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Salute Mentale: la parola agli esperti dell'IRCCS di Brescia

Il 10 di ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale. Per l'occasione l’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia ha organizzato, il 7 ottobre, un Convegno dal titolo "Modelli di ricerca innovativi e applicazioni cliniche in psichiatria". 
 
L’Organizzazione Mondiale della Sanità valuta che quasi un miliardo di persone in tutto il mondo abbia un disturbo mentale. Un dato che è previsto aumentare a causa dell'impatto che la crisi pandemica sta avendo sulla popolazione, specialmente i giovani.
 
Un dato, inoltre, da non sottovalutare: in circa metà dei casi i disturbi mentali esplicitano i primi sintomi a partire dall'adolescenza. Gli stessi comportamenti suicidari sono la seconda causa di morte tra i giovani dai 15 ai 29 anni. Scopo dell'Evento è quello di creare consapevolezza sui progressi che sono stati raggiunti nel campo della psichiatria, sia in ambito sanitario sia sociale. 
 
Abbiamo intervistato alcuni nostri Professionisti per saperne di più su questo tema. Continua a leggere, in questo articolo parleremo di:
 
 

 

La malattia del secolo: lo scenario attuale della depressione

ugov_fotopersona_000002485Il Dottor Antonio Vita, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Servizi per le Dipendenze ASST Spedali Civili di Brescia e Direttore del Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali all'Università degli studi di Brescia ha fatto luce sulla diffusione della depressione nel contesto odierno.
 
«Ci sono molte evidenze di un aumento dei sintomi di ansia e depressione ma anche di disturbi depressivi di rilievo clinico nella popolazione generale e molti fattori ne sono alla base: cambiamenti, pressioni sociali, instabilità economica, insicurezza per il futuro e, in epoca recente, la pandemia da Covid-19» spiega il Dottor Vita.
 
 
Di fatto, la "malattia del secolo" sta presentando tassi in aumento e l'OMS la considera a breve la prima causa di disabilità nella popolazione mondiale.
 
Quasi 3 milioni di italiani ne sono affetti, e i numeri sono cresciuti nel periodo del lockdown e nel periodo post-covid, innescati anche dal crescente senso di solitudine ed isolamento favorito dalle misure di contenimento del contagio ma anche da stili di vita portati ad una minore socializzazione e condivisione di esperienze ed opportunità.
 
Si è stimato un incremento di circa il 20-25% dei casi negli ultimi due anni con alcune fasce maggiormente a rischio: i giovani e giovanissimi, ma anche gli anziani, le persone disoccupate o con lavori precari o comunque in condizioni socioeconomiche sfavorevoli.
 
«Di fronte a questo incremento è necessario un potenziamento dei servizi di Salute Mentale e un collegamento tra i servizi esistenti, ma anche l'aumento di iniziative che favoriscano il riconoscimento e il trattamento precoce dei disturbi, con campagne di sensibilizzazione rispetto a una condizione che va considerata come qualunque malattia curabile» conclude il Dottore.
 
 
 

Salute Mentale, persone e comunità: una lettura medica e politica

55af925c-de3b-4b4d-acad-6d57e2b81c5bLa Dottoressa Albini, Delegata alla Sanità del Comune di Brescia, ci offre una visione medica e politica della Salute Mentale.
 

«La Salute Mentale è un pezzo della vita delle Persone. Nel nostro Paese abbiamo raggiunto, grazie alla legge 180 del 1978, un livello di diffusione di una psichiatria di Comunità territorializzata, che non ha eguali nel mondo. Una conquista di grande civiltà» spiega la Dottoressa.

«La riforma Basaglia ha ridato dignità di cittadinanza e diritto alla soggettivazione della propria vita al “paziente psichiatrico”, sino ad allora non considerato entità giuridica e politica. Sappiamo che serve un approccio al dolore psichico fondato sul dialogo tra saperi, che si confrontano tra loro in modo paritario. Lavorare insieme, unire saperi ed esperienze in un approccio multidisciplinare» continua.

