«La Salute Mentale è un pezzo della vita delle Persone. Nel nostro Paese abbiamo raggiunto, grazie alla legge 180 del 1978, un livello di diffusione di una psichiatria di Comunità territorializzata, che non ha eguali nel mondo. Una conquista di grande civiltà» spiega la Dottoressa.
«La riforma Basaglia ha ridato dignità di cittadinanza e diritto alla soggettivazione della propria vita al “paziente psichiatrico”, sino ad allora non considerato entità giuridica e politica. Sappiamo che serve un approccio al dolore psichico fondato sul dialogo tra saperi, che si confrontano tra loro in modo paritario. Lavorare insieme, unire saperi ed esperienze in un approccio multidisciplinare» continua.
Serve un lavoro di integrazione socio-culturale nella Comunità in cui si vive, che richiede una competenza specifica delle dinamiche psichiche e sociali della collettività, una grande sensibilità umana e una collaborazione costante con le istituzioni e gli ambienti della cultura umanistica (teatro, musica, arte).
Le Istituzioni, in particolare i Comuni, hanno la funzione preziosa della conoscenza di chi abita il loro spazio. Gli ambienti culturali hanno la funzione indispensabile nella costruzione della Comunità, delle reti condivise che restituiscono senso all’esperienza e creano al tempo stesso un senso di identità aperto alla differenza e all’altro, non chiuso in se stesso.
«Serve un lavoro di prevenzione, basato sulle diagnosi precoci, sulla valorizzazione dell’intervento psico pedagogico neo bambini e negli adolescenti, sull’individuazione delle realtà familiari fragili, sugli interventi di sostegno in ambienti sociali vulnerabili, colpiti da fenomeni di degrado, nelle scuole e nei luoghi di lavoro» ci spiega la Dottoressa Albini.
«È dannoso per la salute psichica dell’intera Comunità se non si entra in contatto, tutti, ovvero l’intera stessa comunità, con le persone sofferenti, senza conoscere i loro desideri, le loro emozioni, i loro pensieri travagliati, senza sentire il loro respiro, senza incrociare il loro sguardo».
«Non possiamo pensare come progetto a una società senza dolore, perché il dolore, ogni dolore è lì accanto e di fronte a noi» afferma la Dottoressa, proseguendo: «penso ai Pazienti psichiatrici, in particolare quelli con disturbi dell’umore e psicotici, oppure persone che abusano di sostanze, che hanno incontrato il covid 19, e sappiamo che in quella popolazione sono aumentati i casi di ricovero in ospedale e la mortalità da covid».
«Penso a chi ha patito e sta patendo le conseguenze a breve e a lungo termine sulla Salute Mentale sia delle misure di contenimento dell’infezione sia del long-covid (giovanissimi e donne in primo luogo). Penso alle donne, esposte, per i molteplici ruoli che ricoprono, a un rischio più alto rispetto agli uomini di soffrire di disagi psichici. Ma che devono affrontare ancora una forte discriminazione, che a sua volta provoca povertà e difficili condizioni di lavoro, per non dire della violenza sessuale e domestica».
«Penso ai migranti, attraversati anch’essi dalla discriminazione di genere, sono tutti dotati di grandissima resilienza, ma devono sopportare il peso esperienziale di violenze, torture, respingimenti, incertezza giuridica, durante e dopo il viaggio e una volta stabilitisi in una città, in un piccolo comune, con una casa e un lavoro non hanno a disposizione strumenti di integrazione, vivono appartati, isolati».
«Penso ai tanti poveri, ai disoccupati, per i quali la salute è sempre più diseguale, nonostante la nostra costituzione, e per i quali la Salute Mentale è uno dei rischi in agguato».
«Non possiamo tornare ad una mentalità di separazione ed esclusione. Servizi territoriali aperti e disponibili, sia incrementando il fondo sanitario nazionale, case di comunità, radicate là dove si vive e si lavora, snodo fondamentale per la cura, con l’intreccio di professionalità e competenze, si facciano concretamente» conclude così la Dottoressa Albini.
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Simona Tironi, Vicepresidente III Commissione permanente - Sanità e politiche sociali della Regione Lombardia fa luce sulle azioni intraprese dalle Istituzioni locali.
Simona Tironi, Vicepresidente III Commissione permanente - Sanità e politiche sociali
Fonte: Consiglio Regione Lombardia
«Regione Lombardia ha a cuore la Salute Mentale di tutti e di ciascuno dei suoi cittadini. È un interesse di tutta la collettività avere una cittadinanza consapevole dell’importanza della Salute Mentale e della sua cura. Per evitare di avere una società “malata”, che inesorabilmente poi necessiti di assistenzialismo, è necessario attuare strategie in grado di prevenire lo sviluppo del disagio psichico da parte dei più giovani, i nostri figli che sono il nostro futuro e i cittadini del domani» afferma la Dottoressa Tironi.
