Lo sviluppo del linguaggio del bambino si articola secondo diverse fasi che individuano, in generale, i progressi che il piccolo dovrebbe compiere durante ciascuna di esse. Nella pratica, però, imparare a parlare è un'attività complessa e non tutti i bimbi mostrano gli stessi miglioramenti nel medesimo periodo.
Alcuni riescono fin da subito, altri hanno bisogno di più tempo, qualcuno invece ha delle vere e proprie difficoltà. Come distinguere allora un parlatore tardivo da un bambino con Disturbi Specifici del Linguaggio? Leggi l'articolo per saperne di più.
In questo articolo parleremo di:
- Late talker e late bloomer cosa sono
- Late talker: cause e consigli per il ritardo nello sviluppo del linguaggio
- Late talker e Disturbi Specifici del Linguaggio: cosa sapere
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Come abbiamo anticipato, in letteratura esistono diverse fasi dello sviluppo del linguaggio ma non tutti i bambini progrediscono nello stesso periodo. Alcuni, infatti, possono migliorare in tempi diversi: svilupparsi dopo non significa però avere minori capacità.
Il termine "late talker" significa propriamente "parlatore tardivo" e, come suggerito dal termine stesso, si riferisce a tutti quei bambini che hanno un ritardo nello sviluppo del parlato.
Chi sono quindi esattamente i bambini late talkers?
Si tratta di quei bimbi che all'età di 24 mesi hanno un vocabolario di circa 50 parole e non riescono ad articolare il linguaggio combinatorio, ovvero hanno difficoltà a formulare piccole frasi. Intorno ai 30-36 mesi presentano ancora un vocabolario esiguo e continuano a mostrare alcune difficoltà nell'articolare il discorso.
Superati i 36 mesi, il più delle volte, un parlatore tardivo manifesta un forte miglioramento linguistico: inizia a produrre frasi complesse e a imparare vocaboli nuovi molto più rapidamente. Proprio per questo si parla di "late bloomer" per indicare tutti i bambini che "sbocciano" leggermente in ritardo rispetto agli altri.
Grazie a questo salto linguistico, un late bloomer riesce così a colmare velocemente il divario con i suoi coetanei raggiungendo il loro stesso livello linguistico, senza più mostrare difficoltà nella formulazione del linguaggio combinatorio.
I parlatori tardivi rappresentano circa il 15% della popolazione totale e raramente questo ritardo consegue in un vero e proprio Disturbo Specifico del Linguaggio.
Ma quali sono le cause che potrebbero ritardare lo sviluppo del parlato?
Per questo è fondamentale che i genitori stimolino il parlato con rinforzi positivi.
Leggere insieme è una soluzione efficace per riuscire ad aiutare il bambino ad apprendere nuove parole, creando allo stesso tempo un legame affettivo. Ugualmente, renderlo partecipe delle azioni quotidiane, citando i nomi degli oggetti e spiegandogli le attività che si stanno svolgendo, lo aiuta a progredire sentendosi coinvolto.
I parlatori tardivi che hanno mostrato, verso i 3 anni, un ritardo sia nel numero di vocaboli appresi e usati, sia nella produzione del linguaggio combinatorio, senza però aver avuto anche una fase di miglioramento, dovrebbero procedere a una visita specialistica per valutare l’eventuale presenza di Disturbi Specifici del Linguaggio.
Tuttavia, se il piccolo ha difficoltà anche nella comprensione verbale è preferibile monitorare i suoi sviluppi con un team di professionisti già a partire dai 2 anni. In questi casi, il bambino può avere comportamenti aggressivi o di isolamento che scaturiscono dal turbamento provato nel non riuscire a spiegarsi ed essere compreso dai propri coetanei o dagli adulti verso cui non ha una relazione famigliare.
Di fatto, non esistono ad oggi indicatori univoci che riescano a definire se un parlatore tardivo svilupperà un Disturbo Specifico del Linguaggio. Per questo è necessario che i genitori monitorino attentamente i progressi del loro piccolo, e le relative difficoltà, durante le varie fasi di sviluppo.
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