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Salute mentale e riabilitazione psichiatrica: ricostruire un percorso integrale per il malato

In vista della Giornata Mondiale della Salute Mentale 2021, il Direttore medico del Centro Sant'Ambrogio, il Dott. Gian Marco Giobbio, ha condiviso prospettive, possibili ambiti di revisione e modelli relativi alla riabilitazione e alla residenzialità psichiatrica

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Salute mentale e riabilitazione psichiatrica: ricostruire un percorso integrale per il malato 

Anche la psichiatria è stata profondamente rivoluzionata negli ultimi decenni grazie all’introduzione di tecniche terapeutiche – farmacologiche, psicologiche e riabilitative – innovative. Il quadro epidemiologico con cui si deve confrontare la riabilitazione attuale è caratterizzato dall’emergere di tematiche critiche:

Il progressivo invecchiamento della popolazione, che causa da un lato la necessità di gestire la cronicità psichiatrica in soggetti sempre più anziani, dall’altro dall’emergere di disturbi psichiatrici in soggetti con quadri organici o dal dover gestire quadri psichiatrici esorditi in tarda età, le cui caratteristiche cliniche e di trattamento sono spesso di maggiore complessità e necessitano di nuove competenze.

L’emergere di nuove problematiche nell’ambito del trattamento del disturbo della personalità (sempre più rappresentati nei servizi psichiatrici) e, più in generale, delle situazioni di comorbidità e di doppia diagnosi che richiedono la proposizione di nuovi modelli operativi specifici.



Il modello della residenzialità psichiatrica in Lombardia

In regione Lombardia la residenzialità psichiatrica ha trovato una nuova organizzazione con il Piano Regionale per la Salute Mentale 2002 – 2004, che ha indicato i modelli organizzativi da attuare grazie al contributo di un ampio numero di esperti, affiancati da rappresentanti delle associazioni, del mondo del volontariato e più in generale del terzo settore.

L’applicazione del modello di riqualificazione della residenzialità psichiatrica, così come articolato nel Piano Regionale Salute Mentale e nella DGR 4221 del 2007, ha permesso di ripensare la classificazione delle strutture residenziali, definendo in modo preciso i criteri di accreditamento e le tariffe differenziate in base all’impegno riabilitativo assolto.

Ha inoltre introdotto il concetto della durata del progetto riabilitativo e della promozione di percorsi, che consentano il passaggio dei pazienti più autonomi dalle strutture a più alta intensità riabilitativa alle strutture a più bassa intensità riabilitativa. Tali cambiamenti hanno determinato l’avvio di una nuova fase della riabilitazione psichiatrica.



Residenzialità psichiatrica, le aree critiche: una revisione necessaria

Da più parti si evidenzia la necessità di una revisione, che garantendo la tenuta complessiva del sistema possa intervenire su alcune aree critiche emerse nel corso degli anni o indotte dall’emergere di nuovi bisogni.

Gli elementi critici dimostrati dal sistema residenzialità psichiatrica nel corso di questi anni possono essere così riassunti:

  • scarsa differenziazione dei programmi riabilitativi e dell’offerta specialistica legata in parte alla ridotta flessibilità dell’accreditamento in termini di figure professionali;
  • sovraesposizione delle Comunità ad alta intensità assistenziale e ad alta e media intensità riabilitativa con effetto “collo di bottiglia” per l’approccio riabilitativo dei pazienti con minori bisogni assistenziali/riabilitativi;
  • limiti temporali predefiniti con abbattimento tariffario al superamento degli stessi;
  • mancanza di strutture sociosanitarie per l’accoglienza dei pazienti psichiatrici anziani, con gravi disabilità o con patologie organiche e compromissioni fisiche che li rendono incapaci di vita autonoma.


Riabilitazione psichiatrica: nuovi bisogni

Alla luce dell’esperienza dei dipartimenti di salute mentale e delle strutture residenziali psichiatriche del privato accreditato sono state identificate le seguenti aree di bisogni riabilitativi-residenziali non adeguatamente supportate dall’attuale sistema:

È stato portato in primo piano il tema dell’integrazione e del collegamento tra i diversi soggetti istituzionali, agenzie del privato sociale e della “rete naturale”, associazioni, mondo del lavoro e della Cooperazione che a vario titolo devono collaborare per la creazione di una sorta di “comunità per la salute mentale”, assumendosi la propria parte di compiti e di responsabilità.

