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La parola ai Professionisti dell'IRCCS: l'evento sulla salute mentale

Venerdì 13 ottobre si è svolto presso l'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio un convegno dedicato per la Giornata Mondiale della Salute Mentale dal titolo "Il ruolo dell’IRCCS nella rete dei servizi per la salute mentale: programmi innovativi per il cittadino".

I nostri Professionisti hanno esplorato diversi temi: dalle nuove frontiere della salute mentale, alle terapie innovative fino alla depressione in gravidanza. 

In questo articolo riportiamo alcuni estratti delle presentazioni.

- Il contesto attuale: i servizi di cura per la salute mentale
- Il posizionamento dell’I.R.C.C.S nel sistema sanitario
- La traslazionalità dalla ricerca e la clinica: dai servizi clinici ai percorsi innovativi
- Le nuove frontiere di ricerca nel campo della salute mentale
- La depressione in gravidanza: gli effetti e il supporto alle madri 
- Depressione ed efficacia del trattamento farmacologico
- Il progetto europeo e regionale JA ImpleMENTAL

 

Il contesto attuale: i servizi di cura per la salute mentale

Il Sistema Italia è un sistema avanzato che può essere preso da esempio dagli altri Paesi. Ma qual è la situazione in merito all'erogazione di cura sulla salute mentale? 

Il Dottor Antonio Vita - Psichiatra, Direttore Dipartimento di Salute Mentale e Servizi per le Dipendenze, ASST Spedali Civili di Brescia; Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali, Università degli Studi di Brescia - e la Dottoressa Ghidoni, Direttrice Scientifica dell’IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia - ci offrono il loro parere esperto.

"Anche noi abbiamo la necessità di adattare il Sistema alle esigenze dei pazienti, ma alcuni servizi non sono ancora così preparati. Bisogna ripensare e rivedere le proposte di sviluppo organizzativo. C'è un'attenzione molto forte, e si ha bisogno di un nuovo piano che tenga conto delle esigenze e della ricerca." afferma il Dottor Vita.

"Parallelamente c'è il diritto ad accedere a cure di buona qualità: si deve riflettere sulla capacità di erogare cure efficaci, che non sono diffuse ovunque. Non si parla solo di trattamenti farmacologici ma psicosociali e di ricerca traslazionale per trovare nuovi approccio e testarne l'efficacia." continua.

Nel 1947 l'OMS ha messo le basi del concetto bio psicosociale della Salute, ma ultimamente si parla di salute globale che deve includere gli aspetti economici, ambientali e culturali.

"Si deve porre attenzione alle differenze in termini di uguaglianze di risorse che una persona può sperimentare in una data realtà o nel confronto tra diversi Stati." afferma la Dottoressa Ghidoni.

"La salute non è disgiunta dal peso che la malattia ha nella vita di una persona. Nel 2019 uno studio sulla salute mentale ha rilevato come 125 milioni di giornate vissute in condizione di disabilità affliggevano le persone. Sottolinea come la precarietà della salute mentale sia associata a forme di disabilità." dettaglia.

"Tra le principali patologie impattanti spiccano depressione, ansia e Alzheimer. In media, l'ammontare è di 5 anni persi, ed è rimasto invariato dal 1999 al 2019. Si ha molta strada da fare in ambito di ricerca e di assistenza."

In questo contesto si nota il ruolo fondamentale dell'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio nell'elaborazione di nuovi approcci sperimentali la cui validazione è essenziale per nuove cure terapeutiche. Nel farlo, l'IRCCS è in collaborazione con l'Università di Brescia e l'Università di Brescia e il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze.

Vediamo qual è il suo posizionamento nel sistema sanitario.

 

Il posizionamento dell’I.R.C.C.S nel sistema sanitario

"Senza ricerca non c'è cura; e senza organizzazione non c'è ricerca." così introduce il tema la Dottoressa Ghidoni.

Cos'è un IRCCS e quanti sono in Italia? Secondo i dati del Ministero della Salute se ne contano 54 in tutto il Territorio, con 13 mila ricercatori, 652 mila ricoveri annui. L'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio è situato in Lombardia, ed è l'unico che ha un riconoscimento scientifico sulle malattie psichiatriche e sul decadimento cognitivo.

Il PNRR nella missione 6, nell'ambito della NextGenerationEU, sta cercando di innovare lo Stato. Ciò comporta cambiamenti e riforme a cui è stato soggetto anche il nostro Istituto.

