Ci sono luoghi in cui la medicina non è solo una questione di diagnosi e terapie.
Luoghi in cui essere curati significa, prima di tutto, essere visti come persone.
L’Ospedale Saint Jean de Dieu di Tanguiéta, nel nord del Benin, è uno di questi luoghi.
Albertine ha cinquant’anni, è madre di famiglia e arriva da Kara, nel Togo settentrionale. Quando varca le porte dell’ospedale, è stanca, provata da un dolore persistente, dalla febbre e dall’angoscia di non sapere cosa stia davvero accadendo al suo corpo. Come molte altre persone, attraversa un confine non solo geografico, ma umano: quello tra la paura e la speranza.
Appena arrivate, due giovani donne ci hanno accolto con un sorriso e ci hanno accompagnate. In quel momento ho capito che non ero solo una paziente, ero una persona.
Durante il suo ricovero, Albertine non riceve soltanto cure mediche. Riceve ascolto, rispetto, presenza. Valori che, in contesti di grande fragilità, possono fare la differenza quanto – se non più – di una terapia.
Sono stata guardata con compassione. E questo cambia tutto.
Fondato nel 1970 e gestito dall’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, l’Ospedale di Tanguiéta è oggi un punto di riferimento per migliaia di persone provenienti dal Benin, dal Togo e dal Burkina Faso. Qui nessuno viene escluso per la propria origine, religione o condizione economica.
Anche se non hai niente, non ti lasciano morire. Prima ti curano, poi cercano una soluzione.
Questa frase di Albertine racconta meglio di qualunque dato cosa significhi mettere la persona al centro. Un approccio che unisce competenza medica, attenzione umana e impegno sociale, reso possibile anche grazie al sostegno di partner e donatori che credono in un’idea di sanità accessibile e giusta.
Come ogni grande realtà che opera in condizioni complesse, anche l’Ospedale di Tanguiéta affronta difficoltà. Albertine lo racconta con lucidità e rispetto: attese lunghe alla cassa e in farmacia, momenti di fatica che incidono sull’esperienza dei pazienti.
Non è una critica sterile, ma una richiesta concreta, nata dal desiderio che questo luogo possa funzionare sempre meglio per tutti.
Ed è proprio questa trasparenza a rendere la testimonianza ancora più autentica.
Nonostante le difficoltà, il bilancio umano dell’esperienza è chiaro.
Se sono ancora qui, è grazie a Tanguiéta.
Con oltre 421 posti letto e reparti specializzati in chirurgia, pediatria e medicina generale, nel solo 2024 l’Ospedale Saint Jean de Dieu di Tanguiéta ha curato più di 40.000 pazienti. Numeri importanti, che però acquistano senso solo quando diventano storie, volti, vite che riprendono il loro cammino.
UTA sostiene questo ospedale perché crede in una sanità che non umilia, non esclude e non volta le spalle. Una sanità che non si limita a “salvare”, ma accompagna.
Ogni contributo, piccolo o grande, aiuta a garantire cure, accoglienza e futuro a chi, come Albertine, ha bisogno non solo di medicine, ma di umanità.
Sostieni anche tu l’Ospedale di Tanguiéta.
Perché la cura, quando è davvero tale, restituisce dignità.
Ci dedichiamo per missione ai malati e ai bisognosi coniugando l’attenzione al corpo e allo spirito nel rispetto della persona e della sua individualità.
Attraverso la promozione delle opere portiamo il Vangelo nel mondo della sofferenza e del dolore affiancando il paziente come professionisti della salute.
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