 

Serve un lavoro di integrazione socio-culturale nella Comunità in cui si vive, che richiede una competenza specifica delle dinamiche psichiche e sociali della collettività, una grande sensibilità umana e una collaborazione costante con le istituzioni e gli ambienti della cultura umanistica (teatro, musica, arte).

Le Istituzioni, in particolare i Comuni, hanno la funzione preziosa della conoscenza di chi abita il loro spazio. Gli ambienti culturali hanno la funzione indispensabile nella costruzione della Comunità, delle reti condivise che restituiscono senso all’esperienza e creano al tempo stesso un senso di identità aperto alla differenza e all’altro, non chiuso in se stesso.

«Serve un lavoro di prevenzione, basato sulle diagnosi precoci, sulla valorizzazione dell’intervento psico pedagogico neo bambini e negli adolescenti, sull’individuazione delle realtà familiari fragili, sugli interventi di sostegno in ambienti sociali vulnerabili, colpiti da fenomeni di degrado, nelle scuole e nei luoghi di lavoro» ci spiega la Dottoressa Albini.

«È dannoso per la salute psichica dell’intera Comunità se non si entra in contatto, tutti, ovvero l’intera stessa comunità, con le persone sofferenti, senza conoscere i loro desideri, le loro emozioni, i loro pensieri travagliati, senza sentire il loro respiro, senza incrociare il loro sguardo».

«Non possiamo pensare come progetto a una società senza dolore, perché il dolore, ogni dolore è lì accanto e di fronte a noi» afferma la Dottoressa, proseguendo: «penso ai Pazienti psichiatrici, in particolare quelli con disturbi dell’umore e psicotici, oppure persone che abusano di sostanze, che hanno incontrato il covid 19, e sappiamo che in quella popolazione sono aumentati i casi di ricovero in ospedale e la mortalità da covid».

«Penso a chi ha patito e sta patendo le conseguenze a breve e a lungo termine sulla Salute Mentale sia delle misure di contenimento dell’infezione sia del long-covid (giovanissimi e donne in primo luogo). Penso alle donne, esposte, per i molteplici ruoli che ricoprono, a un rischio più alto rispetto agli uomini di soffrire di disagi psichici. Ma che devono affrontare ancora una forte discriminazione, che a sua volta provoca povertà e difficili condizioni di lavoro, per non dire della violenza sessuale e domestica».

«Penso ai migranti, attraversati anch’essi dalla discriminazione di genere, sono tutti dotati di grandissima resilienza, ma devono sopportare il peso esperienziale di violenze, torture, respingimenti, incertezza giuridica, durante e dopo il viaggio e una volta stabilitisi in una città, in un piccolo comune, con una casa e un lavoro non hanno a disposizione strumenti di integrazione, vivono appartati, isolati».

«Penso ai tanti poveri, ai disoccupati, per i quali la salute è sempre più diseguale, nonostante la nostra costituzione, e per i quali la Salute Mentale è uno dei rischi in agguato».

«Non possiamo tornare ad una mentalità di separazione ed esclusione. Servizi territoriali aperti e disponibili, sia incrementando il fondo sanitario nazionale, case di comunità, radicate là dove si vive e si lavora, snodo fondamentale per la cura, con l’intreccio di professionalità e competenze, si facciano concretamente» conclude così la Dottoressa Albini.

 

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Le azioni intraprese dalla Regione Lombardia per tutelare e prevenire la Salute Mentale

Simona Tironi, Vicepresidente III Commissione permanente - Sanità e politiche sociali della Regione Lombardia fa luce sulle azioni intraprese dalle Istituzioni locali.

 

Tironi_Simona428x187Simona Tironi, Vicepresidente III Commissione permanente - Sanità e politiche sociali 
Fonte: Consiglio Regione Lombardia

«Regione Lombardia ha a cuore la Salute Mentale di tutti e di ciascuno dei suoi cittadini. È un interesse di tutta la collettività avere una cittadinanza consapevole dell’importanza della Salute Mentale e della sua cura. Per evitare di avere una società “malata”, che inesorabilmente poi necessiti di assistenzialismo, è necessario attuare strategie in grado di prevenire lo sviluppo del disagio psichico da parte dei più giovani, i nostri figli che sono il nostro futuro e i cittadini del domani» afferma la Dottoressa Tironi.