"Il cambiamento è per il miglioramento dell'innovazione terapeutica dei pazienti. Ci sono due aspetti fondamentali:

  • la Regione ha un ruolo sempre più importante per gli IRCCS come interlocutore primario;
  • l'innovazione tecnologica richiede un aumento delle competenze.

Ciò comportaun dialogo costante anche con le Istituzioni." spiega la Dottoressa.

L'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio si inserisce nell'"Ecosistema innovativo della Salute" con due network: uno di trasferimento tecnologico con 54 centri italiani; uno di diagnostica avanzata con 43 centri. Collabora inoltre con 30 Paesi a livello internazionale per avere un confronto diretto con altre competenze e altri Sistemi Salute.

La ricerca ha quindi un ruolo fondamentale per offrire delle cure ai pazienti, trovando concretezza terapeutica. L'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio di Brescia si sta impegnando in diversi Progetti al fine di esplorare tematiche di cui ancora poco si conosce. Scopri di più a questo articolo: Il posizionamento dell’IRCCS nel sistema sanitario.

Visita la pagina di Ricerca dell'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio per approfondire le attività.

 

SCOPRI L'ATTIVITÀ DI RICERCA

 

La traslazionalità dalla ricerca e la clinica: dai servizi clinici ai percorsi innovativi

L'importanza del ruolo dell'assistenza e dei servizi clinici è ribadita anche da quello che il Ministero richiede agli Istituti: qualità dell'erogazione delle cure. 

Il Dottor Giovanni Battista Tura - Psichiatra, Dirigente Responsabile struttura complessa di Psichiatria, Responsabile Linea di Ricerca di Psichiatria, IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Brescia - e la Dottoressa Roberta Rossi - Psicologo, Responsabile Unità di Psichiatria, IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Brescia - ci parlano di questo tema.

"In ambito psichiatrico la ricerca ha un alto livello di complessità. Per coinvolgere il cittadino bisognare dare risposte di qualità rendendolo cosciente del valore aggiunto della ricerca, coinvolgendolo in modo attivo e diretto in ogni fase." inizia il Dottor Tura.

I programmi dell'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio osservano l'intervento clinico su tematiche di maggior evidenza: depressione, disturbo bipolare, comorbilità somatiche e decadimento cognitivo e approcci che vedono al centro il lavoro sulla qualità di vita.

I nostri ambulatori hanno le seguenti priorità:

  • la centralità della persona e del suo funzionamento prima della diagnosi; 
  • il coinvolgimento del paziente nel percorso di cura;
  • la continuità tra cura e riabilitazione;
  • la minimizzazione della differenza tra gli ambienti di cura e quelli di vita;
  • il coinvolgimento in attività necessarie in ambiente naturale;
  • l'adozione di un approccio multidisciplinare, dal dietista al fisioterapista fino all'assistenza spirituale.

Visita ambulatoriale

"L'11% della popolazione che abbiamo ospitato nel 2022 ha meno di 25 anni; il 59% sono nel dipartimento di Salute Mentale." racconta il Dottore.

"Tra l'offerta del nostro Ordine Ospedaliero si ha anche le MAC - Macroattività ambulatoriale ad alta complessa assistenziale. A livello territoriale l'abbiamo offerta in ambito psichiatrico: ha accessi settimanali per tempi lunghi con Equipe multidisciplinari e un piano articolato. La ricerca può essere introdotta per affiancare i percorsi di cura. I nostri ambulatori si stanno specializzando anche nella questione dei migranti e nella marginalità sociale." spiega il Dottor Tura.

La ricerca traslazionale della Provincia Lombardo Veneta nasce per un'esigenza clinica degli anni 2000 dalle Casette del Pampuri in cui in questi anni si osserva un cambiamento nel panorama della popolazione che chiede percorsi di cura.

Se prima, infatti, la patologia più frequentemente trattata era la schizofrenia adesso si osserva un quadro clinico diverso composto da giovani con buone funzioni base. Tutto ciò richiede cambiamenti nella terapia.

"Ci siamo chiesti chi fossero questi pazienti e quali potessero essere nuovi interventi terapeutici, modificando le procedure. Per lavorare con pazienti affetti da disturbo borderline è necessario modificare il percorso di cura." afferma la Dottoressa Rossi.

"È nata così un'area che studiava le caratteristiche del disturbo borderline con tecniche che fino a quel momento erano usate solo per le demenze. Abbiamo creato un database, ma mancava un tassello: la sinergia tra clinici e neuro scienziati."