In Regione Lombardia l’area della Salute Mentale include l’insieme delle attività orientate a promuovere la tutela della stessa del benessere psicologico e a contrastare gli effetti di esclusione sociale che i disturbi psichici e altre patologie o problematiche possono causare.
Secondo la Legge Regionale n. 15 del 29 giugno 2016, afferiscono all’area della Salute Mentale gli ambiti:
Le Unità Operative e i servizi dedicati alla Salute Mentale, alle dipendenze e alle disabilità attuano azioni di prevenzione, di valutazione multidimensionale dei bisogni, di presa in carico, di cura e riabilitazione promuovendo l’integrazione dei servizi, ospedalieri e territoriali, e garantendo la continuità dei percorsi di cura.
ll provvedimento regionale più recente, in corso di adozione, è il Progetto di Legge n. 216, di cui sono prima firmataria, concernente l’“Istituzione della psicologia delle cure primarie”, già illustrato in III Commissione e prossimo all’avvio delle audizioni.
«Questo progetto di legge mira ad istituire un servizio di psicologia di cure primarie ove i cittadini possono recarsi per un consulto sulla propria situazione di Salute Mentale. Un provvedimento che si è reso necessario dalla crisi globale della Salute Mentale che stiamo vivendo. Una crisi che, forse, solo leggendo i dati ci si può rendere conto di quanto davvero impatti sulle nostre vite e su quelle dei nostri cari, soprattutto adolescenti» spiega la Dottoressa Tironi.
A livello mondiale, si è registrato un incremento del 25% di uso e abuso di sostanze tra i giovani, per far fronte allo stress da Covid-19; 53 milioni i casi in più di depressione e 76 milioni i casi in più di disturbi d’ansia direttamente ricollegabili alla pandemia.
«Una crisi della Salute Mentale dove i giovani sono spesso vittima di autolesionismo; registriamo, infatti, un drammatico + 30% di tentativi di suicidio e autolesionismo rispetto alla situazione pre-pandemica, con una percentuale vicina al 45% di ospedalizzazioni per tentativi di suicidio o per idee suicide. Una situazione drammatica che ha visto il mondo correre ai ripari» continua.
La prevenzione anche in ambito della Salute Mentale è importante. Intercettare i bisogni prima delle emergenze permette la costituzione di un percorso più efficace e con maggiori probabilità di cura. Permette, inoltre, un grande risparmio in termini di costi sociali ed economici per la collettività.
«Sono state sempre maggiori le iniziative che, già con la prima ondata della pandemia nel marzo 2020, sono sorte per dare un supporto a quanti ritengono di soffrire di disturbi mentali che, lo voglio ricordare, non significa essere “pazzi”, ma semplicemente si tratta una fatica psichica che, se non presa all’esordio, può trasformarsi in una patologia psichica; queste iniziative sono ad esempio le linee telefoniche help center, gli sportelli di ascolto o altre iniziative che, tuttavia, possono fungere da tampone ma non bastano» racconta la Dottoressa Tironi.
Si è reso necessario, dunque, un intervento più strutturale. Da qui l’idea di dare vita al PdL n. 216: un progetto di legge ambizioso che si pone tra gli obiettivi la destigmatizzazione di un argomento molto incompreso, il dare speranza a chi soffre e crede di essere solo a prescindere da razza, sesso, età e stato socio-economico, e, infine, l’ampliamento di una risposta precoce alla domanda di cura della sofferenza psicologica, facilitandone l’accesso ad uno stadio iniziale, al fine di intervenire all’esordio e limitare l’evoluzione patologica con i conseguenti costi individuali, sociali ed economici correlati all’aggravamento e alla cronicità.
«È indubbio, però, che oltre a introdurre strumenti per la prevenzione e la cura di queste patologie psichiche, dobbiamo andare ad indagare sulle cause scatenanti, per avviare un vero lavoro di prevenzione. Le fatiche della psiche, infatti, nonostante si moltiplichino i rimedi per vincerle, sembrano diffondersi a macchia d’olio e ci sono studiosi che si interrogano sul fenomeno, introducendo nuove prospettive» conclude.
«La sfida per tutti è trasformare da ormai datata dichiarazione di intenti a reale evoluzione delle prassi e del sistema princìpi quali coinvolgimento, diritto alla informazione e reale esercizio del consenso, diritto alla scelta, personalizzazione degli interventi, visione olistica e integrata della salute, princìpi che a volte la psichiatria si trova ancora in ritardo rispetto agli altri sistemi di cura nel garantirlo ai propri utenti.
Una sfida, dunque, da gestire in rete, una sfida che se raccolta ci spinge verso un modo realmente nuovo di rispondere ai bisogni dei nostri Utenti, delle loro Famiglie e dei loro contesti sociali di vita» conclude il Dottore.
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