testimonianza degli zii

La sua iniziazione alla vita cristiana fu sicuramente influenzata dagli zii materni che lo accolsero come un figlio a Torrino, dopo che Erminio - il suo nome prima di diventare religioso - era rimasto orfano di entrambi i genitori.

Lo zio, il dottor Carlo Campari, era un uomo che non aveva timore di testimoniare la fede cristiana attraverso la parola e l’esempio. Presidente degli uomini di Azione Cattolica, terziario francescano, premetteva ad ogni sua giornata la santa Messa e la Comunione.

Così testimoniava davanti al giovane nipote il suo spirito di preghiera e nello stesso tempo sapeva tradurre l’orazione quotidiana in tante opere di carità verso i suoi pazienti poveri, ma anche verso i seminari, le missioni ed altre iniziative di carità di cui la Chiesa si è sempre distinta.

Accanto alla figura cristianamente equilibrata di zio Carlo, vi era l’altra, non meno importante, di zia Maria. Per Erminio fu una seconda mamma, ma soprattutto aperse gli occhi del ragazzo al mistero dell’Eucarestia, all’adorazione del Santissimo, quale zelatrice delle “lampade viventi”, persone che si organizzavano per assicurare l’adorazione continua davanti al nostro salvatore, presente nel tabernacolo.

Da questo ambiente, fortemente imbevuto di spirito cristiano, Erminio apprese non solo una fede viva, robusta, ma anche un comportamento, un atteggiamento che lo rendeva simpatico a tutti.



Un esempio da seguire, fin da ragazzo

Nonostante il trauma familiare subito, egli cresceva sereno, studioso, obbediente, capace di rendersi amico di tutti. Questa sua ultima caratteristica troverà grande influsso sui compagni di scuola, al punto che non era visto come il “secchione”, ma come colui che sapeva aiutare, stimolare allo studio, senza mai far pesare la sua superiorità intellettuale.

I coetanei, i compagni di scuola, guardavano con una certa ammirazione quel loro amico che sapeva far bella figura in classe, e con la stessa semplicità lo vedovano poi a lungo inginocchiato in Chiesa e fedele alla confessione giornaliera.

Molti di loro, influenzati dall’ambiente positivista allora dominante, vedevano in Erminio la testimonianza concreta di una fede che non temeva la scienza, anzi nella scienza trovava stimoli per vedere nella potenza di Dio la sola risposta a tanti interrogativi di fronte ai quali la scienza è impotente.



La vocazione cristiana: il trascinatore dei giovani alla Fede

Il futuro fra Riccardo è cresciuto lentamente, ma con costanza, rafforzato dagli esempi della sua nuova famiglia. E come trovava naturale essere il primo della classe, con lo stesso impegno trovava naturale essere un autentico testimone di Cristo e trascinatore ad una vera amicizia con il Salvatore di tutti.

«Le testimonianze dei compagni di università a Pavia, dei suoi educatori e professori non fanno altro che confermare l’immagine di un giovanotto di poche parole, sempre sorridente, grande trascinatore verso il beneracconta Fra Valentino Bellagente.

Sebbene non abbia mai avuto incarichi di responsabilità all’interno del circolo universitario Severino Boezio, tuttavia il suo fare, la sua presenza erano fonte di iniziative e di opere di carità. Insomma Pampuri portava i giovani a Cristo, perché innamorato di Lui.

Questo atteggiamento di trascinatore dei giovani alla fede lo troviamo rinvigorito e più esplicito durante il lungo periodo trascorso a Morimondo in qualità di medico condotto.

«Qui diventa il protagonista, il braccio destro del parroco, nonostante le difficoltà che lentamente divennero più insistenti man mano che il partito del fascio si consolidava e voleva monopolizzare ogni attività giovanile, ma il dottore, come era caparbio e diligente nel curare i suoi pazienti, divenne altrettanto caparbio nel difendere i giovani dall’indottrinamento politico che li portava ad allontanarsi dalla chiesa.» spiega Fra Valentino Bellagente. 

E che cosa escogitò di valido, di costruttivo per tanti giovani? Un bel corso di esercizi spirituali annuali. Dalla sua esperienza aveva capito che un corso di quel tipo rendeva il giovane forte e convinto nella propria fede e nello stesso tempo capace di difendersi dai facili indottrinamenti fascisti.

Accanto a questa attività ne sorsero tante altre frutto del suo amore per i giovani: la banda musicale, l’oratorio, le passeggiate in montagna, le feste e soprattutto la liturgia domenicale ben preparata e animata, il catechismo che sapeva spiegare incantando i suoi giovani uditori.

