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San Riccardo Pampuri: un medico al servizio della Fede

Il primo maggio 2019 è cominciato l’anno giubilare dedicato a San Riccardo Pampuri, un uomo che ha dedicato tutta la sua vita al compimento del bene verso gli altri. Studente, soldato, medico e frate, fra Riccardo simboleggia l’impegno sociale a favore dei giovani e dei poveri. Ripercorriamo la storia di un grande esempio di uomo e di santo.

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L’inizio: uno studente universitario modello

La formazione morale e spirituale di Erminio Pampuri comincia al Circolo della Fuci - Federazione Universitaria Cattolica Italiana - di “S. Severino Boezio”, fondato a Pavia nel 1898 dal Vescovo Riboldi.
Il circolo si trovava nell’episcopio della città dove si tenevano conferenze formative e incontri culturali e dove si svolgevano attività caritative. Tra i giovani studenti, Erminio Pampuri si distinse subito per lo spirito cristiano, l’umiltà, la bontà e la devozione.

 

La Grande Guerra. La Medaglia al Valore al Soldato Pampuri

Nel 1915 l’Italia entrò nella prima guerra mondiale. In quanto studente di medicina, Erminio venne aggregato all’86.ma sezione di Sanità della Terza Armata, prima da sergente, poi da ufficiale, e fu mandato ad assistere i commilitoni feriti nella estenuante guerra di trincea.
La disfatta di Caporetto fu, per l’Italia, il momento più “buio” della Grande Guerra.
In questa occasione, il soldato Pampuri riuscì a mettere in salvo l’intero materiale di medicazione e, dopo essere stato accolto come un eroe dai commilitoni che lo credevano morto o in mano alle truppe austro-tedesche, Erminio ricevette la medaglia di bronzo per l’atto eroico e la dedizione al dovere.

 

L’Attività medica, la carità, l’impegno sociale a favore dei giovani e dei poveri

Nel 1921, Pampuri si laureò in Medicina e Chirurgia col massimo dei voti: la guerra non lo aveva distolto dall’obiettivo di indossare il camice per curare i malati.
Nominato medico condotto di Morimondo, nel 1922 compì lodevolmente un corso di perfezionamento nell’Istituto Ostetrico-Ginecologico di Milano, e nel 1923 il corso per l’abilitazione ad ufficiale sanitario nell’Università pavese.
La professione medica era per Pampuri un’occasione per servire il suo prossimo, un impegno assunto con se stesso e con la sua Fede al servizio di chi soffre.
Cominciò un periodo di intensa attività. Alla sua porta iniziavano a bussare a tutte le ore, per la cura del corpo, ma anche per il “sollievo dello spirito”.

Curando i corpi egli riusciva anche a curare le miserie e le afflizioni dell’anima. Istituì una mutua per la quale gli iscritti, pagando due lire all’anno, avrebbero potuto essere visitati in qualsiasi momento. Chi non si fosse potuto permettere la tassa annuale avrebbe ricevuto comunque le cure, offerte gratuitamente da Pampuri.
Erminio era diventato il centro del paese. Fu un prezioso collaboratore del parroco, e per riunire i ragazzi fondò il Circolo della Gioventù di Azione Cattolica, di cui fu il primo presidente. Organizzava turni di esercizi spirituali presso la “Villa del Sacro Cuore” dei Padri Gesuiti in Triuggio, per i giovani del Circolo, per i lavoratori della campagna e per gli operai, sostenendone generalmente anche le spese, e vi invitava pure colleghi ed amici. Mise in piedi anche un corpo musicale e per l’acquisto degli strumenti andò personalmente a chiedere offerte di cascina in cascina dando anche del suo.

 

Nel cammino di Fede

La vita laica, per quanto interamente dedita al prossimo, non lo soddisfava interamente e, dopo un periodo di inquietudine e riflessione, Pampuri decise di prendere i Voti per essere più vicino a Dio. Tuttavia, la salute cagionevole di Erminio gli impedì di essere accolto tra i Francescani prima, e tra i Gesuiti poi.
Così Pampuri presentò domanda di ammissione all’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli il 6 giugno 1927. E, malgrado le ormai precarie condizioni di salute, venne accolto a Milano due settimane dopo.

Il Corriere della Sera dedicò un ampio articolo a firma di Giovanni Censato il 20 agosto del ’27, dal titolo: “Un medico che si fa frate”. Nell’ottobre di quello stesso anno iniziò il noviziato presso l’Ospedale Sant’Orsola.
L’Ordine fondato da San Giovanni di Dio, unitamente ai voti di povertà, castità e obbedienza ha il voto dell’ospitalità, cioè l’assistenza degli infermi ricoverati negli ospedali. Per Fra Riccardo era questo il vero significato della sua missione: la vita religiosa come mezzo per realizzare appieno il suo ideale di medico. La carità verso il prossimo per lui non era che emanazione di quella verso Dio.

 

Vestendo gli abiti dei Fatebenefratelli, Erminio si spogliò del suo passato di laico. Abbandonò per sempre il suo nome. Erminio non c’era più, era nato Fra Riccardo Pampuri. Scrisse alla sorella: «Non posso che ringraziare di tutto cuore la bontà del Signore e la misericordia sua usatami nel chiamarmi a questo stato…, mi metterò completamente nelle mani di Gesù e della sua Santissima Madre».

Improvvisamente, nella primavera del 1929, la sua fragile salute peggiorò, portando fra Riccardo ad ammalarsi gravemente. Fu ricoverato alla Casa di Cura san Giuseppe di Milano, dove ricevette numerose visite - trasformatesi in un vero e proprio pellegrinaggio - da parte di coloro che lo conoscevano personalmente o che avevano sentito parlare di quest’uomo tanto devoto.

 

“Arrivederci in Paradiso”

«Sono contento e felice di aver fatto la volontà di Dio… Siamo sulla via del cielo. Ed ora mi vedo vicino a raggiungerlo sono felice», queste le ultime parole di speranza del frate.
Riccardo Pampuri morì, com’è ricordato dal Decreto di eroicità delle virtù del 12 giugno 1978, «lasciando il ricordo di un medico che seppe trasformare la propria professione in missione di carità, e di un religioso che riprodusse in sé la figura del vero figlio di san Giovanni di Dio».

Venne beatificato il 4 ottobre 1981 e il 1º novembre 1989 fu proclamato Santo da Papa Giovanni Paolo II.
La storia di San Riccardo Pampuri simboleggia il percorso di dedizione e carità di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita all’assistenza degli infermi ricoverati negli ospedali, espressione del principio di ospitalità.

La sua missione è stata quella di “curare i corpi per giungere a curare le miserie dell’anima”, sposando il principio dei Fatebenefratelli di una cura integrale per ciascun essere umano: dal corpo all’anima. Se vuoi conoscere la realtà dei Fatebenefratelli, consulta la pagina Pastorale Vocazionale.  

 

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