Secondo il report “I numeri del cancro in Italia nel 2021” del Ministero della Salute, il carcinoma della mammella è il tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne in Italia, colpendo 1 donna su 9.
In questo scenario, la diagnosi precoce riduce la necessità di terapie e di interventi più invasivi. Abbiamo così intervistato la Dott.ssa Chiara Trattenero, senologa specializzata in radiologia diagnostica e dirigente medico presso l’Ospedale Sacra Famiglia Fatebenefratelli Erba, per fare chiarezza sulla risonanza magnetica della mammella.
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In questo articolo spieghiamo:
La risonanza magnetica mammaria è oggi uno dei metodi principali per diagnosticare il tumore del seno insieme alla mammografia, all'ecografia e alle biopsie mammarie. Infatti, grazie alla sua elevata sensibilità supera ma non sostituisce sia la mammografia sia l'ecografia.
Si tratta di un metodo basato sull'uso di un campo magnetico fornito da un magnete di alta qualità, associando la somministrazione endovenosa di mezzo di contrasto, e pertanto non espone le pazienti a radiazioni ionizzanti potenzialmente pericolose.
Un ulteriore vantaggio di questo metodo è la possibilità di rilevare anche lesioni benigne che altrimenti sarebbero passate inosservate.
La risonanza magnetica alla mammella raggiunge oltre il 90% di sensibilità: è quindi un’arma fondamentale per i centri che si occupano quotidianamente di diagnostica senologica.
Un radiologo senologo esperto sa fornire le corrette indicazioni per il suo svolgimento e per l’esito finale. Per questo, è uno strumento utilissimo per le pazienti con sospetto/accertato tumore del seno, soprattutto per la scelta di un corretto iter chirurgico (intervento conservativo o mastectomia), evitando interventi successivi.
Esistono precise indicazioni in merito a quando fare la risonanza magnetica alla mammella, di seguito riportiamo le principali:
Non si può definire un'età in cui eseguirla, né una frequenza specifica, fatta eccezione per le donne ad alto rischio alle quali è raccomandata 1 risonanza magnetica all'anno. È però importante una programmazione precisa nelle donne in età fertile: la risonanza magnetica dovrebbe essere eseguita preferibilmente tra i giorni 7 e 14 del ciclo mestruale.
Essendo un esame di III livello, e quindi altamente specialistico, non è considerato un esame di screening da svolgere periodicamente, come la mammografia e l'ecografia. Per questo motivo deve essere prescritto da specialisti della mammella, in particolare da un radiologo senologo o da un chirurgo/oncologo senologo.
Il consiglio principale della Dott.ssa Chiara Trattenero è fare prevenzione: la diagnosi precoce riduce la necessità di terapie e di interventi più invasivi. Spesso trovare un tumore in fase iniziale, e di piccole dimensioni, vuol dire guarire dopo l'intervento e dopo la terapia necessaria.
"Non aspettiamo quindi che il tumore diventi così grande da sentirlo alla palpazione, dobbiamo diagnosticarlo quando non risulta palpabile. Dai 35 anni il rischio di tumore al seno aumenta in maniera considerevole: è quindi fondamentale sottoporsi ad esami di prevenzione, in particolare ad ecografia mammaria fino ai 40 anni, associata successivamente alla mammografia dai 40 anni" così conclude la Dottoressa.
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