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Malattia di Parkinson: il servizio specialistico attivato dal Presidio Riabilitativo Beata Vergine Consolata

Ad evoluzione lenta ma progressiva, il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, che è presente in tutto il mondo e i cui sintomi sono noti da molti anni: il nome è infatti legato a James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese del XIX secolo, che per primo descrisse gran parte dei sintomi della malattia in un famoso libretto, il "Trattato sulla paralisi agitante".

Continua a leggere per scoprire di più sul Parkinson e sul servizio, attivato dal nostro Presidio Ospedaliero Riabilitativo Beata Vergine Consolata di San Maurizio Canavese e diretto dal Dott. Alberto Mattioda, interamente dedicato alla presa in carico di chi soffre di questa malattia.

 

Malattia di Parkinson: che cos’è?

Il Parkinson è una malattia degenerativa del Sistema Nervoso Centrale causata dalla progressiva morte delle cellule situate nella sostanza nera, ovvero una piccola zona del cervello che produce la dopamina, un importante neurotrasmettitore: è grazie alla dopamina, infatti, che vengono distribuiti i comandi per controllare i movimenti di tutto il corpo.

La malattia è presente in tutto il mondo: colpisce il 4 per mille della popolazione generale e circa l’1 per cento di quella sopra i 65 anni di età. Si stima che in Italia le persone affette dal Parkinson siano circa 300.000 con una lieve prevalenza nel sesso maschile con un’età media di insorgenza di 59-62 anni. Pensare che il Parkinson sia una patologia che interessa solo gli anziani è però sbagliato: la malattia può comparire anche in età giovanile (un paziente su quattro ha meno di 50 anni).

Quali sono le cause scatenanti della malattia? Al momento sono ancora sconosciute, ma sembrano esserci dei fattori che concorrono allo sviluppo della patologia.

È stato dimostrato che talune sostanze, come il tetracloruro di carbonio, possono favorire l’insorgenza della stessa, così come pure l’utilizzo di particolari prodotti, principalmente insetticidi. Esiste, inoltre, un’ipotesi genetica secondo la quale i pazienti avrebbero varianti o mutazioni genetiche, che li predisporrebbero a sviluppare la malattia in seguito all’esposizione a fattori esterni.

 

Sintomi principali: segnali da non sottovalutare

I sintomi tipici della malattia di Parkinson sono differenti e spesso negli stadi iniziali non sono chiaramente riconoscibili:

  • bradicinesia, ovvero la lentezza nell’esecuzione dei movimenti
  • tremore, tipicamente presente a riposo ed aggravato dalle emozioni
  • rigidità che si esprime come un aumento della resistenza alla mobilizzazione di un arto o di un segmento corporeo e che è costante e uniforme per tutto l’arco del movimento
  • instabilità posturale, possibile fonte di cadute con conseguente aumento del rischio di frattura (spesso causa dell’aumento della disabilità in un soggetto già compromesso dalla patologia di base).

A volte la malattia può manifestarsi con dei sintomi “aspecifici”, che non vanno assolutamente trascurati. Tra i principali abbiamo:

  • perdita del senso dell’olfatto e del gusto
  • disturbi del sonno, che comprendono movimenti involontari durante la fase REM del sonno, apnee notturne, sindrome delle gambe senza riposo
  • alterazioni dell’espressività del volto (amimia)
  • alterazioni del transito intestinale (stipsi)
  • eccessiva sudorazione
  • alterazioni della scrittura (micrografia)
  • cambiamenti dell’umore e della personalità.

Diagnosi e terapia: inquadrare la malattia

La diagnosi della malattia di Parkinson è essenzialmente clinica e si basa sull’attenta analisi dei sintomi. Spesso per raggiungere una diagnosi si procede con l’esclusione di altre patologie con analoghe presentazioni sintomatologiche e a questo scopo vengono effettuati degli esami strumentali (RMN e TC encefalo). Inoltre, una nuova metodica di immagine funzionale (DaTSCAN) è in grado di confermare o escludere la compromissione del sistema dopaminergico già in una fase precoce di malattia.