"Ricercatori e scienziati hanno iniziato a lavorare insieme nel Progetto Climamite che ha lo scopo di valutare gli effetti clinici e biologici di due modelli di psicoterapia messi a confronto: quella metacognitiva interpersonale con il trattamento clinico strutturato già comprovato come efficace." spiega. 

I pazienti sono stati accompagnati con percorsi individuali e di gruppo con associata la terapia farmacologica. Hanno partecipato 39 pazienti, dal punto vista della sintomatologia entrambi i modelli hanno dimostrato efficacia. Entrambi i modelli riescono a rimodulare uno dei marcatori per eccellenza: l'attivazione dell'amigdala che controlla la regolazione emotiva. Si è anche osservato un miglioramento dei livelli di ossitocina.

La psicoeducazione è anche per i famigliari in quanto il disturbo borderline agisce sull'ambiente del paziente. I famigliari hanno un carico enorme ma alla fine del trattamento si è osservata una riduzione del carico soggettivo ed emotivo ma anche una modulazione della sintomatologia ansiosa e depressiva dei caregiver. Si tratta di 12 incontri di gruppo che danno risposte importanti.

"Il tema dello stigma è un'altra questione importante: i pazienti borderline sono i più stigmatizzati perché sono difficili da trattare. L'unica variabile che sembra ridurlo è la formazione." evidenzia la Dottoressa.

L'età media dei pazienti è di 18-19 anni per riuscire a intervenire precocemente sulla malattia.

"Si sta lavorando sulle scuole del territorio di Brescia per intercettare i segni che possano essere precursori del disturbo borderline e ci si è focalizzati sulla regolazione emotiva. Si sono insegnate strategie di regolazione emotiva per far fronte ai momenti di difficoltà." racconta la Dottoressa.

Ma qual è il panorama della ricerca scientifica? Continua a leggere gli estratti dei nostri Professionisti.

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Le nuove frontiere di ricerca nel campo della salute mentale

Nell'ambito della salute mentale ci sono alcune novità e aree innovative che caratterizzano gli ultimi anni: ce ne parla il Dottor Giovanni De Girolamo, Psichiatra, Responsabile Unità di Psichiatria Epidemiologica e Valutativa, IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Brescia

Secondo il Dottore ci sono due aree innovative nella ricerca per la salute mentale. 

  • Genetica e variabili biologiche. Nel 2022 è stato pubblicato un articolo di ricercatori francesi che hanno testato un nuovo biomarcatori i quali, se testati su un soggetto che manifesta per la prima volta una forma depressiva, permettono di capire se si ha un'espressione unipolare o bipolare.
  • Brain image. È stata condotta una meta-analisi relativamente all'uso della risonanza magnetica nei pazienti con un primo episodio psicotico. È emerso come solo nel 6% la risonanza ha fornito dati clinici potenzialmente utili.

Oltre a queste, altri sono i filoni tematici più trattati negli ultimi anni.

  • Tecniche digitali. Viene indagata soprattutto la nomofobia ovvero l'attaccamento patologico al cellulare. Secondo uno studio napoletano sui giovani è emerso come sia un indicatore di cattiva salute mentale.
  • Psico farmacologia. Negli ultimi 2/3 anni c'è stato l'avvento di farmaci psichedelici.
  • Intelligenza artificiale. Ha un ruolo primario come ausilio per la diagnosi e il trattamento.
  • Uso di nuovi farmaci per contrastare l'obesità di cui molti pazienti sono affetti.

 

Trattamento nella depressione e test di farmacogenetica

La salute mentale ha un grande impatto in termini sociali e economici: le donne e i giovani pagano un tributo molto forte in termini di sofferenza. Investire in ambito di salute mentale serve a proteggere la società in vista di un futuro che vedrà psicologi e psichiatri sempre più coinvolti per via di problemi in forte aumento - come la crisi pandemica, quella ambientale e i conflitti internazionali.

"Una buona porzione di malati che vengono trattati con i farmaci non risponde correttamente, il 30% ha una vera e propria farmaco resistenza: investire nella Ricerca permette di evitare la cronicizzazione e avere una terapia maggiormente personalizzata anche a livello non farmacologico. La medicina di precisione si lega anche alla definizione di programmi riabilitativi." spiega la Dottoressa Alessandra Minelli - Psicologo, Professore Associato, Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale, Università degli Studi di Brescia.

