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Dodici anni di servizio come Superiore Generale: intervista a Fra Jesús Etayo

31 ottobre 2024

Durante il Capitolo Generale in corso, Fra Jesús Etayo, Superiore Generale dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, ha condiviso con noi una riflessione sincera e sentita sui suoi ultimi dodici anni di servizio. Un periodo denso di esperienze profonde, sfide globali e momenti che hanno segnato la sua vita e quella dell’Ordine, contribuendo a definire il futuro dell’Ospitalità. Fra Jesús, parlando di questi anni, rivela l'intensità e la ricchezza del suo ruolo e traccia un messaggio di speranza e dedizione rivolto ai fratelli e ai collaboratori, chiamati oggi a proseguire nella missione con coraggio e determinazione.

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Un periodo di grande ricchezza e onore

Alla domanda su come descriverebbe questi dodici anni alla guida dell'Ordine, Fra Jesús riflette:

“Beh, 12 anni sono tanti… È stato un periodo immensamente ricco per me come persona. Ho avuto l’onore di vivere profondamente la vita dell'Ordine, la vita di Ospitalità, e di far parte di qualcosa di più grande. Ho vissuto esperienze che mi hanno arricchito in modo incommensurabile, e, sopra ogni cosa, è stato un onore, perché mi è stata data la fiducia dei fratelli e di Dio per svolgere questo servizio. È stata anche una grande responsabilità, ma posso dire di essere felice. In sintesi, sono stati 12 anni di grande ricchezza.”

 

Momenti significativi: tra dolore e gioia

In questi dodici anni, Fra Jesús ha vissuto momenti di immensa gioia ma anche prove difficili che hanno toccato profondamente lui e l’intero Ordine.

Ci sono stati momenti molto belli e momenti duri,”. Fra questi, ricorda la crisi dell’Ebola che ha colpito i fratelli e i collaboratori in Africa, segnando un periodo di grande sofferenza e difficoltà. Poco dopo, un’altra grande prova è stata la pandemia di Covid-19.

“La pandemia ci ha messo tutti alla prova," prosegue, "non solo perché ci ha costretti a restare chiusi nelle nostre case, ma perché abbiamo perso fratelli, collaboratori e tante persone care. Abbiamo tutti vissuto momenti difficili legati a ciò che la pandemia ha portato con sé.”

Tra i momenti dolorosi, Fra Jesús cita anche la perdita dell’Ospedale dell'Isola Tiberina a Roma, una struttura che era nelle mani dell’Ordine da oltre 400 anni. Tuttavia, accanto a queste difficoltà, ci sono stati anche momenti di gioia. Ricorda con emozione il conferimento del Premio Principe delle Asturie all’Ordine, un riconoscimento che non celebra tanto l'istituzione quanto l'impegno quotidiano di tutti i fratelli e collaboratori che dedicano la loro vita agli altri.

Fra Jesús parla anche delle visite alle comunità più remote dell’Ordine, occasioni in cui ha potuto vedere di persona come tanti fratelli e collaboratori vivano il carisma di San Giovanni di Dio con semplicità e devozione. Inoltre, uno dei successi più significativi per l’Ordine è stato il recupero dell’Ospedale di Granada, fondato da San Giovanni di Dio stesso, una struttura che dopo la confisca avvenuta durante il periodo di laicizzazione in Spagna è stata finalmente restituita all’Ordine. “Grazie alla Provincia Spagnola, stiamo lavorando per riportare in vita questo gioiello,” afferma Fra Jesús con gratitudine.

 

Le priorità per il futuro dell'Ordine

Guardando al futuro, Fra Jesús riflette su come l’Ordine possa crescere e svilupparsi.

Si può sempre fare di più ma non ho mai vissuto questo ruolo come un compito da svolgere in solitudine. Sono solo un anello della catena, anche se, come Generale, occupo un ruolo di grande responsabilità” ammette.

Fra Jesús riconosce che sarebbe stato desiderabile avanzare più rapidamente su alcuni fronti, ma anche che ogni provincia ha i propri tempi e specificità.

La nostra tradizione è di garantire una certa autonomia alle province, ma capisco anche che unire le forze, magari anche con fusioni tra province, potrebbe essere una strada per affrontare alcune sfide. Mi sarebbe piaciuto poter fare di più, ma sono soddisfatto dei progressi compiuti finora.”

 

Un messaggio per la grande Famiglia di Ospitalità

Infine, Fra Jesús rivolge un messaggio ai fratelli, ai collaboratori e a tutti coloro che fanno parte della famiglia dei Fatebenefratelli.

Abbiamo bisogno di coraggio,” dichiara, per continuare con l’Ospitalità. Il Signore continua a chiamarci a vivere l’Ospitalità, e in questo Capitolo ci siamo ricordati di quando Dio chiamò Mosè, dicendogli: ‘Ho sentito il dolore del mio popolo e ti mando’. Anche oggi il Signore ci manda perché nel mondo c’è molto dolore, molta sofferenza, e siamo chiamati a rispondere con compassione e generosità.”

Il secondo messaggio che Fra Jesús vuole lasciare riguarda il coinvolgimento dei laici e dei collaboratori nella missione dell’Ordine.

Oggi, grazie alla collaborazione dei laici, possiamo portare avanti la missione dell’Ospitalità; molti di loro sentono la chiamata a vivere il carisma, non solo per professionalità ma anche come vocazione. Siamo in tanti e spero che saremo ancora di più, uniti nel portare avanti un’alternativa di Ospitalità e accoglienza per chi è solo, per gli immigrati, per chi è vittima di violenza o discriminazione.”

Fra Jesús conclude con un invito alla famiglia dei Fatebenefratelli ad essere, con umiltà, “orgogliosi” della loro missione:

“È il Signore che ci dà questa vocazione e ci manda ogni giorno a fare del bene agli altri.”

 

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