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La condizione delle donne in Africa: la mutilazione genitale femminile

6 febbraio 2024

Il 6 febbraio è la giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili. Questa pratica, pur violando i diritti umani delle donne, è ancora diffusa in numerosi paesi del mondo, la maggior parte dei quali si trova in Africa. Ma in cosa consiste la mutilazione genitale femminile e perché viene praticata? Ne parliamo in occasione di questa giornata, continua a leggere per saperne di più!

In questo articolo parleremo di:

- Mutilazione genitale femminile: cos'è
- Mutilazione genitale femminile, i dati più recenti
- La mutilazione genitale femminile in Africa

I volontari che scelgono di donare il proprio tempo per aiutare la popolazione africana sono una risorsa estremamente preziosa. Ma cosa vuol dire vivere un'esperienza di volontariato in Africa? Clicca qui in basso e scopri le storie di alcuni volontari di UTA Onlus!

Le storie dei volontari di UTA Onlus

 

Mutilazione genitale femminile: cos'è

La mutilazione genitale femminile (MGF) è una pratica dalle origini antiche e cruenta, che consiste nella rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili, per ragioni non mediche. Tale pratica infatti non è necessaria dal punto di vista medico, e viene applicata principalmente per ragioni legate alla cultura e alla religione.

In particolare, l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) distingue quattro tipologie di mutilazioni genitali femminili, che variano a seconda della loro invasività:

  • clitoredictomia (tipo I), che prevede il taglio del clitoride;
  • escissione (tipo II), che asporta in modo parziale o totale il glande del clitoride e le piccole labbra, con o senza rimozione delle grandi labbra;
  • infibulazione (tipo III), che restringe l'apertura vaginale attraverso cuciture, con o senza rimozione del prepuzio/cappuccio e del glande del clitoride
  • tutte le altre procedure dannose per gli organi genitali femminili (tipo IV), come punture o incisioni. 

Sebbene tale pratica sia vietata e considerata come una violazione dei diritti umani, sono ancora tantissime le donne che ogni anno sono sottoposte ad essa. La mutilazione genitale femminile viene infatti tutt’oggi praticata in oltre 30 paesi nel mondo, gran parte dei quali si trova in Africa.

 

Mutilazione genitale femminile, i dati più recenti

Secondo le stime dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS) oltre 3 milioni di giovani donne, prevalentemente di età compresa tra l'infanzia e i 15 anni, ogni anno rischiano di essere sottoposte a questa pratica. Nel 2023 in Italia, secondo una ricerca dell’Università Bicocca di Milano, le donne vittima di mutilazioni genitali sono quasi 88.000. E sebbene nel corso degli anni siano stati fatti dei progressi, resta ancora tanta strada da fare per eliminare questo problema. 

Infatti, secondo le stime riportate su OnuItalia, si prevede che entro il 2030 – anno scelto dalla Nazioni Unte per l’Agenda globale che tra gli obiettivi da perseguire ha la salute delle donne, i diritti umani e ogni forma di tutela dell’essere umano – si raggiungerà la cifra di 4,6 milioni di donne e bambine a cui verrà condotta una forma di mutilazione genitale femminile. I motivi? I cambiamenti climatici, l'aumento della povertà e della disuguaglianza di genere continueranno a frenare gli sforzi per cambiare le norme sociali e di genere che spingono alla realizzazione di questa pratica.

Lo conferma il dottor Ian Askew, direttore del Dipartimento per la salute e la ricerca sessuale e riproduttiva dell'OMS, secondo cui:

Le mutilazioni genitali femminili non rappresentano solo un catastrofico abuso dei diritti umani, che danneggia in modo significativo la salute fisica e mentale di milioni di ragazze e donne; sono anche un prosciugamento delle risorse economiche vitali di un paese”.

Il Dottor Askew sottolinea così l'importanza di intervenire immediatamente per interrompere la messa in atto di questa pratica cruenta e dolorosa, che causa sofferenza per tantissime donne.

Mutilazioni genitali femminili Africa

 

La mutilazione genitale femminile in Africa

Il continente africano si caratterizza per la diffusione di numerose problematiche, che quotidianamente determinano condizioni di vita insostenibili per la popolazione. Tra queste, una sfida contro cui ancora oggi le donne africane si trovano a combattere riguarda la diffusione delle pratiche di mutilazioni genitali femminili. 

Secondo quanto stimato dall’OMS, infatti, 200 milioni di donne in tutto il mondo hanno subito una mutilazione genitale: l’80% di questi casi si trova in Africa. Un dato che evidenzia la radicale diffusione di questo problema nel continente.

Questa pratica ha origini antichissime, e viene effettuata principalmente per ragioni legate alla cultura e alla religione. In molte comunità africane è infatti diffusa l’idea secondo cui mutilando i genitali femminili le donne vengano purificate. Si ritiene inoltre che questa pratica possa apportare benefici estetici e promuovere la fertilità: segna infatti in molti casi il passaggio dalla giovane età all’età adulta, configurandosi pertanto come una vera e propria cerimonia. 

Certamente, influisce sulla diffusione di questa pratica anche la cultura patriarcale tipica di molti paesi africani, in cui la donna non ha potere decisionale neppure sul proprio corpo. La mutilazione diventa così elemento di sottomissione della donna, che è costretta a subire senza poter reagire.

Ma non solo: un’ulteriore problematica tipica di questa pratica è relativa alle condizioni igienico sanitarie nelle quali viene condotta. Nella maggior parte dei casi, infatti, le donne non sono anestetizzate, e vengono incise con materiali non sterili e inadeguati all’operazione, che causano loro un dolore fortissimo. 

Sono numerose le conseguenze negative che derivano dalle mutilazioni genitali: innanzitutto, è molto comune che si verifichino forti emorragie, che in alcuni casi possono portare alla morte. Inoltre, l’utilizzo di strumenti non sterili può causare infezioni e aumentare la probabilità di contrarre l’HIV, una delle patologie più diffuse in Africa. 

Va inoltre sottolineato che spesso le donne e bambine non sono preparate né istruite rispetto alla pratica a cui vengono sottoposte, e subiscono di conseguenza veri e propri traumi che causano loro forti danni psicologici, oltre che fisici.

 

È quindi chiaro che la pratica della mutilazione genitale femminile rappresenta un’enorme problematica nel continente africano: migliaia di giovani donne sono costrette a subire questa forma di violenza senza poter fare nulla, ed è per questo che bisogna agire per modificare questa situazione, sensibilizzando rispetto al tema e salvaguardando le giovani donne. 

 

UTA Onlus è un’Associazione benefica attiva nel continente africano, in particolare in Togo e in Benin, il cui scopo è aiutare la popolazione svantaggiata. Se vuoi dare il tuo contributo ed aiutarci clicca qui e dona ora!

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