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Psichiatria e vacanze: la collaborazione tra le nostre Strutture

Per l'Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli l'accoglienza e la cura integrale della persona significa anche creare sinergie efficaci tra le proprie Strutture. In questo modo è possibile soddisfare i bisogni personali e spirituali, sempre con il supporto di un'équipe di Professionisti.

La Dr.ssa Stefania Marcolin, Psicologa Area Disabilità Intellettiva in comorbilità psichiatrica e Psicologa Area psichiatria dell'età adulta del Centro Sant'Ambrogio di Riabilitazione Psichiatrica e Psicorganicità, ci racconta della collaborazione del Centro con la Casa di Ospitalità di Varazze.

In conclusione una testimonianza di chi ha vissuto queste vacanze: la Dottoressa Paola Messa e le accompagnatrici Laura Lovera, Olga Devecchi e Enrica Benzoni.

 

Le finalità dei gruppi vacanza per la riabilitazione psichiatrica

"Ad oggi abbiamo realizzato già due primi gruppi vacanza, uno con pazienti della Comunità San Francesco - Area Disabilità Intellettiva in comorbilità psichiatrica, dal 6 al 9 giugno e un altro con pazienti dell'Area psichiatria dell'età adulta dal 20 al 23 giugno."

"Le vacanze strutturate sono una delle nostre attività riabilitative: vengono progettate su specifici obiettivi e si svolgono con modalità predefinite (le allego il progetto dove potrà trovare tutte queste informazioni)." ci spiega la Dottoressa Marcolin.

"La finalità principale è apprendere o esercitare abilità pratiche-organizzative, di pianificazione del tempo libero e relazionali e non ultimo di importanza di inclusione sociale cioè reinserirsi in un contesto il più possibile di normalità e aperto a relazioni esterne alla Comunità. Di ciò i pazienti hanno molto bisogno!" ci riferisce.

Il gruppo dei pazienti dovrebbe risultare il più omogeneo possibile per caratteristiche e funzionamento, ma soprattutto costruito intorno a obiettivi comuni, derivanti dai singoli progetti terapeutici riabilitativi.

Quali quindi i criteri di inclusione ed esclusione?

Tra i criteri di inclusione si ha innanzitutto l'interesse e la motivazione di pazienti il cui Progetto Terapeutico Riabilitativo (PTR) preveda interventi sulle abilità sociali e incremento delle abilità integranti della vita quotidiana. Il paziente deve essere in fase di stabilità clinica, con sufficiente compliance farmacologica e con un livello adeguato di abilità relazionali. 

Si esclude la presenza di pazienti che hanno un significativo scompenso psichico con gravi anomalie comportamentali oppure inidoneità fisica al tipo di vacanza proposto.

 

La scelta e la preparazione dei gruppi

"Il lavoro di preparazione della attività inizia mesi prima della partenza con l'équipe che individua alcuni ospiti idonei (per caratteristiche, condizioni cliniche, progetto terapeutico, per interessi personali) a questo tipo di esperienza esterna a cui proporre la vacanza e una volta costituito il gruppo iniziano incontri preparatori della vacanza con ospiti e accompagnatori." spiega la Dottoressa.

Dal mese di febbraio hanno inizio riunioni di programmazione e preparazione: 3 incontri sono previsti tra gli operatori per la condivisione di finalità e modalità; 6/7 incontri operativi sono organizzati con i pazienti.

Gli incontri con i pazienti si svolgono grazie al metodo CLT di Brenner. In questo senso, prevedono un lavoro sulle abilità sociali applicate al tempo libero:

  • comunicazione di interessi e aspettative al gruppo,
  • capacità e difficoltà nel tempo libero,
  • problem solving,
  • abilità pratiche utili,
  • interazione e decisione all’interno di un gruppo.

Gli operatori referenti della vacanza coordinano le fasi preparatorie-organizzative con l’équipe, familiari e Direzione. 

