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Aiutiamo chi ci cura: un sostegno per gli operatori sanitari a rischio burnout

12 dicembre 2020

L’emergenza sanitaria a cui stiamo assistendo oggigiorno ha inciso enormemente sul carico di lavoro degli operatori sanitari, sulla loro stanchezza fisica e sul loro benessere psicologico aumentando in maniera esponenziale i rischi dello sviluppo di sindromi da burnout.

In questo momento siamo chiamati a prestare attenzione ad un tema che interessa tutti noi, ovvero la tutela del benessere psicofisico delle professioni della cura e dell’assistenza, mettendo in atto azioni concrete per salvaguardare coloro che si occupano ogni giorno di tutti i cittadini, fornendo un aiuto a chi è sempre in prima linea per il benessere di tutta la comunità.

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Coronavirus e l'allarmante minaccia per la salute degli operatori sanitari

Più di altre, le professioni in ambito di assistenza e cura sono caratterizzate da un maggiore coinvolgimento interpersonale e da un costante contatto con la sofferenza umana. Ogni giorno gli operatori sanitari si confrontano con situazioni critiche e con pazienti che rischiano la propria vita: l’empatia e la partecipazione emotiva sono elementi inevitabili ed anche essenziali, ma che in un contesto prolungato di forte stress possono sfociare nel rischio di “burnout”.

Il contatto con la malattia e la sofferenza in ogni sua forma può generare con il tempo situazioni emotivamente angoscianti, mettendo a dura prova i professionisti della salute, stremati da stanchezza, esaurimento, stress. In questi lunghi mesi di emergenza sanitaria il rischio è aumentato vertiginosamente: sono infatti gli operatori sanitari i primi soggetti su cui gli effetti a lungo termine della pandemia sono più forti ed allarmanti.

Continuamente esposti alla minaccia di trasmissione dovuta al loro lavoro in prima linea e allo stesso tempo sottoposti ad estenuanti turni lavorativi e ad un alto carico emotivo, i professionisti della salute sono le prime vittime “silenziose” di questa crisi divagante.

 

Burnout: la patologia della relazione di aiuto e il forte rischio per i professionisti della salute

Ma cosa si intende esattamente con il termine burnuot e cosa comporta questo rischio sempre più diffuso? Si tratta di un insieme di disturbi, fortemente correlati alle professioni d’aiuto, che sono sottoposte di continuo a situazioni di disagio e sofferenze.

Riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il burnout è stata definita come “patologia della relazione di aiuto”, che richiede un intervento tempestivo per evitare di compromettere del tutto la salute psicofisica dei soggetti colpiti.

I sintomi sono i più diversi, tra i principali che gli operatori sanitari possono dimostrare abbiamo: mal di testa, ansia e depressione, disturbi del sonno, aggressività e irritabilità, isolamento. Un altro allarmante disturbo, che i professionisti della salute possono sviluppare, in particolare considerando la situazione attuale di emergenza è la depersonalizzazione: in questo caso il soggetto adotta una preoccupante concezione di sé e un distacco dal lavoro, dagli altri colleghi e dalle sue emozioni.

 

Tutelare gli operatori sanitari: l'impatto a lungo termine dell'emergenza Covid-19

Esaurimento psicofisico, isolamento dal lavoro, cinismo, sentimenti negativi e ridotta efficacia professionale sono le conseguenze più immediate che la pandemia da Covid-19 sta avendo su coloro che in questi mesi hanno tutelato il nostro diritto alla salute e combattono tuttora in prima linea per salvaguardarlo.

Numerosi studi hanno evidenziato infatti che tra l'11 e il 73,4% degli operatori sanitari, tra cui principalmente medici, infermieri e personale ausiliario, hanno riportato sintomi di stress post-traumatico, con sintomi che possono perdurare dopo 1-3 anni nel 10-40%Sintomi depressivi sono riportati nel 27,5-50,7%, insonnia nel 34-36,1% e ansia grave nel 45%. 

I dati sottolineano quindi che questi effetti devastanti sulla salute psicofisica dei professionisti della saluta perdurano nel tempo: a riscontrare sintomi particolarmente gravi sono specialmente gli infermieri, a causa del coinvolgimento maggiore con i pazienti, che comporta aumento del rischio di contagio, contatto più diretto con la sofferenza e con la morte, e degli operatori sanitari in prima linea.

È evidente che l’empatia e contatto interpersonale rappresentano nelle professione della cura e dell’assistenza un esercizio impegnativo, che a causa del carico di lavoro sempre maggiore dovuto al Coronavirus, espone l’équipe sanitaria ad un allarmante rischio per la loro salute.

È quindi dovere dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli favorire dei servizi di supporto a questa categoria particolarmente a rischio, specialmente in un momento storico come quello che stiamo attraversando: preservare la salute di chi ogni giorno è risorsa principale della sanità, aiuta a garantire un'assistenza ai cittadini e a tutta la comunità e a sostenere chi in questi mesi ha sacrificato tutto per il benessere del nostro Paese. 

Rispondiamo assieme ad un emergente bisogno di assistenza e cura che ancora non trova una risposta strutturata all’interno del nostro Sistema Sanitario Nazionale. 

Puoi supportare il progetto e offrire un nuovo inizio a chi ne ha più bisogno con un semplice gesto: basta cliccare il pulsante in basso e dare il tuo contributo.
Un profondo grazie per il suo supporto. 

 

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