L'Ospedale Sacra Famiglia di Erba ricorda due date simbolo legate all'emergenza sanitaria: il 28 febbraio con l’arrivo del primo malato affetto da Covid-19 e il 4 novembre, il giorno in cui nove ambulanze – in fila una dopo l'altra – erano in attesa al Pronto Soccorso.
Fra Giampietro Luzzato, Priore dell'Ospedale erbese, e Damiano Rivolta, Direttore di Struttura, raccontano la sfida della pandemia in un'intervista a due voci per ripercorrere quest'ultimo anno, fatto di sforzi, fatica, difficoltà, ma anche coraggio, professionalità, valore e Ospitalità.
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Il nostro Fondatore San Giovanni di Dio desidera che i suoi figli abbiano un medesimo cuore e una medesima anima: ci siamo trovati a porre come obiettivo principale la comunione e la Missione, sviluppando le basi per la progettualità ed il cammino fatto.
Un cammino di aderenza e di fedeltà al Carisma in questo tempo sconvolto dall’epidemia generata dal Covid-19, che ci ha reso consapevoli di dover puntare a una forte identità e ugualmente ad un forte senso di appartenenza alla nostra Famiglia Ospedaliera e alla Chiesa.
In questi mesi è stato necessario ridimensionare alcune attività, rinforzarne altre e allo stesso tempo aprirsi a nuovi modi di assistere e gestire. In questo anno 2020 abbiamo cercato di affrontare la complessità gestionale, con un'adeguata educazione al senso della condivisione, come vera e propria esigenza interiore.
Questo ha richiesto “audacia” e “creatività”, nonché la forza di abbandonare il “comodo” criterio del “si è fatto sempre così” e di assumere il rischio della provvisorietà e dell’urgenza. Questa è stata una chiamata di carattere impellente, che quindi non consentiva di tardare una pronta risposta alla comunità e al territorio.
L’Ospedale nel corso dell’anno ha subito una continua evoluzione, che ha stravolto l’attività tradizionale, investendo tutte le aree – medico, chirurgiche e diagnostiche – per rispondere all’emergenza che ci ha completamente travolti.
Inserimento di nuove équipe, mutamento nelle tecniche assistenziali, innovativi metodi di lavoro, soprattutto multidisciplinari: il tutto è stato orientato ad una migliore e più completa attenzione al malato, ma in particolare ai metodi di cura fino ad ora mai affrontati prima d’ora.
Bassa conoscenza della malattia, mancanza di ausili di protezione e di strumentazione medica e limitate nozioni sui trattamenti più efficaci: queste sono state le principali difficoltà affrontate un anno fa all’inizio della pandemia.
Forza, speranza e solidarietà ci sono state infuse dalla comunità che si è “stretta” attorno a noi, sostenendoci anche attraverso diverse donazioni e contributi concreti. Un particolare ringraziamento va a tutti i nostri benefattori e, in particolare, al Sindaco e all’amministrazione comunale di Erba.
In questi mesi sono state molte le manifestazioni di vicinanza alla Struttura erbese e al nostro Ordine: la Domenica di Pasqua e in occasione del Natale, ad esempio, abbiamo ricevuto l’inchino delle Forze dell’Ordine che hanno salutato gli operatori sanitari con il suono delle sirene e portato doni per tutti.
Inoltre, in questo momento di estrema difficoltà la Pastorale della Salute è diventata un terreno d’incontro, in cui sono state sperimentate nuove collaborazioni, per assistere pazienti e operatori grazie all’uso di nuovi mezzi di comunicazione, capaci di aggregazione e di dare conforto in situazioni di sofferenza e vulnerabilità.
Accanto a tutto questo, la Comunità Religiosa e Ospedaliera ha messo in atto una continua e costante preghiera, trasmessa dalla televisione interna e dando così ai malati la possibilità di poter pregare e partecipare spiritualmente alle funzioni liturgiche.
La gestione dell’emergenza pandemica, nella sua drammaticità, ha portato alla scoperta di risorse inespresse che costituiranno le basi per la definizione dell’Ospitalità del futuro. Le barriere strutturali, organizzative, gestionali – ma soprattutto quelle emotive – sono state prima abbattute, poi superate e gradualmente rese flessibili e resilienti al grande “tsunami” Covid.
È ormai passato un anno dal primo paziente che si è presentato all’Ospedale Sacra Famiglia di Erba e nessuno, allora, poteva prevedere quello che sarebbe accaduto: l’organizzazione, l’alta specializzazione, la divisione funzionale in reparti è stata completamente rivista per lasciar spazio ad una gestione quotidiana del paziente, ma anche dello sforzo e della fatica degli operatori.
La programmazione a medio-lungo termine è stata completamente annullata e, conseguentemente, l’organizzazione dei reparti come tradizionalmente la conoscevamo.
Gli operatori sono stati la vera risorsa chiave che ha consentito di affrontare la pandemia senza arrivare al default dell’Ospedale. Hanno affrontato prima di cuore e poi di testa il virus, i continui mutamenti nella loro prassi operativa e nella situazione contingente, dimostrando il valore dell’Ospitalità che contraddistingue le Strutture dei Fatebenefratelli.
L’Ospedale ha visto 3 fasi differenti tra loro:
La Struttura non era pensata per gestire tale impatto: molto è stato fatto, anche in collaborazione con la Protezione Civile e altre aziende ospedaliere, per studiare nuovi percorsi ed ambiti per la permanenza in sicurezza di ospiti e Collaboratori.
Tutto questo ci ha portato a ripensare lo sviluppo dell’Ospedale per il prossimo quinquennio, traendo spunto proprio dalle criticità che il Covid ha evidenziato: nuove modalità di accesso, nuovi percorsi per l’urgenza e sdoppiamento della terapia intensiva sono solo alcune delle progettualità che saranno sviluppate nei prossimi anni per l’Ospedale di Erba, mantenendo sempre vivi i valori portanti del nostro Ordine.
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