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Coronavirus e traumi psicologici: legami sociali, isolamento e disturbi a lungo termine

17 dicembre 2020

L’emergenza Covid-19 ha comportato una rivoluzione nella nostra quotidianità: dal lavoro alla scuola, passando alla socialità in generale.

Quali sono gli effetti che si sono già prodotti sull’interazione e sui legami sociali? Quali possibili disturbi si possono sviluppare nel medio-lungo termine in seguito a questi ripetuti lockdown o, più in generale, all’attuale condizione di instabilità economica e sociale? Ce lo ha spiegato la Dott.ssa Maria Rosaria Rapolla, Responsabile di Psicogeriatria del Centro Sant’Ambrogio Fatebenefratelli

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Interazione e legami sociali al tempo del Covid: giovani e anziani ad alto rischio

Negli ultimi decenni l'avvento delle tecnologie digitali e della possibilità di comunicare a distanza ha cambiato il nostro concetto di socialità, soprattutto nelle nuove generazioni. È indubbio che l’evoluzione tecnologica ha ridotto le occasioni di stare insieme e relazionarsi con l’altro o le ha modificate completamente.

Ne è un esempio la sindrome Hikikomori, una patologia diffusa solo negli ultimi anni, che descrive un particolare fenomeno psichiatrico che si manifesta attraverso ritiro sociale, auto-esclusione dal mondo esterno, isolamento e rifiuto totale per ogni forma di relazione, se non quella virtuale.

Tuttavia, per quanto le tecnologie abbiano modificato il concetto di socialità, questo bisogno è ancora evidente: rimane ancora vivo e forte il desiderio di vedersi, di trovarsi, di comunicare. L’emergenza Covid-19 ha in questi mesi azzerato questa possibilità e ad aver sofferto di più questa condizione di perenne distanziamento e reclusione sono i giovani e gli anziani, le fasce estreme e più a rischio della nostra società.

 

Destabilizzazione e crollo delle certezze: gli effetti del lockdown e dell'isolamento forzato

A differenza degli adulti, che hanno una maggiore capacità di sopportazione, un’aspettativa di vita più lunga e una personalità definita ed autonoma, i giovani e gli anziani hanno un estremo bisogno di contatto fisico, di aggregazione, di trovarsi in mezzo agli altri.

La parola d’ordine di quest’emergenza è stata isolamento: le conseguenze di un prolungato distanziamento sono significativamente forti e devastanti. Il virus ci ha insegnato a guardare ogni persona con diffidenza, come possibile portatore di infezione e malattia e ha insidiato in tutti noi l’inganno, il sospetto, il timore in modo subdolo e profondo: ha introdotto nella nostra società l'idea che l'altro possa portare qualcosa di cattivo e dannoso, anche se involontariamente.

Ogni lockdown ci ha resi e continuerà a renderci più diffidenti: in questi mesi abbiamo imparato in modo disfunzionale ad isolarci, a stare in casa, in uno spazio che erroneamente crediamo l’unico sicuro e protetto. Guardiamo sempre più spesso le possibilità di contatto con gli altri con maggior timore e questo lascerà inevitabilmente un segno indelebile sull’intera comunità, e più nel dettaglio, sui rapporti sociali.

La solitudine, la paura che nulla torni più come prima, l’angoscia di perdere una sicurezza economica, il timore di vedere i nostri cari per un possibile rischio di contagio: è il dramma che ognuno di noi ha vissuto e continua a vivere a causa della pandemia e che ha creato una condizione di fatica, stress psicologico continuo, in cui è forte una destabilizzazione e un crollo delle certezze

 

Coronavirus e psicologia: gli effetti a lungo termine sulla mente 

Il livello e la quantità di ansia dipendono fortemente da quanti fattori di stress un soggetto subisce: questi fattori possono essere oggettivi esterni oppure legati alla struttura di personalità del singolo. In questa situazione di continua instabilità, derivata non solo dall’emergenza ma anche dalle comunicazioni dei mass media, continuamente discordanti e caotiche, ha cancellato tutti i punti di riferimento. Questa condizione non ha fatto altro che creare un consumo di energie psichiche molto ampio, che produce inevitabilmente degli stati d’ansia.

Là dove c’è un terreno più fertile, questi sintomi – inizialmente leggeri – possono strutturarsi in un vero e proprio disturbo cronico, che richiede un intervento precoce e mirato da parte di uno specialista. È essenziale, quindi, saper chiedere aiuto ed imparare a gestire con il giusto supporto psicologico queste esperienze traumatiche generate dall’emergenza sanitaria. Se desideri, puoi richiedere un consulto specialistico, compilando questo form

Oltre ad ansia, depressione e stress cronico, è stato evidenziato un altro rischio derivato dai mesi di isolamento forzato: i cosiddetti disturbi agorafobici. L’agorafobia è una patologia che comprende la paura paralizzante di stare negli spazi aperti o affollati, impedendo alla persona di compiere le più semplici e banali attività quotidiane. Esistono, inoltre, soggetti che possono sviluppare tratti agorafobici, in particolare in seguito ai lunghi mesi di lockdown, percependo così l’esterno come un luogo pericoloso e ad alto rischio.

In questo caso, è fondamentale intervenire rapidamente anche con un breve percorso di trattamento psicoterapico, in modo da poter ristabilire l’equilibro tra la propria “comfort zone”, ovvero il nostro spazio mentale di sicurezza, routine e familiarità, e lo stare fuori, all’esterno, che è il luogo dove è possibile evolversi e crescere. Se queste emozioni, anche se difficili da elaborare e gestire, vengano affrontate precocemente è possibile fare il punto di se stessi e ripartire nuovamente.

 

Per rispondere ad un emergente bisogno di assistenza e cura, la Provincia Lombardo Veneta ha attivato un Ambulatorio Multidisciplinare di Assistenza Integrale, che oltre a fornire consulti medici e di accompagnamento spirituale, offre trattamenti psicologici per tutte quelle persone che in seguito alla pandemia si sono trovati ad affrontare nuove debolezze e fragilità. 

Puoi supportare il progetto e offrire un nuovo inizio, donando un percorso di cura a chi ne ha più bisogno, con un semplice gesto: basta cliccare il pulsante in basso e dare il tuo contributo. Grazie!

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