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Sanità e associazioni religiose: in difesa dei più fragili

Si parla spesso dell’intreccio tra sanità pubblica e privata in Italia, quasi sempre rilevando nella relazione tra le due una forma di contrasto. Nulla di più lontano dalla realtà: sono numerosi i casi di organizzazioni no-profit e religiose che operano attivamente in quelle situazioni di fragilità che l’intervento della sanità pubblica a volte non riesce a coprire. 

La missione delle strutture sanitarie religiose

Come Padre Virginio Bebber, presidente di ARIS (Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari), conferma in alcune dichiarazioni alla stampa, si rivela fondamentale il lavoro in piena sinergia del Sistema Sanitario Nazionale e degli enti religiosi. Non solo infatti la collaborazione virtuosa può rendere l’offerta sanitaria "efficiente, efficace, tempestiva e coerente con la domanda di salute dei cittadini", ma rafforza i due valori che sono contemporaneamente pilastri ed obiettivi del sistema sanitario italiano, ovvero universalismo e pluralismo. Con universalismo si intende il diritto concesso a tutti i cittadini e gli stranieri presenti sul territorio di poter usufruire in maniera garantita di servizi uguali ed eccellenti, mentre con pluralismo la piena libertà di scelta dell'utente

Tuttavia, come è stato accennato in precedenza, la missione di strutture e di organizzazioni religiose, come CEI, ARIS e, in questo contesto, si inserisce anche il Fatebenefratelli, si arricchisce di un elemento davvero particolare: nel rispetto del valore cristiano della carità e di una storia millenaria di accoglienza, gli enti si impegnano soprattutto sul fronte della cura delle persone più vulnerabili della società. Migranti, senzatetto, anziani, malati terminali, pazienti cronici, bambini, indigenti, persone isolate o senza una rete parentale: realtà spesso dimenticate, rese quasi invisibili e marginali dalla nostra quotidianità, così caotica e spersonalizzata, che lo spirito di condivisione della cristianità si impone di non lasciare mai indietro, mantenendo sempre un occhio di riguardo verso l'umanizzazione delle cure.

 

Un esempio virtuoso: l'infermiere di Parrocchia

Un impegno sempre concreto e tangibile, dunque, che cerca di declinarsi in più modi possibili. Recente esempio di questa dedizione è l'iniziativa dell'infermiere di Parrocchia, una figura da poco introdotta in alcune Regioni italiane grazie al lavoro congiunto di CEI e di alcune ASL locali. Nelle diocesi che aderiscono al progetto, ancora in fase "pilota", un coordinatore di pastorale della salute attiva le risorse in parrocchia (associazioni, volontari) per individuare situazioni di difficoltà e fragilità e contatta poi l'ASL locale perché invii un infermiere per i presidi necessari alla cura.

"Non sempre nei territori ci sono strutture di cura intermedie e questo alimenta nuove sacche di povertà sanitaria: persone che non riescono ad accedere alle cure o persone anziane impedite dalla burocrazia (non tutti sono in grado di fare una prenotazione online)" spiega Don Massimo Angelelli, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute, in un'intervista a Famiglia Cristiana. L'obiettivo del progetto è quindi quello di realizzare "l’incontro tra una rete di bisogni e una rete di servizi, in una collaborazione pubblico-privato nella logica della sussidiarietà", continua Angelelli. "Un progetto di 5 anni, con una prima fase di sperimentazione di qualche mese, un gruppo di coordinamento tecnico e una consulta nazionale per i servizi sanitari di prossimità per evitare una nuova cultura dello scarto"

 

La missione di aiuto del Fatebenefratelli nei confronti della fragilità

L'attenzione alle fragilità si rispecchia in una serie di principi e iniziative perfettamente coerenti con lo spirito ed il lavoro dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, che offre servizi all'interno di un progetto di ospitalità integrale.

