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Una vita per la missione: celebrando Fra Fiorenzo Priuli, Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica

9 luglio 2025

Lunedì 8 luglio 2025, presso l’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, si è svolta una cerimonia intima e profonda in onore di Fra Fiorenzo Priuli, medico, missionario e frate dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Lo scorso 7 aprile, il Presidente della Repubblica gli ha conferito la Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica per i suoi oltre cinquant’anni di servizio negli ospedali africani di Tanguietà (Benin) e Afagnan (Togo), dove ha rappresentato in modo esemplare la vocazione ospedaliera dei Fatebenefratelli.

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Una medagli che parla a tutti noi

Dopo il benvenuto del Direttore dell’IRCCS Renzo Baldo, ha preso la parola Fra Massimo Villa, Superiore Provinciale della Provincia Lombardo Veneta, che ha voluto contestualizzare la portata del riconoscimento.

«Questa medaglia è un segno, un simbolo visibile. Ma ciò che essa rappresenta va oltre la persona di Fra Fiorenzo: è il riconoscimento di un’intera storia di dedizione, di un’idea di missione che nasce da lontano e che continua a vivere ogni giorno nei gesti più semplici. Da più di sessant’anni la nostra Provincia è presente in Africa. Non si diventa missionari perché si parte qualche settimana o si fa visita a un’opera. Missionari si diventa quando si sceglie, per tutta la vita, di stare accanto ai poveri, ai malati, ai dimenticati. Fra Fiorenzo lo ha fatto con competenza, con passione, con fede. E oggi, in lui, celebriamo anche la fedeltà di tanti fratelli che hanno scelto la stessa strada».

Fra Massimo ha ricordato anche come l’esperienza africana dei Fatebenefratelli sia nata da un’intuizione forte e visionaria, quella di Fra Mosè Bonardi, che nel 1959 avviò i primi contatti in Togo e Benin. Un’intuizione che oggi continua grazie a chi, come Fra Fiorenzo, ha deciso di restare.

 

Medicina, empatia e giustizia

Il Dott. Germano Bettoncelli, Presidente dell’Ordine dei Medici di Brescia, ha offerto una riflessione intensa sul senso della professione medica oggi, a partire dalla testimonianza di Fra Fiorenzo.

«In un tempo in cui la medicina sembra dominata dalla tecnologia, dall’efficienza e dalla specializzazione spinta, l’esperienza di Fra Fiorenzo ci ricorda che l’essenza vera di questa professione è ancora fatta di sguardi, di mani che curano, di presenza reale. Il suo impegno in Africa è un gesto radicale di rottura con l’indifferenza, un modo per dire che nessuno può essere lasciato indietro. È una lezione per tutti noi: ci invita a riscoprire il cuore umanistico della medicina, che non è solo scienza, ma anche relazione, ascolto, prossimità».

Bettoncelli ha inoltre denunciato la progressiva marginalizzazione delle grandi agenzie internazionali di salute pubblica e la perdita di attenzione verso le malattie che colpiscono i Paesi più poveri, come malaria, tubercolosi e HIV, ancora oggi drammaticamente presenti nei contesti in cui Fra Fiorenzo opera.

Saluti

 

La voce di Fra Fiorenzo: memoria e visione

Nel suo intervento, Fra Fiorenzo Priuli ha ripercorso con lucidità e umanità la propria storia. Dai primi passi da infermiere, passando per la formazione medica affrontata tra mille difficoltà, fino al ritorno in missione come chirurgo, ogni parola ha rivelato un intreccio profondo tra vocazione, competenza e sacrificio.

«Quando ho ricevuto quella cartolina, da ragazzo, con scritto “questa sarà la terra della tua missione”, non immaginavo che tutta la mia vita sarebbe davvero trascorsa lì. Ma non si parte per caso. Si parte preparati, si parte scegliendo di servire, anche quando questo significa rimettere in discussione tutto. Ho avuto la tubercolosi, ho rischiato la vita. Ma non mi sono mai tirato indietro. Perché la missione è troppo bella perché finisca».

Ha parlato di ospedali costruiti mattone dopo mattone, di TAC da riparare con creatività e determinazione, di interventi chirurgici realizzati con strumenti di fortuna, ma soprattutto ha insistito sulla necessità di formare le nuove generazioni:

«Abbiamo formato decine di specialisti. Molti hanno preso altre strade, certo. Ma noi continuiamo. Stare accanto ai giovani medici, insegnare non solo le tecniche, ma anche i valori, è il modo migliore per far sì che l’ospitalità continui. Bisogna restare, essere presenti. Anche solo per dare i punti della pelle: non è una parte meno importante».

Infine, ha voluto rivolgere un pensiero a chi ha reso possibile tutto questo:

«Se oggi possiamo curare, costruire, formare, è perché tanti ci hanno creduto. Ci sono persone che ogni giorno continuano attraverso le donazioni a sostenere i nostri progetti. Tutti, allo stesso modo, sono parte di questa missione. La fiducia di chi ci sostiene è una forza concreta, che ogni giorno ci permette di andare avanti».

La cerimonia

 

Il grazie della comunità

Alla cerimonia hanno partecipato anche il Rettore dell’Università di Brescia, Prof. Francesco Castelli, la sindaca di Capo di Ponte, Ida Bottanelli, e i rappresentanti delle associazioni che da anni sostengono gli ospedali africani, in particolare UTA Onlus – Uniti per Tanguietà e Afagnan.

Il valore della cerimonia non è stato solo commemorativo. È stato un atto di riconoscenza collettiva, ma anche una chiamata a proseguire nel solco tracciato.

Concludendo l’incontro, un sentito ringraziamento è stato rivolto a tutti i religiosi Fatebenefratelli, ai volontari, ai collaboratori dell’IRCCS di Brescia giunti numerosi e a tutte le autorità istituzionali che con la loro presenza hanno voluto onorare Fra Fiorenzo e, con lui, la missione ospedaliera e umanitaria che da secoli contraddistingue l’Ordine.

 

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