Pe quanto riguarda la terapia, sono possibili tre tipologie: farmacologica, chirurgica (DBS - Deep Brain Stimulation) o riabilitativa. Gravità della malattia, grado di disabilità, comorbilità, aspettative individuali, problematiche psicosociali: sono diversi fattori intervengono nella decisione della strategia terapeutica più appropriata.

La terapia quindi è strettamente personalizzata e basata sulle esigenze e le caratteristiche del singolo paziente. Ad esempio, la risposta alla terapia farmacologica però può variare nel tempo e dopo alcuni anni di terapia con L- Dopa possono insorgere disturbi quali fluttuazioni motorie (fenomeni on-off) e discinesie.

 

Il valore della riabilitazione

Un importante complemento nella cura della malattia di Parkinson è rappresentato dalla riabilitazione. Oltre ad avere effetti positivi sui disturbi motori, la riabilitazione migliora il tono dell’umore e così anche la qualità di vita del paziente.

Un buon programma riabilitativo deve contenere esercizi mirati alla compensazione dei disturbi maggiormente disabilitanti (bradicinesia, ipertono, disturbi del cammino), fornire consigli riguardanti la gestione della vita quotidiana (counselling riabilitativo), prevenire la progressione dei danni secondari della malattia.  Oltre alle tecniche più squisitamente neuroriabilitative, ci sono altre attività da cui i pazienti possono trarre beneficio, come il Nordic Walking, il Tai Chi Quan, la danza e la musicoterapia.

Un ultimo aspetto da non trascurare è l’impatto, talora devastante, che la malattia ha sulle persone che si occupano in prima persona del malato, i cosiddetti caregivers. Prendersi cura di un malato di Parkinson significa anche prendersi cura delle sofferenze psicologiche e spirituali che il caregiver può sperimentare durante l’evolversi del processo patologico. Riveste grande importanza in questo senso il supporto psicologico da parte di personale qualificato che deve affiancare e fare parte attiva dell’equipe riabilitativa.

 

Prendersi cura del malato: il Presidio Ospedaliero Riabilitativo B. V. Consolata

Nell’ottica di una presa in carico globale del malato e della sua famiglia è stato realizzato un percorso per la diagnosi e il trattamento della malattia di Parkinson da parte della Struttura Complessa di Recupero e Rieducazione Funzionale, il cui responsabile UO è il Dott. Alberto Mattioda, del Presidio Ospedaliero Riabilitativo Beata Vergine Consolata di San Maurizio Canavese.

Grazie ad una serie di contatti con le Associazioni di interesse presenti sul nostro territorio (Associazione Amici Parkinson di Torino e del Canavese) e tenuto conto dei bisogni espressi dai pazienti, si è deciso di istituire un Ambulatorio specialistico dedicato a chi è affetto dalla malattia di Parkinson. L’Ambulatoria ha reso possibile la presa in carico del malato sia dal punto di vista farmacologico che più strettamente riabilitativo (essendo presenti all’interno del Presidio le figure professionali sia del Neurologo che del Fisiatra).

Inoltre, laddove nel corso della visita fossero emerse necessità riabilitative, la presa in carico del paziente è possibile in tutti i setting riabilitativi, con attività a livello ambulatoriale, di ricovero in regime di Day Hospital (mediamente 15 accessi due volte all’ anno), o di ricovero ordinario sia per pazienti provenienti da ospedale per acuti che dal proprio domicilio.

La presa in carico del paziente è garantita dal personale in servizio presso la Struttura Complessa di RRF, a seconda delle necessità emerse durante la visita fisiatrica e individuate nel Progetto Riabilitativo Individuale redatto dal fisiatra. All’interno del Presidio Ospedaliero operano 7 Dirigenti Medici, 24 Terapisti della Riabilitazione, 4 logopedisti, 1 terapista occupazionale, 1 psicologa e 1 assistente sociale oltre al personale infermieristico e assistenziale.

 

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