Sul piano organizzativo e gestionale viene indicata la necessità di introdurre flessibilità nei percorsi di assistenza, attraverso modelli di collaborazione pubblico-privato e convenzioni con soggetti non istituzionali per offrire opzioni di scelta agli utenti e valorizzare la relazione terapeutica personale con la responsabilizzazione dell’utente, considerato come protagonista della cura e non come oggetto passivo.

Il tutto necessita di essere accompagnato dallo sviluppo di alcune tematiche, quali:

  1. la costruzione di un’architettura sanitaria più flessibile in grado di rispondere meglio alle patologie specifiche ed alle tematiche emergenti in tema di doppia diagnosi, disturbi del comportamento alimentare o pazienti autori di reato;

  2. lo sviluppo di percorsi a lungo termine per i pazienti che presentano bisogni assistenziali importanti e modesti bisogni riabilitativi con l’obiettivo di creare un contesto in grado di farsi carico in modo estensivo del paziente psichiatrico cronico con rete sociale e familiare deficitaria;

  3. la messa in rete delle risorse residenziali a forte integrazione sociosanitaria per i pazienti che non necessitano più di interventi riabilitativi psichiatrici, che tenga conto della criticità legata alla compartecipazione alla spesa per l’accesso al sistema sociosanitario;

  4. la maggiore armonizzazione tra DSMD (Dipartimenti di Salute Mentale e Dipendenze) e strutture della riabilitazione residenziale psichiatrica, in larga parte gestite da privato accreditato;

  5. l’utilizzo delle nuove tecnologie (telemedicina) a supporto dei progetti riabilitativi residenziali. In questo contesto si è evoluta l’esperienza riabilitativa psichiatrica dei Fatebenefratelli che ha visto anche il rinnovarsi dei Centri anche dal punto di vista strutturale.


I principali fattori sull’esito della riabilitazione psichiatrica

La risposta a bisogni così elevati non può essere trovata solo nell’ambito sanitario, ma necessariamente deve coinvolgere gli ambiti sociale e politico e considerare l’aspetto esistenziale e relazionale della vita dell’uomo. Nel corso degli ultimi decenni le pratiche relative all’intervento nella tutela della salute mentale hanno abbandonato le dottrine teoriche chiuse ed auto-referenziali e sono sempre più fondate sul riconoscimento della dimensione multifattoriale della malattia mentale.

Tale prospettiva rinnova l’importanza della relazione come elemento cruciale dell’operare nel campo della salute mentale: relazione con i soggetti affetti da disturbi, ma anche con i loro familiari e, più in generale, con il loro ambiente di vita.

Allo stesso tempo, negli ultimi decenni è emerso il problema della scarsità delle risorse a fronte di bisogni che paiono illimitati. Ciò ha messo in risalto l’esigenza di stime epidemiologiche, di analisi dei bisogni, di valutazione di efficacia degli interventi e del loro costo e necessariamente ha reso prioritari gli interventi basati su evidenze e razionali in termini economici.

Accanto al progredire della tecnica ed al miglioramento dell’assistenza, si è andato affermando la dimensione umanizzante e pastorale che ha generato un nuovo modello di Ospitalità con l’introduzione di interventi rivolti all’interiorità religiosa e spirituale dell’Ospite.

 

Percorsi riabilitativi: l’opera dei Centri Fatebenefratelli

Il lavoro di questi anni si è tradotto in ormai un consolidato modello che vede al centro dell’azione l’Ospite come portatore di bisogni multipli.

Lo sforzo recente è andato nella direzione di una maggiore umanizzazione del percorso riabilitativo che pone in primo piano la dignità della persona umana, valorizzando l’importanza del prendersi cura, piuttosto che la passività e l’assistenza.

Il rispetto dell’individuo ed il riconoscimento del suo valore indipendentemente dalla malattia di cui è affetto, la necessità di una vera integrazione, l’attenzione ai suoi bisogni e il riconoscimento dell’altro come essere umano: in questo l’opera dei Fatebenefratelli è stata in grado di differenziarsi dai percorsi di cura soliti, facendo partecipi Ospiti ed Operatori di una visione più ampia del significato di riabilitazione.

 

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