I test farmacogenetica sono strumenti di supporto decisionale: danno delle informazioni aggiuntive e aiutano la risposta sintomatologica diminuendo l'insorgenza degli effetti collaterali.

"Negli ultimi 10 anni hanno avuto un forte incremento di vendita, ma sono un pericolo perché i risultati non sono interpretati da professionisti e quindi potrebbero suscitare paure e timori. Non ci sono dati scientifici a supporto quindi il mercato è stato più veloce della ricerca." riferisce la Dottoressa Minelli.

"Di fatto, le malattie mentali si creano per molteplici fattori ambientali e fattori genetici. Tali test riconoscono e indagano solo pochi geni quindi non hanno evidenze veritiere e sono molto semplificati." continua

"Ciononostante gli studi che hanno stratificato le analisi hanno trovato che, in sottogruppi di pazienti, i test di farmacogenetica hanno avuto risultati positivi in termini di risposta al farmaco. Si tratta di pazienti con maggiore resistenza, per i quali i clinici hanno bisogno di maggiori informazioni.sottolinea la Dottoressa.

Anni fa è stato scritto un Progetto per superare i limiti dei test farmacogenetici il cui coordinatore è il Dottor Gennarelli, Biologo, Responsabile Laboratorio Genetica, IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Brescia; Direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale, Università degli studi di Brescia.

"Un progetto con lo scopo di trovare dati clinici. Se un paziente era desideroso di cambiare un farmaco allora gli veniva chiesto se voleva che la terapia fosse suggerita dai test di farmacogenetica. La risposta è stata molto positiva con molto entusiasmo." dettagliano.

"Ogni 4 settimane sono state svolte delle visite e fatti assessment molto complessi. Alla fine è rilasciato un report interattivo che spiega i motivi delle indicazioni di prescrizione a livello di farmacogenetica e farmacodinamica."

La consapevolezza è fondamentale, essendo dati complessi da gestire, il paziente deve sempre essere accompagnato nel percorso di cura. 

Vuoi scoprire tutti gli ambulatori della Provincia Lombardo Veneta? Visita l'Area dedicata.

 

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La depressione in gravidanza: gli effetti e il supporto alle madri 

La Dottoressa Annamaria Cattaneo - Biotecnologo, Responsabile Laboratorio di Psichiatria Biologica, IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Brescia; Professore Associato, Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Università degli Studi di Milano - si è invece soffermata sulla depressione in gravidanza.

Quando si parla di depressione in gravidanza non si può dimenticare che ha delle conseguenze anche per il bambino. La depressione perinatale è ancora troppo sottostimata e poco diagnosticata in quanto sintomatologia depressiva non è riconosciuta e le donne non sono prontamente prese in carico.

"Ci sono due fattori chiave. Il primo è quello biologico, si tratta di un periodo in cui l'organismo viene rivoluzionato a livello ormonale quindi spesso non si riconosce il malessere. Un secondo fattore è quello sociale: una mamma si sente obbligata a sentirri felice, ma in realtà non sempre si deve e si può essere felici." afferma la Dottoressa Cattaneo.

Nel 2020, 1 donna su 5 nel periodo perinatale ha riscontrato disturbi mentali. Il 97% di esse non riceve supporto per la loro condizione e l'86% dei suicidi di queste donne potrebbe essere evitato.

Ma quali sono gli effetti? Dal parto prematuro al diabete gestazionale fino a una condizione di vulnerabilità nel neonato che più facilmente è soggetto a disturbi mentali.

"L'infiammazione passa dalla placenta e giunge al feto. I bambini mostrano alterazioni sia a livello morfologico e mentale. Hanno un aumentato volume dell'amigdala o una corteccia cerebrale di minor spessore nonché un'attivazione cerebrale aumentata, che li rende più vulnerabili agli stimoli emotivi." spiega la Dottoressa.

Lo studio PRESENT dell'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio ha osservato le donne con depressione perinatale e i loro bambini fino al primo anno di vita.

"Il 50% delle donne che hanno sviluppato depressione in gravidanza ha vissuto anche aborti spontanei. È stata creata anche un'app per le donne che partecipano allo studio per monitorare le loro abitudini quotidiane, le loro interazioni e anche il loro umore nel corso di tutta la giornata.ci racconta la Dottoressa Cattaneo.

Il tono della voce, secondo gli studi, sembra essere un precursore dei sintomi depressivi.