In Regione Lombardia l’area della Salute Mentale include l’insieme delle attività orientate a promuovere la tutela della stessa del benessere psicologico e a contrastare gli effetti di esclusione sociale che i disturbi psichici e altre patologie o problematiche possono causare.

Secondo la Legge Regionale n. 15 del 29 giugno 2016, afferiscono all’area della Salute Mentale gli ambiti:

  • dipendenze,
  • neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza,
  • psichiatria,
  • psicologia,
  • disabilità psichica.
A livello organizzativo, ex legge, l’area della Salute Mentale è strutturata in forma dipartimentale in coerenza con quanto previsto dalla programmazione regionale e da quella della Agenzia di Tutela della Salute (ATS) competente per territorio.

Nell’ambito dell’area della Salute Mentale operano:
  • il Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze (DSMD) istituito presso le Aziende Socio-Sanitarie Territoriali (ASST) e di norma articolato in una o più Unità Operative di Psichiatria (UOP);
  • una o più Unità Operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA);
  • una o più Unità Operative di Psicologia (UOPsi);
  • una o più Unità Operative dei Servizi per le Dipendenze (UOSD);
  • servizi dedicati alla disabilità.


Le Unità Operative e i servizi dedicati alla Salute Mentale, alle dipendenze e alle disabilità attuano azioni di prevenzione, di valutazione multidimensionale dei bisogni, di presa in carico, di cura e riabilitazione promuovendo l’integrazione dei servizi, ospedalieri e territoriali, e garantendo la continuità dei percorsi di cura.

ll provvedimento regionale più recente, in corso di adozione, è il Progetto di Legge n. 216, di cui sono prima firmataria, concernente l’“Istituzione della psicologia delle cure primarie”, già illustrato in III Commissione e prossimo all’avvio delle audizioni.

«Questo progetto di legge mira ad istituire un servizio di psicologia di cure primarie ove i cittadini possono recarsi per un consulto sulla propria situazione di Salute Mentale. Un provvedimento che si è reso necessario dalla crisi globale della Salute Mentale che stiamo vivendo. Una crisi che, forse, solo leggendo i dati ci si può rendere conto di quanto davvero impatti sulle nostre vite e su quelle dei nostri cari, soprattutto adolescenti» spiega la Dottoressa Tironi.

A livello mondiale, si è registrato un incremento del 25% di uso e abuso di sostanze tra i giovani, per far fronte allo stress da Covid-19; 53 milioni i casi in più di depressione e 76 milioni i casi in più di disturbi d’ansia direttamente ricollegabili alla pandemia.

«Una crisi della Salute Mentale dove i giovani sono spesso vittima di autolesionismo; registriamo, infatti, un drammatico + 30% di tentativi di suicidio e autolesionismo rispetto alla situazione pre-pandemica, con una percentuale vicina al 45% di ospedalizzazioni per tentativi di suicidio o per idee suicide. Una situazione drammatica che ha visto il mondo correre ai ripari» continua.

La prevenzione anche in ambito della Salute Mentale è importante. Intercettare i bisogni prima delle emergenze permette la costituzione di un percorso più efficace e con maggiori probabilità di cura. Permette, inoltre, un grande risparmio in termini di costi sociali ed economici per la collettività.