Come riporta la Carta di Identità dell’Ordine, infatti, per San Giovanni di Dio “il malato e il bisognoso non sono solo un corpo ed un’anima, peccatore o peccatrice, un vendicativo, un bugiardo o un indegno. Tutti sono persone, suoi fratelli e sorelle, tutti degni di essere aiutati e perdonati da lui e dai suoi collaboratori”.

Senza distinzioni di estrazione, sesso, etnia e cultura, l'Ordine mira dunque ad un'assistenza che risponda a pieno alle necessità spirituali e fisiche della persona, promuovendo il "bene integrale" dell'Uomo. Ne è esempio l'Asilo notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli Onlus, un'associazione senza scopo di lucro attiva da oltre 35 anni nella provincia di Brescia nell'assistenza sociale e sanitaria delle persone in condizioni di marginalità. 

Una dedizione che non conosce limiti o pregiudizi, nel pieno rispetto dei valori della cristianità: non solo, infatti, dal 2014 è nato nell'Asilo notturno un servizio di accoglienza per richiedenti protezione internazionale, ma dal 1996, grazie agli appelli dei frati missionari dell'Ordine Religioso dei Fatebenefratelli Fra Piergiorgio dr. Romanelli e Fra Fiorenzo dr. Priuli, è attiva l'Associazione benefica U.T.A. ONLUS, Uniti per Tanguiéta e Afagnan. L'Associazione si occupa principalmente di aiutare gli Ospedali di Afaganan nel Togo e di Tanguiéta nel Benin nella cura e nell'assistenza dei più bisognosi, come indigenti, malati, bambini e ragazzi privati dell'uso delle gambe dalla poliomielite. 

All'attenzione per le esigenze fisiche si accompagna quella per le esigenze religiose, morali e spirituali: dal 1992, i Centri riabilitativi e sanitari dei Fatebenefratelli della Provincia Lombardo- Veneta dispongono infatti di un organismo diretto ad accrescere il supporto umano, spirituale e pastorale ai malati e ai loro familiari. Parliamo del Centro Pastorale Provinciale Fatebenefratelli, che offre tra i suoi servizi anche la SASR (Servizio di Attenzione Spirituale e Religiosa) uno dei rari modelli europei di assistenza "integrale" di questo tipo.

Nel suo impegno infatti la SASR, secondo l'esempio e gli insegnamenti di San Giovanni di Dio, si muove in continuità con i gesti e gli atteggiamenti di Gesù nei confronti dei più vulnerabili. Come infatti è possibile leggere nella Carta degli operatori sanitari del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, “l’assistenza religiosa ai malati s’iscrive nel quadro più ampio della pastorale sanitaria, ossia della presenza e dell’azione della Chiesa intesa a portare la parola e la grazia del Signore a coloro che soffrono e se ne prendono cura”. 

Uno spirito ed una lunga storia di cura pastorale che si integrano perfettamente nel quadro più ampio dell'operato del Comitato Etico IRCCS San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, organismo di riferimento per le strutture della Provincia Lombardo Veneta dei Fatebenefratelli. Il Comitato valuta protocolli di ricerca, casi clinici e situazioni della pratica sanitaria che pongono problemi in materia di bioetica, offrendo una guida sicura. Il suo scopo è quello di assicurare il rispetto per la vita umana, il diritto alla salute e i diritti dell’uomo secondo i valori della Chiesa Cattolica. 

L'impegno di assistenza nei confronti dei più fragili da parte del Fatebenefratelli e il principio di cura integrale della persona rientrano dunque all'interno di una visione del valore della Vita che potrete conoscere meglio nell'approfondimento qui sotto. 

 

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Ci dedichiamo per missione ai malati e ai bisognosi coniugando l’attenzione al corpo e allo spirito nel rispetto della persona e della sua individualità.
Attraverso la promozione delle opere portiamo il Vangelo nel mondo della sofferenza e del dolore affiancando il paziente come professionisti della salute.

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