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Tra povertà e malaria, le azioni di Fra Emanuele in Senegal

L’Ordine Fatebenefratelli di San Giovanni di Dio fin dalle sue origini mantiene vivi i valori promossi dal suo Fondatore, San Giovanni di Dio. 

Nel farlo, accoglie la chiamata alla cura e all'assistenza di chi ha più bisogno, veicolando solidarietà e fratellanza. La nostra Famiglia Religiosa ha dato vita a una rete di missionari che testimoniano i valori dell'Ordine anche in terre lontane, ma non per questo da Noi abbandonate.

Fra Emanuele Zanaboni è un esempio virtuoso di queste figure benevole: nato a Codogno, ha offerto il suo servizio in Senegal.

Quali opere ha contribuito a realizzare? Scoprilo nel nostro articolo!

 

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Fra Emanuele Zanaboni: da Codogno a Savoigne

Fra Emanuele nasce a Codogno, una Terra che portò nel cuore per tutta la Vita.

Trasportò infatti questo legame in Africa, in particolare in Senegal dove passò la maggior parte della sua esistenza terrena al servizio dei bambini e dei bisognosi. 

Si trasferì a Savoigne nel 1978 per svolgere un'intensa attività di volontariato. Lì fece edificare una scuola intitolata a San Biagio e una piccola chiesetta, per mantenere forte il rapporto con il suo paese di origine. 

Ci lasciò il 4 maggio 2022 all'età di 82 anni. Oggi Riposa in Pace in Africa, la Terra che l'ha amato e accolto per anni.

Ma quali iniziative sono state intraprese in questo territorio?

 

Donare un nuovo futuro ai bambini bisognosi

A Dakar è tipico trovare studenti universitari tenere lezioni di matematica e francese per strada ai bambini che sono soliti a mendicare per le vie della città. Insieme a Fra Emanuele si sono realizzate diverse iniziative volte a favorire la scolarizzazione della popolazione.

L'obiettivo? Cercare di cambiare il loro futuro, diminuendo la tendenza all'accattonaggio.

La sfida? Rendere lo studio un diritto per tutti.

Così, è stato realizzato un asilo con il duplice scopo di favorire il diritto all'educazione dei bambini e rendere le madri indipendenti dando loro la possibilità di occuparsi in attività lavorative e ottenere un guadagno economico.

È stata quindi aperta una scuola dedicata ai bambini delle baraccopoli e a quelli delle vie contigue di ceto medio: i primi con accesso gratuito, i secondi dietro un compenso. 

L'asilo si fonda su alcuni pilastri fondamentali:

  • è a tempo pieno;
  • prevede due merende e un pasto, per combattere la malnutrizione;
  • ospita un massimo di 25 alunni per classe;
  • sancisce il divieto dell'uso della violenza fisica come metodo di insegnamento e punizione.

Oggi ci sono 208 bambini e 21 persone dipendenti.

 

La casa dello studente: l'accoglienza alle donne 

Nel tempo è stata avviata anche la Casa dello Studente: una struttura rivolta alle ragazze destinate a non proseguire gli studi per via di matrimoni precoci o perché vittime di abusi

Questo centro ha permesso loro di essere ospitate dal venerdì al sabato per tutto l'anno - fatta eccezione per il mese festivo in estate.

Attualmente si contano otto ragazze, seguite da due educatrici.

 

La lotta contro la malaria 

Un ulteriore problema che affligge i paesi in Africa è la presenza della malaria. Nei villaggi dell'entroterra c'è chi si ammala e chi muore per questa malattia.

Così, è nato un nuovo progetto di prevenzione.

In primo luogo, facendo provenire dei test dalla Svizzera è stato possibile diagnosticare la malattia. A ciò si è associato anche un progetto di formazione per gli infermieri e il rilascio di un dispensario utile.

Accanto a ciò, sono state donate della zanzariere per prevenire l'arrivo in casa delle zanzare, ed è stata resa disponibile un'app per monitorare i dati delle abitazioni.

Le condizioni di disagio in cui versano molte famiglie fanno sì che taluni arrivino a vendere le zanzariere per necessità di soldi. Tramite l'app è possibile comprendere quali case non hanno più questo supporto e quali hanno invece bisogno di manutenzione.

Ad oggi, sono seguiti sei villaggi in totale.

"Qui c'è un grande desiderio di futuro, di avere un domani contando sulle proprie forze e capacità" afferma Maurizio Polenghi, volontario in loco.

 

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