«Sono state sempre maggiori le iniziative che, già con la prima ondata della pandemia nel marzo 2020, sono sorte per dare un supporto a quanti ritengono di soffrire di disturbi mentali che, lo voglio ricordare, non significa essere “pazzi”, ma semplicemente si tratta una fatica psichica che, se non presa all’esordio, può trasformarsi in una patologia psichica; queste iniziative sono ad esempio le linee telefoniche help center, gli sportelli di ascolto o altre iniziative che, tuttavia, possono fungere da tampone ma non bastano» racconta la Dottoressa Tironi

Si è reso necessario, dunque, un intervento più strutturale. Da qui l’idea di dare vita al PdL n. 216: un progetto di legge ambizioso che si pone tra gli obiettivi la destigmatizzazione di un argomento molto incompreso, il dare speranza a chi soffre e crede di essere solo a prescindere da razza, sesso, età e stato socio-economico, e, infine, l’ampliamento di una risposta precoce alla domanda di cura della sofferenza psicologica, facilitandone l’accesso ad uno stadio iniziale, al fine di intervenire all’esordio e limitare l’evoluzione patologica con i conseguenti costi individuali, sociali ed economici correlati all’aggravamento e alla cronicità.


«È indubbio, però, che oltre a introdurre strumenti per la prevenzione e la cura di queste patologie psichiche, dobbiamo andare ad indagare sulle cause scatenanti, per avviare un vero lavoro di prevenzione. Le fatiche della psiche, infatti, nonostante si moltiplichino i rimedi per vincerle, sembrano diffondersi a macchia d’olio e ci sono studiosi che si interrogano sul fenomeno, introducendo nuove prospettive» conclude.

 
 

L'Organizzazione dei Servizi per la Salute Mentale

 
WhatsApp Image 2022-10-04 at 16.31.31Il Dottor Giovanni Battista Tura, Dirigente Responsabile Struttura Complessa di Psichiatria e Responsabile linea ricerca di psichiatria dell' IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, ci ha spiegato l'impatto del significativo cambiamento delle caratteristiche generali e individuali delle persone con disagio psichico nell’organizzazione dei servizi per la Salute Mentale.
 
«Forse in modo meno “dichiarato” e evidente rispetto a cambiamenti sociali e culturali di altre epoche, a mio avviso stiamo vivendo in realtà un momento di importante evoluzione del sistema Salute Mentale, evoluzione che vede nel modificarsi del profilo della persona con disagio mentale il punto di partenza» spiega il Dottore.
 
Necessariamente, chi si occupa di tale sistema non può non portare la massima attenzione a tale fenomeno. L’occasione è quella di rivedere profondamente i nostri modelli operativi, l’allocazione delle risorse disponibili, modificare dei paradigmi anche culturali che hanno visto negli anni precedenti un impatto fra Sistema salute e persona destinataria non sempre improntato a efficacia e buoni esiti.
 
«È il Paziente oggi che ce lo impone, un Paziente che si pone di fronte al Sistema come interlocutore più attivo, come “Cliente” che vuole scegliere, capire, interagire. Soprattutto e virtuosamente nelle generazioni più giovani, i nostri Utenti ci chiedono terapie più efficaci, non più disposti a “tollerare” a volte gravosi svantaggi (effetti indesiderati, parzialità o ritardo di efficacia) rispetto a vantaggi non sempre percepiti» spiega il Dottore.
 
«Ci chiedono dispositivi e ambienti di cura non “generalisti” o impersonali, ma orientati secondo livelli di funzionamento e con nuove attenzioni al “dove e come” avviene l’evento cura. Ci chiedono interventi che non si limitino alla riduzione della sintomatologia psicopatologica ma rendano concrete istanze a volte più dichiarate che realmente fornite (partecipazione, inclusione, competitività)» continua.
 
Da qui si deduce come tutti gli Attori dei dispositivi di salute debbano tenere in primo piano tali dinamiche di cambiamento, per evitare distanze fra bisogni e risposte, allontanamento dei percorsi di cura, percezione del miglioramento della qualità della vita come esito di un processo di cura.
 
Quindi, la sollecitazione per ogni ambito:
  • la Ricerca, nello sviluppare percorsi di cura “personalizzati”, efficaci, integranti e integrati;
  • il Clinico, in una relazione terapeutica sempre più interattiva e in simmetrico ancorché ordinato equilibrio fra utente e terapeuta;
  • il sistema organizzativo, nella sfida di implementare modelli sintonici con caratteristiche di contemporaneità, quindi connotati da fluidità, adattabilità e  mediazione rispetto alle richieste del singolo e della collettività.

