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Solennità di San Giovanni di Dio, la parola al nostro Superiore Generale

Roma, 8 marzo 2023
Prot. n. PG006/2023

FBF_FB_8 marzoA tutti i Confratelli, i Collaboratori e i membri della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio,

in occasione della solennità di San Giovanni di Dio, nostro Fondatore, invio le mie congratulazioni e i miei auguri a tutta la Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio. Celebriamo con gioia la festa del nostro Patrono.

La storia dell'incendio all'Ospedale di Granada

In questa ricorrenza vorrei ricordare la scena dell'incendio dell'Ospedale Reale di Granada e l'azione di San Giovanni di Dio in una situazione di emergenza che prima paralizzò e poi lasciò senza fiato la popolazione di Granada per il modo in cui il nostro santo Fondatore intervenne. Castro ce ne parla estesamente nel capitolo XIII della biografia di San Giovanni di Dio.

 

Possiamo immaginare la scena. Sicuramente per qualche motivo importante era stata organizzata una festa nell’Ospedale Reale e le cucine erano sotto pressione, oppure si è trattato semplicemente di un incidente e il caso ha voluto che il fuoco iniziasse a divorare la struttura fatta con molto legno, che ha alimentato l'incendio.

Le persone all’interno hanno lasciato rapidamente l'Ospedale quando hanno visto che le fiamme stavano diventando sempre più alte e non potevano essere spente con secchi d'acqua.

Ma era un ospedale con un'ampia sezione di malati mentali, spaventati e immobili. In quell’Ospedale era stato rinchiuso anche il nostro Santo Fondatore. Che ne sarebbe stato di loro, chi si sarebbe preso cura di loro, chi sarebbe accorso a salvarli dal fuoco?

Una gran folla di persone di tutte le classi sociali di Granada accorse all'evento, tutti sapevano che lì dentro c'erano ancora molti malati che si dovevano fare uscire, altrimenti sarebbero morti vittime delle fiamme. Erano preoccupati, ma immobili, paralizzati.

Come si faceva a entrare? Farlo significava mettere in pericolo la propria vita.

 

Le nobili gesta di San Giovanni di Dio

Quando Giovanni di Dio apprese dell’incendio, pensò solo ai malati che si trovavano lì e si recò subito sul posto. Quando arrivò, nonostante vedesse le dimensioni dell'incendio, sapeva cosa Dio gli stava chiedendo. Non c'era tempo per pensare, c'erano molti malati lì, alcuni anche suoi compagni, che avevano bisogno di aiuto, di qualcuno che li aiutasse a uscire da quell'inferno di fuoco.

Così, sotto l’impulso del Signore, si gettò nell'ospedale in fiamme, senza badare o pensare al pericolo per la sua vita, e a poco a poco tirò fuori tutti i malati. Castro dice che Giovanni di Dio portò in salvo anche mobili, letti, vestiti e altri oggetti.

Le fiamme e il fumo erano tali che nessuno credeva che sarebbe uscito vivo, ma egli ne uscì illeso, solo "con le sopracciglia bruciacchiate", tra lo stupore e la gioia di tutti i presenti, che erano numerosi.

Fu così che Giovanni di Dio attirava sempre più l'ammirazione di chi lo conosceva. Infatti, Castro dice alla fine del suo racconto di questo evento: "E di simili opere, che avvennero durante la sua vita, se ne potrebbero riferire molte, ma per brevità qui si omettono".

 

Esserci per l'altro: l'insegnamento della vicenda

Di fronte alle necessità di chi soffre, Giovanni di Dio sapeva cosa Dio gli chiedeva: dimenticare se stesso e dare tutto per il fratello, anche mettendo a rischio la propria vita, come accadde nell'incendio dell’Ospedale Reale, ma anche in altri momenti della sua vita, come ben sappiamo.

Era lo Spirito del Signore che lo spingeva a farlo, tale era la sua forza carismatica, che come il Buon Samaritano, seguendo Gesù Cristo, anteponeva i bisogni degli altri alla propria vita, rinunciando completamente a sé stesso.

