La Locanda San Giovanni di Dio, gestita dai Fatebenefratelli, è un luogo dove le persone in stato di grave marginalità trovano accoglienza e speranza. Qui, operatori e volontari lavorano ogni giorno per offrire un rifugio sicuro e per costruire un futuro migliore per coloro che si trovano in difficoltà. Attraverso le testimonianze di chi lavora alla Locanda, emerge un racconto di dedizione, sfide quotidiane e straordinarie trasformazioni umane.
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Fra Angelo Sala, religioso dei Fatebenefratelli, racconta così la sua esperienza:
"La Locanda San Giovanni di Dio è un luogo di speranza dove vedo ogni giorno il potere della carità trasformare vite. Qui, non offriamo solo un tetto, ma cerchiamo di restituire dignità e futuro a chi lo ha perso."
Fra angelo aggiunge:
"la nostra sfida attuale è affrontare le nuove forme di povertà con creatività e coraggio, promuovendo una presenza attiva anche online e collaborando con altre organizzazioni per massimizzare l'impatto dei nostri servizi. La Locanda non è solo un rifugio temporaneo, ma un punto di partenza per una nuova vita, grazie all'assistenza completa che offriamo, sempre con lo spirito di amore e servizio che ci guida."
Ogni giorno, l'impegno di Fra Angelo, è rivolto non solo a fornire un aiuto materiale ma anche a creare un ambiente di accoglienza e comprensione, dove le persone possano sentirsi rispettate e valorizzate. Il suo lavoro è caratterizzato da un'infaticabile attenzione ai bisogni individuali di ogni ospite, cercando di costruire con loro un percorso di rinascita personale e sociale.
Francesca Simonini, coordinatrice della Locanda, ha iniziato il suo lavoro nel 2017, anno in cui i Fatebenefratelli hanno riaperto l’accoglienza per le persone senza dimora. Francesca racconta:
"la mia esperienza lavorativa è sempre stata a contatto con le persone senza dimora e in situazione di grave marginalità. Mi è sempre piaciuto lavorare con chi si ritrova, ad un certo punto della sua vita, all’angolo di una strada senza nessun riferimento e senza nessuna risorsa. Quello che mi ha sempre affascinato di questo lavoro è la bellezza di lavorare e di costruire con le persone opportunità ed occasioni anche per chi non ha più speranza di poter progettare e pensare al futuro."
Lavorare alla Locanda San Giovanni di Dio ha permesso a Francesca di dare una impronta particolare al suo modo di lavorare con le persone senza dimora:
"in primis la scelta di non lavorare su grandi numeri ma di confrontarci con situazioni di accoglienza di media dimensione, così da poter accogliere privilegiando una dimensione di 'casa', piuttosto che di grande struttura ricettiva. Sembra una banalità, ma la scelta di lavorare con un numero di 24 ospiti permette a noi operatori di concentrarci su ogni persona e di costruire insieme i singoli passi da seguire per ridare autonomia e speranza a chi accogliamo."
Un secondo aspetto importante del lavoro di Francesca alla Locanda è quello di poter accogliere persone senza dimora in condizione di fragilità sanitaria:
"spesso questa tipologia di persone non trova risposte nella maggior parte delle strutture ricettive del territorio per la complessità delle situazioni che li caratterizza. La Locanda ha strutturato un lavoro di equipe tale da garantire accoglienza e percorsi di cura delle persone portatrici di una patologia, fisica o di salute mentale."
Francesca ricorda con piacere numerose situazioni legate al suo lavoro in Locanda:
"una storia che mi ha colpito particolarmente è quella di Roberto (nome di fantasia). Roberto è giunto durante il periodo invernale, dopo un ricovero in ospedale legato ad una compromissione fisica dovuta alle rigide temperature, a seguito di un lungo periodo di sopravvivenza in strada. Le prime notti presso la Locanda, Roberto dormiva per terra, quasi come sentisse l’esigenza di mantenere l’abitudine di strada. Non stava mai all’interno della struttura durante il giorno e viveva la sua giornata nel cortile esterno al freddo. Le abitudini di strada erano diventate la sua protezione"
"Con molta pazienza e costanza, gli operatori ed i frati hanno iniziato a conoscerlo, a costruire una relazione con lui. Dopo qualche settimana Roberto ha iniziato a dormire sul suo letto, ha iniziato a vivere gli spazi della Locanda, a mangiare con noi ed a preferire il caldo della struttura alle rigide temperature del nostro cortile."
