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Disturbi Specifici del Linguaggio (DSL): cosa sono e come trattarli

I Disturbi del Linguaggio, chiamati anche con la sigla DSL, si classificano all'interno dei disturbi del neurosviluppo, quell'insieme di difficoltà che comprende anche i DSA.

I Disturbi Specifici del Linguaggio si manifestano con un ritardo, in uno o molteplici ambiti, del linguaggio infantile senza correlate problematiche di tipo cognitivo, motorio, sensoriale, affettivo o socio-ambientale.

Imparare a parlare e comprendere i discorsi è molto complesso, una sfida da non sottovalutare. In questo articolo parleremo di:

- Le fasi del linguaggio e i progressi dei bambini: come identificare un Disturbo del Linguaggio
- Late talker: i parlatori tardivi e i Disturbi Specifici del Linguaggio 
- Cosa sono i Disturbi Specifici del Linguaggio (DSL): alcuni esempi
   - I disturbi misti del linguaggio
   - I disturbi espressivi del linguaggio
   - I disturbi nei processi linguistici integrativi
- Le cause e i campanelli d'allarme dei Disturbi del Linguaggio
- Si possono diagnosticare i Disturbi del Linguaggio?
- Disturbi del Linguaggio (DSL) e Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA): le differenze
- Disturbi del Linguaggio e supporto scolastico
- Come supportare i bambini con Disturbi del Linguaggio a casa
- Il supporto del Polo Zero-17 per i Disturbi Specifici del Linguaggio

Nel mentre che approfondisci il tema dei Disturbi del Linguaggio, scarica la nostra guida gratuita.

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Le fasi del linguaggio e i progressi dei bambini: come identificare un Disturbo del Linguaggio 

Prima di approfondire le fasi dello sviluppo del linguaggio occorre sottolineare come ogni bambino abbia la propria individualità e pertanto impara a parlare e a comprendere i discorsi con i suoi tempi. Paragonarsi ai successi altrui quindi è un errore da non commettere: imparare a parlare prima, oppure dopo, i propri compagni non è sinonimo di essere più bravi o intelligenti.

Lo sviluppo del linguaggio non implica solo imparare a parlare, bensì anche a comprendere i suoni e i gesti che le altre persone eseguono e dunque l'apprendimento di competenze motorie, cognitive e affettive.

Sebbene ogni bambino abbia i suoi tempi, in letteratura sono riconosciute delle fasi per lo sviluppo del linguaggio, ognuna delle quali si basa sulle abilità acquisite precedentemente che diventano la base di quelle successive. Quali sono?

Fase prelinguistica: fino ai primi 12 mesi di vita

Il bambino non sa parlare e comunica attraverso il pianto, però comprende i genitori e sa riconoscerli tra gli altri adulti. In questa fase, dovrebbe compiere alcuni progressi.

  • Dai 3 ai 6 mesi il piccolo segue lo sguardo e condivide gli stati emotivi imparando il cosiddetto "sorriso sociale" ovvero risponde con un sorriso quando lo riceve da parte degli adulti. Iniziano anche le prime vocalizzazioni.
  • Dai 7 agli 8 mesi il piccolo sviluppa la lallazione canonica ovvero a ripetizione di sillabe della stessa consonante (ma-ma-ma) e impara a distinguere parole simili e il loro significato.
  • Dai 9 ai 12 mesi il piccolo progredisce alla lallazione variata, ovvero ripete le sillabe con consonanti diverse (ba-ta-ma), e distingue le parole sulla base delle singole unità che le compongono imparando ad associarne il significato.

Fase di transizione: dai 12 ai 18 mesi

In questa fase si ha la cosiddetta "esplosione del vocabolario": il bambino sa che a ogni oggetto corrisponde un termine e che le parole danno forma al mondo. Dovrebbe aver appreso almeno 50 parole e saper mettere in atto correttamente il gesto rappresentativo raffigurando simbolicamente un oggetto o un’azione con i movimenti, arricchendo quindi la comunicazione non verbale.