 

I benefici dei gruppi vacanza per la riabilitazione psichiatrica

Le Educatrici Francesca Bitonto e Roberta Mendolia ci raccontano i principali benefici dei gruppi vacanza:

  • utilità e importanza riabilitativa delle attività per lavoro preparatorio del gruppo sulle abilità di programmazione e realizzazione del viaggio;
  • stimolo e esercizio nelle relazioni, capacità di adattamento e mediazione relazionale;
  • inclusione sociale con l'esterno e tra ospiti di comunità diverse.

"Ciò che apprezzano di più i pazienti dall'esperienza è la normalità, tornare nella società, tra gli altri, tra tutti, riappropriarsi di libertà e spazio e ritararsi sui propri ritmi individuali piuttosto  che quelli comunitari di tante persone" affermano le Educatrici.

"L'esperienza è in genere molto apprezzata dagli Ospiti e, avendo io stessa in passato partecipato a questo tipo di esperienza, è un'utile opportunità di crescita per le relazioni tra Ospiti ma anche tra Ospiti e Operatori." continua la Dottoressa Marcolin.

"Favorisce un punto di osservazione privilegiato del funzionamento del Paziente e delle capacità di gestire situazioni nuove, l'emotività ma anche lo stress e contribuisce a valutare la preparazione del paziente all'impatto con la vita esterna."

 

La testimonianza dei Responsabili del Progetto

Di seguito riportiamo la testimonianza dei Responsabili di Progetto: la Dottoressa Paola Messa e le accompagnatrici Laura Lovera, Olga Devecchi e Enrica Benzoni.

È quando il corpo è tra quattro mura che lo spirito fa i suoi viaggi più lontani Cit. Augusta Amiel-Lapeyre.

"È da questo che noi partiamo, spiriti irrequieti che necessitano di guide tra le mura della Comunità San Camillo di San Colombano al Lambro. Guide che quest’anno, come l’anno prima, hanno pensato di far viaggiare cinque delle nostre ragazze con l’intento di stimolarne corpo e spirito attraverso il profumo del mare."

"La vacanza estiva infatti costituisce uno strumento importante di verifica degli interventi terapeutici e riabilitativi attuati durante tutto l’anno.Vengono incentivati aspetti quali:

  • confronto cognitivo-emozionale e le relazioni sociali in un ambiente differente rispetto all’esperienza di Comunità, talvolta alla base di un proprio raccoglimento ulteriore;
  • autonomie personali e sociali;
  • capacità di adattamento e l’eventuale gestione dell’ansia;
  • attività motoria, ogni tanto trascurata nella routine della vita comunitaria;
  • pensiero critico per il proprio percorso personale, sottolineando i progressi fatti e stimolando la stima del Sé." dettagliano.

"Nel corso di questa esperienza possiamo riscontrare che per la maggior parte delle partecipanti vi è stato:

  • aumento del tono dell’umore con conseguente riduzione di assunzione di Terapia al bisogno;
  • sviluppo del grado di socializzazione;
  • potenziamento delle autonomie di base e relative agli aspetti economico-sociali;
  • coinvolgimento attivo nella scelta del programma giornaliero con marcato spirito di condivisione, nell’ottica di un obiettivo comune;
  • risoluzione di eventuali frustrazioni in un tempo ridotto;
  • inquadramento dei progressi riabilitativi fin ora raggiunti e consapevolezza dei limiti sui quali occorre ancora lavorare." continuano.

"Questa esperienza è stato un banco di prova per ognuna di loro. C’è chi ha manifestato maggiori difficoltà e chi mano, ma a prescindere dai singoli risvolti emotivi e riabilitativi, il viaggio è da intendersi come la possibilità per i pazienti di confrontarsi con un mondo che ora, è a loro distante; sedimentando sempre più la consapevolezza che, come disse Maria Teresa di Calcutta: «La felicità è un percorso, non una destinazione».

Esperienza sicuramente da vivere.“ concludono.

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