"L'App chiede alle donne di registrare la propria voce leggendo delle storie o raccontando la propria giornata. Con meccanismi di intelligenza artificiali si analizza poi il tono della voce per capire le donne soggette a rischio."

Lo scopo è quello di fare dello screening per mettere in atto una prevenzione adeguata.

Se vuoi scoprire altri effetti della depressione in gravidanza ascolta questo webinar della Dottoressa Cattaneo pubblicato sulla nostra pagina Brain Awareness Week.

 

Depressione ed efficacia del trattamento farmacologico

I farmaci depressivi funzionano a modulare i ricettori: il Dottor Marco Andrea Riva - Farmacologo, Professore ordinario, Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Università degli Studi di Milano - ci spiega di più. 

"Il problema della mancata risposta al trattamento è serio: il 30% dei soggetti trattati farmacologici risponde solo parzialmente, oppure non risponde. Il trattamento dura circa 8 settimane, il tempo è quindi un fattore importante perché condiziona anche il malessere del paziente." introduce il Dottore.

Ma quali sono le cause?

"In primis, una diagnosi non accurata e l'eterogeneità della patologia: la depressione è molto varia e i pazienti sono differenti. Spesso si ha poi una inesattezza e una diagnosi tardiva." continua.

Esistono però alcuni fattori predittivi della mancata risposta al trattamento come: l'esposizione a traumi nell'infanzia e nell'adolescenza. 

Quali invece le novità a livello di trattamento farmaceutico?

"Nuovi farmaci come la ketamina e l'esketamina agiscono sul recettore del glutammato e hanno una reazione rapida visibile in qualche ora. Sono una grande novità della ricerca." afferma il Dottore.

"Le sostanze psichedeliche sono un'altra novità, ma di difficile gestione. Sono sostanze psicostimolanti che manifestano la loro azione antidepressiva anche solo dopo una sola somministrazione. La loro assunzione è associata alla psicoterapia e poi essere ripetuta 2/3 volte nelle settimane. Si sottolinea quindi l'importanza della psicoterapia come supporto alla terapia farmacologica."

 

Il progetto europeo e regionale JA ImpleMENTAL

Il progetto JA Implemental è di natura europea nato ed è nato anni fa: il Dottor Giovanni de Girolamo e la Dottoressa Rossi hanno approfondito il tema. Il progetto prevede 18 corsi di formazione a cui consegue l'applicazione pratica nel territorio di quanto appreso.

"Il nostro IRCCS ha fatto una proposta di progetto in merito ai disturbi di personalità. In Italia nei 123 dipartimenti ci sono 780 mila persone in trattamento e l'8% ha una diagnosi ufficiale di disturbi di personalità." informa il Dottore de Girolamo.

"In Italia non è un'evenienza comune essere trattati in un centro per questi disturbi: si ha una media di 4 visite e solo il 4% dei pazienti che hanno una diagnosi ufficiale sono stati trattati con almeno uno strumento standardizzato di validazione. Inoltre, solo il 53% dei pazienti è trattato in modo psicosociale e ben l'81% non ha sedute di psicoterapia. Molti pazienti sono in più trattati con farmaci non adeguati." evidenzia il Dottore.

Il disturbo borderline è un disturbo grave per il paziente e il caregiver. Ci sono spesso problemi interpersonali e ci sono problemi a carattere medico legale che devono essere osservati sempre più attentamente. 

"Il progetto Ja IMPLEMENTAL è stato pensato a fronte di un deficit di risorse professionali." continua il Dottor de Girolamo.

Il programma ha riscosso successo: 25 DSN su 27 hanno aderito e molti professionisti partecipano ai moduli del Progetto.

"L'idea è stata di usare modelli evidence-based: il disturbo bordeline ha come prima scelta terapeutica la terapia affiancata da un uso dei farmaci molto razionalizzato.continua la Dottoressa Rossi.

Ad oggi non ci sono ancora farmaci per questo Disturbo. Si nota inoltre come le prescrizioni non siano spesso coerenti alle linee guida. Questo non dipende dalla incapacità dei medici ma dalla difficoltà della gestione della malattia. 

Un evento ricco di confronti e stimoli che hanno aperto nuove prospettive di cura e trattamento terapeutico. Se vuoi approfondire, leggi un altro articolo dedicato: Salute mentale e Ricerca: la parola ai Professionisti dell'IRCCS.

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