Fase dello sviluppo linguistico: dai 18 mesi ai 3 anni

Fino al secondo anno di vita il bambino inizia a parlare costruendo frasi telegrafiche, senza quindi l'uso di congiunzioni e dovrebbe conoscere circa 150/200 parole. Dal secondo al terzo anno il suo vocabolario si arricchisce fino a oltre 500 termini e dovrebbe pronunciare correttamente ciascuno di essi.


Late talker: i parlatori tardivi e i Disturbi Specifici del Linguaggio

Come abbiamo anticipato non tutti seguono perfettamente le fasi dello sviluppo del linguaggio: con il termine "late talker" si indicano tutti quei bambini che hanno un ritardo nello sviluppo del parlato.

Più nel dettaglio si intendono tutti i bimbi che a 24 mesi conoscono circa 50 parole e non hanno ancora sviluppato il linguaggio combinatorio. Superato il terzo anno, il parlatore tardivo spesso ha un forte miglioramento linguistico dimostrando buone abilità nella produzione di frasi complesse e nell'apprendimento di nuovi termini, in tempi ridotti. Proprio per questo sono chiamati anche "late bloomer", ovvero bambini che sbocciano leggermente più tardi gli altri colmando il divario con i propri pari.

I late talker sono circa il 15% della popolazione totale ma raramente sviluppano un vero Disturbo Specifico del Linguaggio. In ogni caso, se verso i 3 anni persiste un ritardo sia nell'apprendimento di nuovi vocaboli e nella produzione linguistica è opportuno procedere a una visita specialistica per valutare l’eventuale presenza di Disturbi Specifici del Linguaggio. 


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Bambini che balbettano, cosa sapere

La balbuzie è chiamata anche "Disturbo della fluenza verbale" o "disfluenza" ed è una fase normale dello sviluppo linguistico di un bambino, specialmente a partire dai 2 anni di vita. In 4 casi su 5 il balbettio si risolve in modo naturale intorno ai 4 anni, fino a un massimo di 6.

Solitamente un bimbo diventa balbuziente quando è stanco, emozionato o sta affrontando argomenti nuovi con adulti con cui non ha confidenza. Essendo una fase transitoria non inficia nell'apprendimento o nelle relazioni sociali del piccolo, il quale potrebbe non accorgersi nemmeno di balbettare. 

Nonostante queste premesse, è un problema da non sottovalutare: se persiste a lungo e il bambino tende a evitare alcune parole o a non migliorare è bene sottoporlo a una visita logopedica così da valutare se si tratta solo di una fase o se potrebbe scaturire in un Disturbo Specifico del Linguaggio. 

bambino balbuziente che non vuole parlare

 

Cosa sono i Disturbi Specifici del Linguaggio (DSL): alcuni esempi

I Disturbi Specifici del Linguaggio sono disturbi del neurosviluppo ovvero un insieme di patologie che comprende anche i DSA - i Disturbi Specifici dell'Apprendimento. I Disturbi Specifici del Linguaggio si dividono principalmente in tre macrocategorie: misti, espressivi, disturbi nei processi linguistici integrativi.

I disturbi misti del linguaggio

In questa categoria rientrano due forme di disturbo:

  • agnosia uditiva verbale, ovvero difficoltà di tipo recettivo e riguarda la componente fonologica che elabora i suoni e la decodifica delle parole;
  • disordine fonologico-sintattico, include difficoltà sia percettive che espressive della componente fonologica e morfo-sintattica. 

Approfondisci il tema dei Disturbi misti del Linguaggio leggendo l'articolo dedicato: Disturbo misto del linguaggio: l'agnosia uditiva verbale e il disordine fonologico sintattico.

I disturbi espressivi del linguaggio

Questa categoria dei Disturbi Specifici del Linguaggio include:

  • la disprassia verbale, si caratterizza dalla difficoltà di rendere le immagini verbali dei comandi motori per la produzione del discorso e si declina nell'accuratezza dei movimenti oro-linguo-facciali per la produzione del linguaggio.
  • il deficit di programmazione fonologica, ovvero la difficoltà di organizzare i suoni all'interno delle parole, creando così omissioni e sostituzioni. 