 

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Il desiderio di essere accolto nell'Ordine

Gli anni di Morimondo (1921-1927) furono una vera esplosione della sua dinamica di apostolo del Vangelo e di diffusore del bene, nonostante la salute cagionevole e il desiderio di consacrarsi totalmente al Signore.

«I gesuiti lo avevano rifiutato per poca salute; desiderava andare in terra di missione, ma con la pleurite contratta durante la guerra non poteva certo andare lontano. L’unica sua speranza era quella di trovare un’Ordine, una Congregazione religiosa che lo potesse accogliere.» spiega Fra Valentino.

«La sua entrata tra i Fatebenefratelli non fu una decisione affrettata, ma il risultato di una lunga ricerca e di un cammino che lo portava sempre più vicino ad impersonare il Buon Samaritano 

Anche da frate, nei suoi impegni di medico e di dentista, non dimenticava mai i giovani. Egli aveva per ciascuno una parola preziosa, che andava diritta al cuore, che smuoveva incontro a Gesù che aveva imparato ad amare negli anni lontani della sua fanciullezza quando ogni giorno lo zio Carlo intonava la preghiera, in ginocchio, col Rosario in mano.

«Giovane se n’è andato incontro a quel Dio che era stato l’idea fissa della sua vita. Con il sorriso sulle labbra, si è spento a soli 33 anni. Ma quel sorriso è il segno concreto della sua testimonianza. Solo Dio rende felici, tutto il resto passa e non rimane nulla.» afferma Fra Valentino.



La canonizzazione: la parola a Fra Valentino

«Per l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio è stata una gioia legittima la sua canonizzazione perché è stato il primo santo dell’Ordine dopo il fondatore San Giovanni di Dio, seguito poi da San Giovanni Grande nel 1996 e da San Benedetto Menni nel 1999.» riferisce Fra Valentino. 

«È interessante sottolineare alcuni aspetti della decisione papale: perché, è noto, ogni volta che la Chiesa mette uno dei suoi “campioni” sull’altare, lo fa per riattualizzarne il messaggio in un contesto sociale e culturale che di tale messaggio ha particolarmente bisogno.» spiega.

«Riccardo Pampuri è prima di tutto un’esemplare figura di laico. Infatti facendosi frate, sceglie un ordine laicale. Ma la sua personalità dal punto di vista cristiano era già pienamente maturata prima della consacrazione religiosa: cresciuto in un contesto famigliare genuinamente cristiano, senza bigottismi ma anche senza rispetti umani, il giovane Pampuri portò in un ambiente studentesco difficile qual era, ed è, la facoltà di medicina, una testimonianza esemplare per coerenza, spontaneità e carità, al punto da essere accettato da tutti i colleghi, anche dai più lontani dalla pratica religiosa, con rispetto e amicizia.»

«Una seconda circostanza di rilievo: Riccardo Pampuri è un medico. Dopo la laurea, esercitò la professione nella condotta di Morimondo. I numerosi testimoni ai processi canonici hanno raccontato con ricchezza di particolari come egli interpretò il suo ruolo: con scrupolosa professionalità.» continua Fra Valentino. 

«Riccardo Pampuri interpretò la sua professione come una missione di servizio all’uomo. Oggi si parla moltissimo, perché, purtroppo, moltissimo ce n’è bisogno di “umanizzare” la medicina e l’ospedale.»

«Oggi assistiamo nel nostro Paese allo sfascio della sanità. Se ne parla, sottolineando soprattutto la caduta etica, la scomparsa dei valori, il degrado di una delle più alte “missioni di servizio”, quelle del medico, appunto, a “mestiere”, puro pretesto per un guadagno economico. Il malato diventa spesso oggetto di guadagno e non persona da accogliere e curare.» sottolinea Fra Valentino.

«Il Dottor Pampuri, abituato da cristiano autentico a veder Cristo nei suoi pazienti, decide ad un certo punto della sua vita di fare la scelta “totale” di Dio. Trova nell’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli la soluzione ideale per conciliare due aspirazioni, vivissime in lui, e solo in apparenza contrastanti: continuerà a fare il medico, ma non più da funzionario pubblico, a pagamento, bensì da frate, unicamente per amore di Cristo e dei fratelli, sull’esempio di San Giovanni di Dio.»

«La Chiesa ha impegnato la sua autorità somma nel dichiarare Santo fra Riccardo Pampuri e nella sua maternità lo propone alla nostra venerazione al fine di richiamare a tutti i suoi figli che la santità della vita, sull’esempio di questo medico e frate santo, è da costruire nella ferialità quotidiana, e soprattutto per proclamare gioiosamente la potenza di Dio che ancora una volta, in mezzo agli uomini smarriti e peccatori, ha suscitato con fra Riccardo un capolavoro di grazia.» così conclude Fra Valentino.

 

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