"La situazione di Roberto, come molte altre che viviamo tutti i giorni, ci ricordano sempre l’importanza di accogliere l’altro e di farlo accettando la persona così come si presenta a noi, per poi poter lavorare tramite la relazione e la fiducia necessaria ad intraprendere insieme il cambiamento necessario ad abbandonare la strada ed a riscoprire se stessi."
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Elizabeth Palacios Preza, assistente sociale, ha scelto di lavorare alla Locanda spinta dalla volontà di combattere le disuguaglianze sociali ed economiche:
"Una delle più importanti e significative motivazioni per le quali ho deciso di lavorare presso la Locanda di San Giovanni di Dio è che intravedo e condivido lo spirito e la missione per la quale si lavora verso e per le persone afflitte da disuguaglianze sociali ed economiche."
Elizabeth racconta un’esperienza che ricorda con una profonda vicinanza e solidarietà:
"Olmo (nome di fantasia) era un uomo molto educato, silenzioso e posato nonostante le sue difficoltà sanitarie e la sua dipendenza da alcol. Al suo arrivo si impegnò molto nella ricerca di un impiego, ma il troppo tempo libero e forse anche la difficoltà nel trovare lavoro lo portarono ad avere una ricaduta nell’alcol molto forte, fino ad un evento che poteva rivelarsi tragico. Ciò lo rese consapevole della sua situazione e del bisogno di essere aiutato e indirizzato verso un servizio specialistico. Da quasi due mesi Olmo sta bene, segue il suo percorso nel servizio specialistico, mantenendo positiva la presa in carico e confermandone l’astinenza, dandosi così la possibilità di poter ricominciare."
Elizabeth sottolinea l'importanza della fiducia:
"credo che in qualsiasi tipo di relazione tra due persone la fiducia stia alla base e il nostro lavoro, la relazione tra educatori e ospiti, non ne è esente da questa caratteristica importante per poter costruire una progettualità con la persona. Costruire un rapporto di fiducia è qualcosa di molto difficile in situazioni 'normali', lo è maggiormente con persone con trascorsi di vita difficili e sofferti che spesso si dimostrano ostili e poco inclini alla relazione con l’altro. Non è qualcosa di scontato, ma qualcosa che va costruito nel tempo."
"Credo che sia difficile e importante al tempo stesso trovare la modalità adeguata di costruire un progetto d’aiuto per ciascuna persona, ognuno è diverso, percorso diverso che magari richiede anche tempi diversi, ma una volta creatosi quel rapporto di fiducia, empatia e trasparenza si può e si deve lavorare insieme alla persona unendo la sua esperienza di vita, importante e fondamentale, alle esperienze professionali di noi educatori."
Giorgia Bruni, educatrice, ha sempre sentito una forte vocazione per aiutare gli altri:
"ho sempre sentito una grande vocazione e volontà nel sentirmi utile per gli altri, nel poter aiutare le persone fragili ed in difficoltà. Quando ho visto l’annuncio per un posto presso la Locanda San Giovanni di Dio ho mandato subito il mio curriculum, sperando tantissimo di poter essere contattata. Il mio desiderio era infatti da sempre quello di poter fare della mia vocazione anche il mio lavoro, dedicando il mio tempo al prossimo per molto più tempo del semplice volontariato."