Vuoi sapere come riconoscere questi due disturbi? Leggi l'articolo dedicato: Disprassia e deficit di programmazione fonologica: cosa sono e segnali.

I disturbi nei processi linguistici integrativi

Quest'ultima categoria dei Disturbi Specifici del Linguaggio comprende:

  • deficit lessicale-sintattico che riguarda l’area lessicale e causa le cosiddette "anomie" cioè difficoltà nel riconoscimento e nel recupero delle parole. 
  • deficit semantico-pragmatico si manifesta con discorsi fluenti e corretti ma con difficoltà a livello contenutistico.

Ma quali sono le cause dei Disturbi Specifici del Linguaggio e quale il trattamento? Continua a leggere per saperne di più.

Bambino che sviluppa il linguaggio con giochi


Le cause e i campanelli d'allarme dei Disturbi Specifici del Linguaggio

A lungo si è ritenuto che le cause dei Disturbi Specifici del Linguaggio fossero di tipo ambientale e pertanto imputabili a mancanze dei genitori nel fronteggiare le necessità del piccolo. A seguito di diversi studi è emerso come non ci sia una causa unica e che i Disturbi Specifici del Linguaggio nascono dall'interazione di fattori ambientali e genetici. 

Quali sono i principali campanelli d'allarme da considerare?

  • ritardi nella formulazione dei termini;
  • alterazioni dei suoni delle parole e delle frasi;
  • difficoltà lessicale e sintattico-grammaticale.

I principali errori tipici dei bambini che hanno un Disturbo Specifico del Linguaggio sono fonologici e morfosintattici, scoprili nell'articolo dedicato: Disturbi del Linguaggio errori più comuni: come riconoscerli?.

Ma i DSL si possono diagnosticare? Nel caso come avviene questo processo? 


Si possono diagnosticare i Disturbi del Linguaggio?

I Disturbi Specifici del Linguaggio nel tempo possono condizionare la vita della persona, per questo riuscire a riconoscerli in tempo è fondamentale. Essendo Disturbi che comprendono diverse abilità, la diagnosi di Disturbo di Linguaggio viene praticata da un'equipe multidisciplinare costituita da:

  • neuropsichiatra,
  • psicologo,
  • logopedista.

Quali sono le fasi da seguire? 

Innanzitutto viene fatta l'anamnesi del bambino, che permette ai genitori e ai professionisti di condividere le informazioni sulla storia del suo sviluppo psicomotorio, linguistico e comunicativo. Così facendo è possibile escludere problematiche sensoriali o altre comorbilità.

Successivamente si ha l'osservazione diretta del bimbo con la conduzione di specifici test standardizzati che permettono di distinguere il Disturbo Specifico del Linguaggio da un eventuale ritardo. La diagnosi di DSL è infatti per esclusione: i Disturbi Specifici del Linguaggio sono presenti solo in bimbi con un Q.I. nella media, pertanto sono da escludere coloro che hanno qualche forma di ritardo o di deficit sensoriale.

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Disturbi del Linguaggio (DSL) e Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA): le differenze

Come abbiamo anticipato, i Disturbi Specifici del Linguaggio sono disturbi del neurosviluppo come i DSA. Ma cosa li distingue e cosa invece accomuna DSL e DSA?

Una prima differenza tra questi Disturbi e l'età in cui si manifestano: i Disturbi Specifici del Linguaggio si evidenziano intorno ai 3 anni quindi in un'età prescolare, mentre i Disturbi Specifici dell'Apprendimento manifestano i primi campanelli d'allarme in età scolare.

I DSL inoltre riferiscono principalmente alla sfera della parola, alla sua comprensione e alla produzione del linguaggio mentre i DSA comprendono anche la sfera numerica, ad esempio con la discalculia.

Entrambi i Disturbi richiedono però delle attenzioni particolari nel contesto scolastico e famigliare con misure compensative

Se vuoi scoprire come un alunno con Disturbi Specifici del Linguaggio può essere supportato al meglio nel contesto scolastico e a casa continua a leggere!