Non aveva paura, perché era Dio che lo spingeva e lo guidava, che lo proteggeva e lo accompagnava, che lo sosteneva e non lo abbandonava mai. La sua testimonianza ci interpella e ci incoraggia tutti a rinnovare costantemente la nostra vocazione e la nostra missione ospedaliera.

I bisogni sono ancora molti, a volte non così grandi come nel caso dell'incendio dell’Ospedale Reale, a volte invece sì, ma sono sempre urgenti per le persone che soffrono nel nostro mondo e che tutti incontriamo nei luoghi dove viviamo.

A volte rischiamo di rimanere paralizzati, preoccupati, ma immobili, senza fare nulla. E così spesso ci ritroviamo nel gruppo dei preoccupati non attivi. Forse stiamo perdendo la sensibilità che ha acceso il nostro cuore quando abbiamo deciso di seguire il cammino di Giovanni di Dio, forse non ci chiediamo sempre cosa Dio ci chiede di fronte alle situazioni di sofferenza che incontriamo.

 

L'invito ai Fatebenefratelli

Come tutti sapete, abbiamo iniziato la preparazione del prossimo Capitolo generale, che si terrà a Częstochowa in Polonia nell'ottobre del prossimo anno. La testimonianza che ci ha lasciato il nostro Fondatore deve incitare tutti i membri della Famiglia di San Giovanni di Dio a mettersi nella migliore disposizione possibile per preparare il Capitolo e affrontare il futuro dell'Ordine.

Come Giovanni di Dio, tutti noi dobbiamo sapere cosa ci chiede Dio: dare tutto per i malati, i poveri e i bisognosi, anche a rischio della nostra vita, ogni volta che c'è una situazione di sofferenza e di bisogno.

Questo è il volto più radicale dell'Ospitalità, che dobbiamo sempre essere pronti a vivere, come fece San Giovanni di Dio nel caso dell'incendio dell'Ospedale Reale di Granada e in molti altri.

La Chiesa, il mondo e l'Ordine hanno bisogno di testimoni chiari e radicali dell'Ospitalità, di persone che non guardano a sé stesse, ma mettono la propria vita al servizio degli altri.

Giovanni di Dio sapeva cosa gli stava chiedendo Dio e lo fece. Anche noi lo sappiamo, diamo tutto, anche la nostra vita, per rispondere al Signore. Con questo spirito Giovanni di Dio iniziò la sua opera, che continua tuttora. Con questo spirito l'Ordine avrà un futuro, perché questo è ciò che Dio ci chiede.

 

Il Progetti dell'Ordine: "Costruire la speranza a Cuba" e "Timor Est"

Vorrei ora informarvi dei risultati della campagna 2022 per il progetto "Costruire la speranza a Cuba", il cui obiettivo era sostenere la creazione di un'unità di cure palliative nella Casa per anziani San Rafael dell'Avana e la ristrutturazione dell'unità Santa Ana nel Sanatorio San Juan de Dios dell'Avana per malati mentali.

L'importo totale che abbiamo raccolto ammonta a 422.984,75 euro, frutto della solidarietà di tutti, per la quale vi ringrazio ancora una volta di cuore.

Allo stesso tempo, vorrei informarvi che la campagna per l'anno in corso 2023 sarà dedicata a un progetto in "Timor Est (Provincia del Portogallo)".

Si tratta di un Centro che assiste persone senzatetto e emarginate. Vi ringrazio sin d’ora per la vostra generosità e vi chiedo di sostenere con forza questa causa per i poveri e gli esclusi di Timor Est. Ulteriori informazioni saranno inviate a breve.

 

Buona festa di San Giovanni di Dio a tutti.

Che il suo esempio ci insegni a discernere ciò che Dio ci chiede nelle situazioni concrete in cui viviamo, per rispondere con tenerezza e ospitalità di fronte agli incendi della vita, in senso figurato, che incontriamo ogni giorno.

Uniti nel Signore e in San Giovanni di Dio, vi saluto con un abbraccio fraterno.

 

firma

Fra Jesús Etayo Superiore Generale

 
 
 
 

 

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