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Coltivare la speranza nella gestione delle malattie croniche

La malattia cronica porta con sé non solo sfide fisiche, ma anche un impatto significativo sull'aspetto emotivo e psicologico di chi ne soffre e dei loro caregiver. La dottoressa Stefania Dessi, esperta in geriatria presso il Presidio Ospedaliero Riabilitativo della Beata Vergine della Consolata di San Maurizio Canavese, ha trasformato questi ostacoli in opportunità di crescita e miglioramento della qualità della vita attraverso il corso "Coltivare la speranza".

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Il corso "Coltivare la speranza"

foto dessi corso sommarivaRecentemente, il 20 marzo 2024, la dottoressa Dessi è stata invitata dall'Associazione Incontri Culturali per il tempo libero di Sommariva del Bosco (CN) a tenere un discorso su "Coltivare la speranza".

In questo contesto, ha spiegato come la speranza non sia solo un sentimento, ma una necessità nel processo di gestione quotidiana della malattia. In una condizione che modifica progressivamente la vita dei pazienti e delle loro famiglie, la speranza diventa la forza trainante che permette di affrontare i problemi con strategia, pazienza e creatività.

"Il principale obiettivo del corso è associare il concetto di speranza alla malattia cronica, in particolare alla demenza, per cambiare il modo in cui pazienti e caregiver affrontano la malattia" ha spiegato la dottoressa Dessi.

"È cruciale veicolare la speranza per evitare la disperazione, fornendo suggerimenti pratici per affrontare serenamente le varie fasi della malattia" ha sottolineato la dottoressa.

 

Strategie e approcci pratici

"Uno dei messaggi chiave che cerco di trasmettere durante il corso," ha proseguito la dottoressa Dessi, "è l'importanza di focalizzarsi sulle capacità ancora intatte del paziente al momento della diagnosi. Non è utile rimuginare sulle cause o sulle prospettive future della malattia. Dobbiamo concentrarci su ciò che è possibile fare ora, accettando e affrontando le sfide quotidiane insieme."

"È fondamentale trasmettere messaggi positivi già al momento della diagnosi, ponendo l'accento sulle abilità non ancora compromesse del paziente." ha continuato la dottoressa.

Il corso "Coltivare la speranza" mira a cambiare la percezione della malattia cronica, facendo leva sul mantenimento delle capacità residue e concentrando l'attenzione sul presente piuttosto che sulle incognite del futuro. Questo approccio è fondamentale per trasformare la speranza da un concetto astratto a uno strumento concreto di sostegno.

Un altro aspetto enfatizzato durante il corso è la rilevanza delle relazioni familiari nel processo di cura. Un caregiver che raggiunge un livello di serenità e accettazione della malattia può interagire meglio con il medico e utilizzare efficacemente il tempo delle visite ambulatoriali. La tranquillità del caregiver si riflette positivamente sul benessere del paziente, creando un ambiente più favorevole alla gestione della malattia.

 

Ambiente di supporto e cultura di speranza a Fatebenefratelli

Nelle strutture Fatebenefratelli, il modello di cura si basa un approccio olistico e in cui la speranza è coltivata fin dall'accoglienza.

"Dal personale amministrativo all'infermieristico, l'accoglienza e la cura contribuiscono a creare un ambiente sereno e proficuo, che coltiva la speranza e rafforza il legame tra medico, paziente e familiare," ha affermato la dottoressa Dessi.

Infine, il discorso della dottoressa Dessi si arricchisce citando l'oncologo Alberto Scanni e Papa Francesco, entrambi sostenitori del potere della speranza. Scanni nel suo libro "La speranza" illustra come il paziente possa trovare pace e speranza quando percepisce il medico come un amico. Papa Francesco, d'altro canto, descrive la speranza come un atto di fede quotidiano, essenziale per affrontare la vita con un senso di proposito e resistenza.

 

La dottoressa Stefania Dessi e le strutture Fatebenefratelli si impegnano a dimostrare che coltivare la speranza è più di un semplice ottimismo; è una componente essenziale che permea ogni aspetto della cura delle malattie croniche. Questo approccio non solo migliora la qualità della vita dei pazienti e dei loro caregiver, ma trasforma anche la gestione della malattia in un percorso condiviso di resilienza e comprensione profonda.

 

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