Disturbi del Linguaggio e supporto scolastico

Per garantire agli studenti che hanno un Disturbo Specifico del Linguaggio un'ottimale formazione scolastica è possibile ricorrere al Piano Educativo Individualizzato, chiamato anche PEI, dedicato a tutti gli alunni con DSA e con altri Bisogni Educativi Speciali (BES). 

Il PEI è strutturato a seconda delle singole esigenze per dare la possibilità a tutti i bambini di avere un percorso formativo efficace tenendo in considerazione le difficoltà tipiche di ognuno. Proprio per questo, il Piano Educativo Individualizzato è redatto a inizio anno scolastico e contiene:

  • gli obiettivi educativi da raggiungere,
  • gli strumenti con cui ottenere gli obiettivi predisposti,
  • le attività previste volte al loro conseguimento,
  • criteri di valutazione. 

Un altro utile strumento per favorire la didattica dei bambini è il PDP ovvero il Piano Didattico Personalizzato. Questo strumento di formazione inclusiva è però dedicato a tutti quei bambini che hanno una diagnosi di Disturbo Specifico dell'Apprendimento con relativa certificazione. La certificazione per DSA ha infatti un valore legale ed è rilasciata solo da enti specializzati che permettono di identificare in modo puntuale il Disturbo del bambino. Il nostro Polo Zero-17 è uno di questi ed è in prima linea per aiutare le famiglie nella loro quotidianità.

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I Disturbi del Linguaggio hanno però bisogno di un supporto costante anche in un contesto famigliare, ne parleremo nel prossimo paragrafo.

Come supportare i bambini con Disturbi del Linguaggio a casa

I genitori e i principali caregiver hanno un ruolo essenziale nello sviluppo del linguaggio di un bambino: riuscire a stimolarlo, coinvolgerlo e aiutarlo a sperimentare sono elementi essenziali per imparare al meglio a parlare e a comprendere i discorsi. 

Tra le attività più efficaci si ha quindi proprio l'interazione tra bimbo e adulti in semplici gesti quotidiani. Cosa potrebbe fare quindi un adulto?

  • Descrivere gli oggetti e le azioni che si compiono per aiutarlo a interiorizzare i concetti - come: "lavo la mela, sbuccio la mela, taglio in piccoli pezzi la mela e poi mangiamo insieme la mela".
  • Porre domande chiuse la cui risposta è si o no - come: "Hai voglia di giocare con la bambola?", "Vuoi fare un sonnellino?".
  • Spiegare verbalmente i gesti del bambino per aiutarlo ad associare la comunicazione verbale a quella non verbale.
  • Completare le frasi sulla base delle parole usate dal bambino usando tutte le componenti linguistiche - ad esempio, se dice "pappa" un adulto può completare con "vuoi la pappa?" oppure "adesso sto preparando la pappa, tra poco è pronta".
  • Riformulare gli errori senza correggere esplicitamente, proponendo la versione corretta senza che sia percepito come un rimprovero - "metto cappa” può avere come risposta “si, metti pure la scarpa”.

Non solo: gli adulti possono aiutare i bambini a sviluppare correttamente il linguaggio anche con veri e propri giochi. Scoprili leggendo l'articolo dedicato: Esercizi di logopedia per bambini da fare a casa.

Il supporto del Polo Zero-17 per i Disturbi Specifici del Linguaggio

Il riconoscimento e il corretto trattamento dei Disturbi Specifici del Linguaggio sono svolti da specifici professionisti che compongono un'equipe multidisciplinare. 

Il nostro Poliambulatorio Zero-17 a Cernusco sul Naviglio dispone di professionisti dell'area logopedica per rispondere alle difficoltà linguistiche dei bimbi. L’attività del logopedista è focalizzata sull’educazione e rieducazione dei Disturbi che coinvolgono l’uso della parola, del linguaggio orale e scritto, della voce e della deglutizione.

Il trattamento coinvolge sia il bambino ma anche la famiglia e il contesto scolastico, fornendo ai genitori e agli insegnanti strategie efficaci e modalità di intervento appropriate.

Vuoi saperne di più? Contatta la nostra Struttura: i nostri Professionisti sono al tuo servizio per un'assistenza integrale.

 

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