Giorgia racconta una delle storie che le è rimasta particolarmente impressa:
"una storia a cui tengo è quella di un signore che nella vita aveva sempre lavorato tantissimo come muratore, fino ad aprire una sua impresa edile. Ma, tutto ad un tratto, a causa di un problema di salute si è ritrovato a vivere per strada pieno di debiti, senza nulla da mangiare. Alla Locanda ha svolto un percorso importante, nonostante gli alti e i bassi, alla fine è riuscito a risolvere i problemi relativi alla sua ex ditta, ha trovato una stanza in affitto ed un lavoro sicuro per la sua salute, in linea con le sue nuove necessità. La sua felicità nel rimettere in ordine tutti i tasselli della sua vita era ormai diventata anche un po’ mia, e quell’emozione la porterò sempre con me."
Giorgia evidenzia le sfide e le soddisfazioni del suo lavoro:
"ci sono poi molti piccoli momenti che ricordo con affetto e che mi motivano a fare questo lavoro, che mi permettono di alzarmi ogni mattina senza sentire il peso di un lavoro d’ufficio ma l’onore di un lavoro a servizio del prossimo.
"Mi ricordo che due settimane dopo aver cominciato a lavorare alla Locanda, a dicembre, un’ospite aveva notato che la mia auto si ghiacciava e spesso dovevo perdere molto tempo per scaldarla prima di partire. Senza dirmi nulla, un giorno si è presentato in ufficio e mi ha portato un telo abbastanza grande per coprirla, così poter proteggere la mia auto dal gelo. Un altro ospite riceveva spesso dei dolci da parte della sua famiglia d’origine, ed ogni volta me ne portava un po'. Un altro ancora mi ha regalato un peluche a forma di orsetto e uno ancora un giorno mi ha portata nel giardino davanti alla nostra struttura per raccogliermi dei fiori da poter tenere sulla scrivania. Sono piccoli gesti che valgono tantissimo, che ripagano qualsiasi fatica e riempiono il cuore di gioia."
Giorgia conclude sottolineando l'importanza di creare relazioni di fiducia:
"le sfide sono tante, poco prevedibili e sempre diverse in base alle persone con cui ci relazioniamo. Una delle sfide principali, secondo me, è riuscire a creare una relazione di fiducia, condizione alla base di qualsiasi lavoro al fianco delle persone in difficoltà. Spesso queste persone faticano ad aprirsi ed a fidarsi a causa di esperienze passate difficili, quindi ci vuole un impegno davvero intenso per poter riuscire a costruire qualcosa che possa fare da fondamenta, per poter riuscire a parlare liberamente dei progetti per il futuro, e lavorare serenamente fianco a fianco. Questa penso sia la prima difficoltà del nostro lavoro, anche perché capita di trovarsi a seguire delle personalità ed ideali molto diversi da noi, per questo è sempre importante riuscire ad empatizzare ed andare oltre alle prime impressioni per costruire un rapporto che riesca ad andare oltre a qualsiasi differenza e possa davvero creare un rapporto di fiducia reciproca."
"Alla Locanda tutti hanno la possibilità di ricominciare, perché come diciamo sempre, noi non giudichiamo le persone per quello che hanno fatto o per come sono state in passato, l’unica cosa su cui ci basiamo è come si comportano da e con noi, quanto hanno voglia di rimettersi in gioco e lavorare su se stesse. Questo è quel che conta, tutto il resto troveremo il modo di risolverlo insieme."
Le testimonianze di Fra Angelo, Francesca, Elizabeth e Giorgia mostrano come la Locanda San Giovanni di Dio sia un luogo di trasformazione, dove la dignità umana viene restaurata e dove ogni persona trova una possibilità di riscatto. La Locanda è più di un rifugio: è una casa dove la speranza e l’amore possono rifiorire, passo dopo passo.
Alla Locanda San Giovanni di Dio accogliere, significa aprire la porta della nostra casa all’altro. Non importa chi sia o da dove venga, l’ospitalità per noi è tendere una mano a chi vive in strada ed accompagnarlo dentro il nostro servizio.
Ci dedichiamo per missione ai malati e ai bisognosi coniugando l’attenzione al corpo e allo spirito nel rispetto della persona e della sua individualità.
Attraverso la promozione delle opere portiamo il Vangelo nel mondo della sofferenza e del dolore affiancando il paziente come professionisti della salute.
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