«La sfida per tutti è trasformare da ormai datata dichiarazione di intenti a reale evoluzione delle prassi e del sistema princìpi quali coinvolgimento, diritto alla informazione e reale esercizio del consenso, diritto alla scelta, personalizzazione degli interventi, visione olistica e integrata della salute, princìpi che a volte la psichiatria si trova ancora in ritardo rispetto agli altri sistemi di cura nel garantirlo ai propri utenti.

Una sfida, dunque, da gestire in rete, una sfida che se raccolta ci spinge verso un modo realmente nuovo di rispondere ai bisogni dei nostri Utenti, delle loro Famiglie e dei loro contesti sociali di vita» conclude il Dottore.

La strada della Ricerca: gli obiettivi futuri 

Dottoressa GhidoniLa Dottoressa Roberta Ghidoni, Direttrice Scientifica IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, ci ha raccontato in quale direzione puntano oggi le attività di Ricerca promosse dal Centro.
 
«La Giornata Mondiale della Salute Mentale quest’anno è dedicata al tema “Make Mental Health & Wellbeing for all a Global Priority” ovvero “riconoscere la Salute Mentale come una priorità a livello globale» spiega la Dottoressa. 
 
 
Per far questo è necessario coinvolgere e responsabilizzare tutte le componenti, dal singolo individuo al macrosistema-salute, formato non solo dai servizi ma da tutti gli attori istituzionali e sociali che hanno influenza sulla salute delle comunità e dei singoli individui.
 
L’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli è l’unico IRCCS in Italia con riconoscimento ministeriale per la disciplina “Malattie Psichiatriche” e si occupa da anni di ricerca per la prevenzione, diagnosi precoce, trattamento e riabilitazione delle malattie mentali.
 
«È necessario unire gli sforzi affinché si possa concretizzare un cambio di rotta» afferma la Dottoressa Roberta Ghidoni. «L’aumento del bisogno e della domanda di assistenza che la pandemia ha esacerbato riguarda anche i giovani e le istituzioni bresciane hanno saputo allearsi», continua.
 
È stata infatti effettuata una importante rilevazione su oltre 7000 studenti delle scuole bresciane: «lo studio, coordinato dall’IRCCS, ha visto la partecipazione di numerose istituzioni della Città (Università di Brescia, ASST-Spedali Civili, Fondazione SIPEC, Associazione ITACA, USR Lombardia Ufficio IV Ambito territoriale di Brescia, Comune di Brescia) e ha rilevato la presenza di sintomi depressivi e ansiosi al di sopra di quella che è considerata la soglia di interesse clinico, in quasi la metà del campione» spiega la Dottoressa.
 
Lo stigma verso le malattie mentali continua ad essere una barriera all'inclusione sociale e all'accesso alle cure. I risultati dello studio, presentati nel corso del Convegno, sottolineano la necessità di attuare programmi di prevenzione nelle scuole
 
È importante in primis mettere a fuoco quale sia il nuovo utente psichiatrico al fine di strutturare interventi mirati che possano aiutare nel contrastare la cronicizzazione dei sintomi, cosi come sfruttare appieno le potenzialità offerte oggi dalle nuove tecnologie sia in ambito diagnostico che in ambito terapeutico-riabilitativo.
 
«L’IRCCS ha attivi progetti nazionali, europei e internazionali volti ad investigare le potenzialità della telemedicina, delle tecniche elettrofisiologiche, della neurostimolazione per prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie psichiatriche. Inoltre sono attivi progetti che, mediante un approccio farmacogenomico combinato, hanno l’obiettivo di creare nuovi algoritmi in grado di predire la risposta al trattamento farmacologico in Pazienti con disturbo depressivo maggiore, con l’obiettivo ultimo di guidare i processi decisionali in ambito clinico e favorire quindi una migliore gestione della farmacoresistenza» conclude la Dottoressa Ghidoni. 
 
 
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